domenica 1 maggio 2011

Festa del Lavoro...

Questa mattina quando sono uscito avevo in mente di comprare qualcosa da mangiucchiare ma soprattutto volevo fare la colazione nella migliore pasticceria della citta’; Nassib. Pregustavo gia’ delicate brioches ripiene di cioccolato quando ecco che mi trovo il portone sbarrato. Poco male mi dico, vado al prossimo bar ed e’ chiuso anche questo. Non capisco minimamente cosa stia succedendo finche’ vedo la maglietta di un partecipante ad una manifestazione podistica (fanno le maratone anche qui all’equatore; solo guardandoli mi viene un mezzo collasso) che recita “Corsa del 1 maggio”. Cacchio vuoi vedere che anche in questa sperduta isola ci sono dei comunisti che festeggiano la festa dei lavoratori? Dopo un primo momento di contentezza arriva lo sconforto. Si perche’ questo significa che non c’e’ niente nelle vicinanze e l’unico luogo dove posso trovare qualcosa di aperto per mangiare e’ il quartiere Ambassador dove ci sono tutti gli alberghi. Vabbe’ poco male penso; mi infilo le cuffiette nelle orecchie e comincio a camminare quando mi accorgo che tutto il mondo e’ paese , anche qui a migliaia di miglia da casa…

All’inizio non credo di sentire bene, ma poi mi pare di sentire le urla ritmate come di un corteo e appena svolto l’angolo vedo di fronte a me la piazza gremita di studenti e professori. Si perche’ anche qui stanno protestando per la recente riforma del sistema scolastico; sembra che gli studenti abbiano un aumento degli obblighi linguistici, senza possibilita’ di poter decidere quali lingue poter studiare mentre i professori stanno protestando perche’ sembra che tutto il comparto statale non riceve uno stipendio da oltre 5 mesi; mi sembrava infatti che i prof fossero leggermente piu’ incavolati degli alunni.

Arrivo finalmente ad un bar aperto dove mi sbafo una sontuosa colazione e mi lascio andare anche ad una fetta di torta. Mi siedo sul solito marciapiede e comincio a prendere del materiale per la ricerca quando una piccola brezza gelida comincia a spirare da nord. E’ aria fredda che spinge nella mie direzione alcune nere nuvole. Comincio a sentire che il tempo sta cambiando, ma devo finire un download molto importante e cosi’ decido di attendere. La pioggia comincia e io da seduto mi alzo in piedi e trovo riparo sotto una tettoia; le persone che passano rallentano l’auto per vedere uno stupido muzungu con in mano un pc sotto una tettoia che aspetta chissa’ cosa. Finalmente finisco di scaricare anche l’ultimo articolo, metto via il pc e cerco di elaborare un piano per tornare a casa, ma alla fine opto per la via piu’ semplice: chiamare un taxi. Il tragitto e’ lento ma mi da modo di fare due chiacchiere col conducente che scopro essere un appassionato di Karaoke e appena gli dico che sono italiano comincia a sostituirsi all’autoradio scassata con un repertorio tra Modugno e le canzoni napoletane. Ringrazio gli dei (potete decidere voi quali) quando siamo davanti al mio portone, pago e in quel momento sono pronto alla corsa…

Osservo il tragitto che devo fare, al massimo 30 metri, ma in campo aperto senza ripari, un lungo viale che non offre tettoie. Sta leggermente diminuendo, quindi non dovrei bagnarmi piu’ di tanto penso. Prendo il resto dal conducente, mi stringo per bene lo zaino e mi catapulto all’esterno. Nello stesso istante in cui apro la portiera un tuono rimbomba in cielo, sembra quasi il segnale che la trappola e’ scattata, ma io non devo rallentare, non posso fermarmi ora. Scavalco la rima pozzanghera con un balzo; ho solo 20 metri da percorrere e cerco di farlo con le falcate piu’ ampie possibili ma e’ tutto inutile, non ho scampo. Non appena ho cominciato a correre la pioggia cade “a secci roversi” ( per i non venexiofoni a secchiate) e quando arrivo sotto la tettoia sono tutto bagnato, in maniera totale e definitiva. Osservo il cielo con sguardo di odio mentre ecco arrivare un altro tuono. Questo ha un suono diverso, piu’ cupo, sa quasi di sardonica risata nei miei confronti. Sara’ la mia Baraka…

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