Per la prima volta devo mettere la sveglia perche’ ci alziamo prima del muezzin e per svegliarmi non trovo altro metodo che versarmi addosso un secchio di acqua fredda, perche’ solo bagnandomi la faccia non e’ sufficiente e quindi ho optato per il metodo drastico che ha funzionato. Prendo l’equipaggiamento e assieme ad Artadji ci incamminiamo verso Itsandra facendo colazione itinerante con acqua, pane e biscotti; dato che si deve andare in barca e forse fare il bagno meglio non esagerare. Alle 4:30 di mattina la citta’ dorme, non c’e’ nessuno, alle 5 comincia a svegliarsi per la prima Salat (preghiera) ma adesso ci si potrebbe stendere in mezzo alla strada. Fa un certo effetto vedere alcuni luoghi che durante il giorno sono un groviglio di corpi, odori e suoni quasi inestricabile, mentre adesso sono spazi vuoti, senza significato. Il porto, la via commerciale, il grande mercato Wolo-Wolo; quest’ultimo poi mi lascia senza parole.
Questo mercato, che in realta’ potremmo definire Casba, Bazar o citta’ nella citta’, e’ un’enorme piazza, in alcuni punti coperta, dove chiunque puo’ arrivare, stendere un panno o se preferisce essere itinerante, sopra una carriola, metterci la propria mercanzia e cominciare ad urlare per venderla. Non ci sono posti fissi, chi prima arriva si prende le tettoie e i banconi in pietra, mentre per gli altri non resta che stendere un panno e metterci sopra le merci, ma la cosa incredibile di questo posto non e’ il fatto che si puo’ vendere ogni cosa, e’ il fatto che puoi comprare da chiunque, anche da un passante. Se per esempio qualcuno vede un oggetto, ad esempi il tuo cappello, e gli interessa si avvicina e cortesemente ti dice che e’ intenzionato a comprarlo e ti fa un’offerta; il rifiuto netto e secco e’ scortese, perche’ come ho imparato in tutti i paesi arabi non si tratta per comprare, ma si tratta per conoscere. Credo che la maggior parte delle volte che si cominci ci sia la voglia di sentire delle storie piu’ che il desiderio di acquistare. Fatto sta che si tratta sul prezzo mente i commercianti si informano sul reciproco lavoro, sul motivo della permanenza e molte altre cose, e nel frattempo si rilanciano le offerte finche’ se uno non cede l’oggetto del desiderio, ma ha fatto una buona discussione, sono tutti contenti e si prosegue per la propria strada, dato che qualcosa lo si guadagna in ogni caso; calore umano.
Usciamo dalla citta’ e la strada che ci porta al villaggio non e’ illuminata, ma c’e’ una luna piena che sembra un faro; e’ talmente luminosa che fa sparire tutte le stelle. Non c’e’ una nuvola in cielo e non tira un alito di vento, le condizioni perfette per fare avvistamenti in mare. Arriviamo al villaggio di Itsandra e Tadji si ferma per la preghiera mente io attendo all’esterno e cerco di vedere qualche stella, ma sta per sorgere il sole in cielo e ne scorgo solo una: Venere, la prima ad apparire alla sera e l’ultima a scomparire al mattino. Mi guarda come quella volta ad Ischia e magari potrebbe essere un buon segno. Tadji finisce e ci incamminiamo verso il porto e mentre parliamo mi accorgo del chiarore che si diffonde. Una cosa ho imparato delle albe e dei tramonti africani, almeno qui all’equatore. Che sono lampi velocissimi, sembra quasi che qualcuno accenda o spenga il chiarore come se avesse un interruttore. Alla mattina ad esempio e’ qualcosa di inspiegabile, mentre stai camminando in pochi attimi la luce pervade tutto l’ambiente senza che tu te ne accorga, senza gradualita’. Saliamo in barca e sento la voce gracchiante del capitano; credo che abbia fumato talmente tante sigarette che tra la sua voce e quella di Sandro Ciotti non c’e’ alcuna differenza. Mi chiede in un francese stentato che direzione dobbiamo prendere ed io indico a Capitan Ciotti il nord e mentre volgiamo la prua noto che Venere e’ scomparsa del tutto…
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