mercoledì 11 maggio 2011

Passatempi...

Oggi il tempo non ci ha permesso di poter compiere la nostra consueta uscita pomeridiana e allora abbiamo fatto due passi con il governatore per il villaggio. Mi ha molto impressionato: e’ giovane (non credo abbia nemmeno 40 anni) ma ha una carica inesauribile; ha una parola per chiunque e quando sta parlando con la gente il suo telefono squilla e lui lo spegne. Resto stupito da tale gesto e lui mi fa notare che e’ stato eletto dalla gente e appena può deve ascoltare i problemi delle persone, non quello che gli chiedono dalla capitale; proprio come spesso succede in Italia…

Grazie alla sua presenza mi avvicino timidamente al tavolo del domino e dopo qualche giro sono invitato a fare un partita. Il gioco in se e semplice: ogni giocatore ha 7 tessere a disposizione e bisogna cercare di piazzarle tutte sul tavolo; chi per primo finisce “mangia” tute le altre tessere e si calcolano i punti. Ma e’ nella sua semplicità che il gioco rivela la sua metà oscura…

Giocando in coppia, per prima cosa devi favorire il tuo compagno a scapito degli avversari. Bisogna memorizzare tutte le tessere, quali sono scese e quali potrebbero essere in mano ai tuoi avversari per poter così bloccare il loro gioco, cercando di tenere le tessere con punteggio più alto da donare al tuo compagno. Un vero gioco di strategia, ma più d’ogni altra cosa e’ una vera e propria sfida di nervi. Le tessere, infatti, si battono sul tavolo con violenza, cercando di fare il maggior rumore possibile. Le prime battute del gioco di solito regalano colpi di media intensità finché uno dei giocatori e’ costretto a passare. In quel momento avviene il cambio di registro: il tuo avversario ti guarda negli occhi con macerata superiorità e urta il tavolo con la sua tessera con una violenza tale da farlo quasi ribaltare (adesso capisco perché il tavolo e’ un tutt’uno con le sedie, per evitare che tutto cada). Se il tuo compagno non cede e ribatte anche lui con altrettanta violenza allora i colpi si susseguono serrati fino alla fine. Ma se anche il tuo compagno ha il gioco bloccato allora ad ogni urto della tessera sul tavolo seguono anche le urla: un vero massacro ludico che porta all’inevitabile sconfitta, come quella che ha subito il sottoscritto…



Mesto me ne sto tornando a casa quando la mia baraka mi dona due momenti di gloria. Svoltato l’angolo sento provenire da una casa un inconfondibile tempo in quattro quarti rock di una batteria. Quasi non ci credo e quando faccio notare al governatore che so un po’ suonare lo strumento lui non ci crede molto e decide che lo devo dimostrare. Entriamo in quella che sembra una sgangheratissima sala prove e mi commuovo quando in uno sperduto villaggio africano vedo una batteria Tama tarlata, semidistrutti amplificatori e una Fender Stratocaster senza 2 corde. Ma non mi perdo d’animo, mi siedo e dopo anni qui, in Africa suono. Per circa 10 minuti non sono in Africa, sono in una sala prove e c’e’ solo la musica e tutto il villaggio viene a vedere il muzungu che suona…

Soddisfatto esco ma la giornata mi regala un'altra perla. Scopro che vicino alla casa dove dormiamo c’e’ un calcetto balilla e non posso resistere. Il fondo e’ completamente scrostato, con buche e rappresenta degnamente un campo di calcio africano, tutto sconnesso. Gli omini sono di ferro, plastica, alcuni sostituiti con un bastoncino di legno e le palline sono delle biglie di vetro, di ferro o alcuni piccoli sassi arrotondati, ma e’ magnifico. Ammetto che gioco un pochino sporco (faccio qualche gancio, ma loro praticano il girello) e l’ultima partita la vinciamo 10-0. Non ho il coraggio di dirgli che in Italia si passa sotto il calcetto…

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