giovedì 3 maggio 2012

Il mercato dei Mercenari...

Tranquilli, non ho nessun intenzione di arruolarmi in qualche esercito; ma complice la mia attivita' di dottorato mi sono dovuto recare nella patria dei piu' temuti e terribili mercenari che il medioevo ricordi, la Svizzera. Tra il tredicesimo ed il sedicesimo secolo l'arte della guerra vide l'affermarsi della fanteria sulla cavalleria, grazie all'introduzione delle armi ad asta (picche, alabarde lance), che consentivano un'efficace difesa ed offesa nei confronti della cavalleria e delle sue cariche. Fu in quel periodo che fiorirono le compagnie di ventura  e nessuna compagine guerriera era piu' temuta e rispettata degli svizzeri. Tempo fa lessi che alcuni storici fecero uno studio sulle fanterie che calcarono i campi di battaglie nelle varie epoche e i migliori furono senza ombra di dubbio gli Opliti Spartani, i Legionari Romani e ovviamente I Fanti Svizzeri...

Il treno parte da Milano e appena arrivato a Como mi ricordo di una cosa, la frontiera. Si perche' la svizzera non e' all'interno della comunita' europea, e quindi per tutte le stazioni di Como, Chiasso e Lugano salgono e scendono finanzieri e polizia di frontiera con tanto di cani per scovare quelli che cercano di espotare i loro capitali. Penso che sia difficile e invece poco dopo sento del trambusto nel mio vagone e dopo una perquisizione beccato il furbastro. Ma e' appena si apre il valico che vedo il magnifico lago di Lugano; la ferrovia corre attorno al lago e attraversa piccoli paesi dalle case basse ed ordinate lungo strade poco trafficate.

In quel momento commetto un errore fatale, ovvero incrocio lo sguardo di una solitaria signora che vede nei miei occhi come smarrimento e allora si prodiga di raccontarmi le meraviglie della Svizzera, appena faccio il secondo errore, ovvero le dico che qui non ci sono mai stato. Il racconto viene farcito con una quantita' impressionante di luoghi comuni relativi al rapido sviluppo edilizio, alla crisi, alle mezze stagioni che non ci sono piu' e alle rondini che non fanno primavera. Ma in tutto questo fiume di parole colgo alcuni spunti importanti:

- Il trasporto commerciale viene dirottato dai paesi turistici attraverso strade a grande scorrimento  oppure su rotaia che fungono da arterie di scambio, lasciando libero il passaggio nei piccoli centri che hanno quindi un volume di traffico praticamente irrisorio.
- La Svizzera incentiva l'edilizia nei suoi territori attraverso una politica di recupero delle vecchie case prima di permettere la costruzione di altre; in questo modo si utilizzano solo gli spazi gia' occupati da case e si mantengono le aree verdi non intaccando il territorio e vi posso assicurare che il risultato e' a dir poco impressionante
- Esiste una coscienza di bene pubblico infinitamente superiore alla nostra, in quanto secondo loro, ogni cittadino contribuisce al bene comune rispettando le regole; infatti mi dice "Se tutti rispettano le regole, inteso noi e lo stato, i problemi hanno una facile soluzione; ma se qualcuno si mette di traverso, allora si innesca una spirale perversa in cui i cittadini vedono lo stato come un nemico e allora lo stato diventera' piu' esigente; un serpente che si morde la coda". Praticamente una lezione di senso civico in uno scompartimento del treno...

Avrei fatto notare alla signora alcuni problemi che secondo me poteva avere la Svizzera, dall'appliczione rigida della morale calvinista, ma l'arrivo nella stazione di Bellizzona ha interrotto la nostra conversazione. Poco male perche' tutto quel parlare mi stava dando un po' di fastidio, io che sono un viaggiatore (giammai turista) abituato al silenzio e alla contemplazione mentre mi muovo in posti sconosciuti. Da Bellizona fino a Zurigo ora ci sono almeno 2 ore di viaggio attraverso le montagne senza piu' fermate quindi godiamoci il paesaggio...


L'arrivo a Zurigo mi lascia senza parole. Praticamente e' come essere all’interno di un progetto perfettamente ordinato, quasi fosse stato ordito dal geniale Architetto di Massonica memoria (o per i piu’ giovani dal creatore di Matrix); tutto e’ stato calibrato in modo a dir poco perfetto. Oltre 30 linee di tram che si diramano davvero ovunque con un passaggio ogni 3-5 minuti, ma quello che mi lascia senza parole e’ l’universita’  che supera ogni possibile immaginazione.




 Sorge all’interno di un parco rigogliosissimo, su una collina, circondato da laghetti, boschetti con barbecue pronti all’uso, piste per mountain-bike e percorsi per fare running o nordic-walking. All’interno tutto e’ ordinato e pulito, con wi-fi ovunque, ma soprattutto a disposizione dei ricercatori c’e’ una palestra, campi da tennis, campi di da calcetto e pallacanestro, un asilo (e sottolineo, un ASILO!!!!), due bar, la mensa, alcuni negozi e una sala dove c’e’ una bella cucina dove prepararsi i pasti.



Pensate solo ad alcune situazioni: arrivi al lavoro in bicicletta un po’ accaldato? Nessun problema: ti fai una doccia, perche’ a disposizione dei ricercatori ci sono i bagni con la doccia. Oppure: hai voglia di sgranchirti e di vedere i tuoi figli? Prima di pranzo ti fai una corsetta o una sessione di palestra e poi doccia, ti cucini il pasto e mangi magari assieme a tuo figlio che sta all’asilo al piano terra e poi ricominci a lavorare in tutta calma; il paradiso in terra, condito da strumentazione all’avanguardia (ho visto macchinari che dipartimenti di universita’ italiane, considerate di eccellenza, posseggono in un unico esemplare, qui un unico gruppo di ricerca ne ha a disposizione anche 3) e stipendi altissimi.



Ma c’e’, come sempre, il rovescio della medaglia: per darvi un’idea di quanto cara sia la vita un caffe’ al banco costa 3 euro; va bene avere uno stipendio da dottorando (ripeto DOTTORANDO) di 40000 euro lordi all’anno, ma qui c’e’ una pressione fiscale molto alta come il costo della vita, per cui in proporzione, la situazione non e’ molto diversa dall’Italia, con una differenza fondamentale: quello che qui io pago allo stato mi ritorna in termini di servizi al cittadino.

Il mondo della ricerca e’ strutturato in modo completamente diverso rispetto a noi (ma qui ci vuole poco). La posizione a tempo indeterminato praticamente non esiste, dato che ogni 5-10 anni sei sottoposto a controllo qualita’: viene giudicato il tuo operato sulla base del numero degli articoli pubblicati e su quali riviste, sul numero di dottorandi e ricercatori che formi e sul quantitativo di fondi che riesci ad attrarre. Se il risultato non e’ soddisfacente sei fuori; provate a pensare a molti illustri cattetraditici nostrani che sono seduti come cariatidi incancrenite sui loro scranni senza che sia messa in discussione la qualita’ del loro lavoro di ricerca…

Dopo questo pomeriggio illuminante ritorno con Daniele, un ricercatore Italiano emigrato in Australia, con cui mi deprimo ancora un pochino cercando di capire come sia possibile trovare un modo per cambiare questo paese, e qui la cosa si fa veramente dura…