giovedì 19 maggio 2011

Avatar ... il Dio in Catene...


Nella religione Indu’ spesso gli dei si manifestano nel mondo mortale, ma non possono farlo liberamente , devono infondere una parte della loro essenza in un essere mortale, quasi che il creato non possa contenere la loro grandezza. Ma questo involucro fatto di carne e sangue stringe in una morsa il dio, che lotta per far emergere la sua divina potenza, costretto a ridurre la sua grandezza, incatenato come noi ad una finita ed imperfetta esistenza: ecco quindi che viene alla luce un Avatar, parola che deriva dal sanscrito “avatara” o discesa. Nella trimurti, la triade (affascinante come il tre ritorni sempre nelle diverse religioni, le divinita’ indu, il numero perfetto del Tao, la trinita’, le erinni, le moire…) divina indu’ composta da Brama (il creatore), Visnu’ (il conservatore) e Shiva ( il distruttore), i sacri testi attribuiscono a Visnu’ ben 10 avatar e si attende la venuta di Kalki, che distruggera’ il  male del creato per ristabilire il regno dei giusti (analogia con la profezia maya, mi sa che ci sara' affollamento il 26 dicembre 2012). Oggi ho incontrato il Dio in Catene…

Ieri durante l’uscita in barca mentre ascoltavo i suoni di alcuni delfini sento un rumore ritmico, come un ticchettio, non ci faccio molto caso, pensando che sia semplice rumore di fondo, ma alla sera decido di ascoltarlo meglio. Effettivamente il ticchettio c’e’ sempre, ma non e' rumore di fondo, viaggia a frequenze troppo alte. C’e’ solo un cetaceo che emette suoni di questo tipo e l’ho gia’ incontrato ad Ischia: il capodoglio. Scuoto la testa mentre cerco la mappa batimetrica “non puo’ essere, non e’ cosi’…”. Non faccio tempo a finire di pensare quando noto che ci potrebbe essere nelle vicinanze un canyon sottomarino. Vado a dormire con questo pensiero che mi frulla in testa e ripenso alla prima volta chesentii parlare del capodoglio. Me ne parlo' mio nonno e rimasi affascinato da questo animale che cacciava negli abissi i calamari giganti…

Stiamo effettuando la consueta uscita al mattino, e sono un po’ insofferente perche’ non abbiamo ancora visto un animale in piu’ di un’ora finche’ ecco che capitan Ciotti urla “Nduju” (comoriano per balena); volgiamo la prua ed ecco un soffio dritto davanti a noi. Immediatamente spingiamo il motore e vediamo una coda inabissarsi, mentre una sagoma ci attende ed e’ allora che capisco, senza ombra di dubbio; e proprio un capodoglio…

L’incontro con questi giganti del mare mi provoca emozioni contrastanti, curiosita’ e paura; oggi a maggior ragione dato che eravamo su una barca di legno di 5 metri di fronte ad un animale lungo piu’ del doppio e pesante oltre 50 tonnellate, solo con il suo peso ridurrebbe la barca in briciole. Mentre respira, fa vibrare l’acqua, ma non sembra un movimento meccanico, e’ come se tutto il suo corpo pulsasse. Per gli antichi greci Oceano era una divinita’, e di fronte a me ora non c’e’ solo un animale maestoso, ma un Avatar dell’Oceano Indiano. Mentre respira tutto sembra fermarsi, finche’ una scossa, un fremito lo percorre; sembra quasi che la sua essenza voglia uscire, liberarsi dalla prigione di corporeita’. Cominciamo ad avvicinarci, ma lui non ce lo permette, inarca la su coda grossa come un tronco e mentre scende ho solo il tempo di ascoltare con gli strumenti un ticchettio che si diffonde negli abissi, regno incontrastato del Dio in Catene…

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