lunedì 9 maggio 2011

Bangua... il paese dei Guguru

Oggi si parte verso Bangua, un villaggio di pescatori. Tadji mi ha gia’ parlato di questo posto. Sembra essere il piu’ importante villaggio di pescatori di tutto il paese, una sorta di Mazara del Vallo in salsa comoriana, e mi mette subito in guardia su una cosa: sembra che le persone di quel villaggio siano particolarmente dure, un po’ volgari, schiette e pronte anche a menare le mani (non so perche’ ma mi vengono in mente i livornesi) e dopo una pausa mi dice “Sono dei Guguru!”. Giuro che rimango affascinato dalla parola che mi fa pensare ad un’antica etnia che non si e’ mai voluta sottomettere ai sultani Shiraziti del luogo; mi riporta invece alla relta’ dicendomi che e’ una parola comoriana che sta ad indicare una persona che non accetta altra volonta’ che non sia la sua, che non discute ne ragiona. Ecco dopo queste parole gia’ mi vedo coinvolto in una rissa se non sto attento a come mi esprimo...

Ma prima di andare bisogna andare a parlare subito con l’autorita’ del villaggio che si trova a Moroni. Mi suona alquanto strano dato che di solito il capovillaggio si trova in paese. Non mi faccio domande e seguo Artadji e arriviamo davanti ad una delle sedi del parlamento al che chiedo “Ma il capovillaggio lavora qui?” e Tadji “Beh si, dato che e’ uno dei consiglieri del presidente”. O cacchio penso, sono vestito in tenuta da campo e non certo nel migliore dei modi per incontrare un parlamentare. Ma siamo in Africa e non credo che si formalizzera’. Ci riceve in un grande salone ed ha un piglio molto deciso. Spieghiamo l’attivita’ che vogliamo svolgere nel suo villaggio e lui ne e’ cosi’ entusiasta che ci invita nella sua casa per tutta la settimana. Quando usciamo quasi non ci credo e richiedo per sicurezza “Scusa Artadji correggimi se sbaglio; andremo a dormire per una settimana in casa di un governatore di una regione che e’ anche un parlamentare? (in Africa non credo che esista un concetto di conflitto di interessi)” e lui tranquillo “Esatto”; come se io andassi da uno dei governatori nostrani gli dico che faccio ricerca nella sua regione e lui tutto contento mi invita a casa sua per una settimana: proprio uguale. Certo che questo e’ un enorme salto di qualita’ dato che siamo passati da una tenda in una casa non finita, ad una casa con tetto in lamiera ed adesso una vera casa dove abbiamo a disposizione la camera degli ospiti; sento che in tutto questo ci potrebbe essere di mezzo la mia baraka. Infatti ho un pensiero malsano: considerando che il prossimo posto dove dobbiamo fare ricerca e’ Itsandra, dove c’e’ la residenza del presidente di tutto l’arcipelago, potremo provare a chiedere se ci puo’ ospitare…

Per arrivare al villaggio si prende una macchina, ma a questo viaggio dedichero’ un racconto a parte. Quando arriviamo al villaggio lo troviamo immerso nell’ennesimo black-out, ma Artadji mi racconta questa amena storiella. Al villaggio solo poche persone hanno effettuato l’allacciamento dell’energia elettrica per poi dividerla con i vicini meno abbienti, di solito ogni casa fornisce energia anche ad altre sette otto famiglie. Questo ovviamente genera un sovraccarico nella centralina e seguente interruzione di corrente. La societa’ che gestisce l’energia elettrica e’ arrivata al villaggio per tagliare i fruitori abusivi e per far capire che devono installarsi un contatore altrimenti c’e’ sovraccarico. Gli abitanti del villaggio non hanno sentito ragioni. Per loro dato che ci sono i pali della luce allora deve esserci corrente, non ammettono discussioni e hanno cacciato in malo modo gli operai tanto che adesso quando devono andare in paese per fare delle manutenzioni chiamano la polizia per farsi scortare. La soluzione che ha adottato la compagnia elettrica e’ a dir poco salomonica. Se tu non paghi per l’istallazione allora io ti interrompo l’energia elettrica, quindi chi puo’ si compra un generatore di corrente a benzina. Tadji fa un sospiro di rassegnazione mentre pronuncia nuovamente “Guguru”…

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