martedì 10 maggio 2011

Capitan Washewo!

Oggi si ricomincia in barca. Sveglia come sempre alle 05:00 con il muezzin e poi si arriva al porto dove ecco la flotta di barche da pesca: una trentina di barche di circa 5-6 metri a motore e altrettante piroghe a remi per un solo scivolo di pietra, in cui ti metti in coda e attendi il tuo turno per prendere il mare. Dato che noi non abbiamo necessita’ particolari di ufficio ci viene affidato l’ultimo posto e quando arriva il nostro momento ci lanciamo, perche’ il modo in cui si prende il mare e’ il seguente.

Ti prepari ai lati della barca come nel bob a 4 e attendi che arrivi un’onda abbastanza lunga che gunga fino allo scivolo; appena l’onda sta per ritirarsi il capitano urla “Narende” (andiamo) e dopo una piccola spinta salti dentro alla barca e lasci che l'acqua ritraendosi ti trascini in mare. Il capitano e’ un ometto piccolo, tarchiato con due fossette al posto degli occhi. Dopo alcune buone osservazioni il mare comincia un po’ ad ingrossarsi e allora decidiamo che e’ meglio ritornare al villaggio. Avere le onde contrarie non e’ proprio il massimo, ed alla prima che prendiamo in pieno di prua la barca fa un bel volo e mi scappa un involontario e liberatorio urlo da cow-boy. Il nostro capitano pensa che la cosa mi piaccia e allora decide di prendere quante ne puo’. Praticamente il ritorno si trasforma in un rodeo, anzi meglio e’ come fare rafting, solo che lo fai con onde di oceano alte un metro con una barca fatta di misto legno e vetroresina senza nessun dotazione di sicurezza. All’ennesima onda mi viene in mente quale parola comoriana identifichera’ il mio capitano per tutta la settimana ed e’ “Washewo”, termine che indica una persona o una situazione assolutamente cool! Appena esclamo “Capitan Washewo!” esplode in una risata roboante piu’ forte del rumore del motore; e’ in quel momento che sento i piedi bagnati e scopro con terrore che tutto questo movimento ha provato non poco la chiglia, dato che cominciamo ad imbarcare acqua…

Ammetto che non ho temuto per la mia persona, reputandomi un discreto nuotatore; quello che temevo era l’idea di veder perire tra i flutti l’attrezzatura elettronica del valore di migliaia di euro. Ma nulla sembra scuotere il mio capitano, che con calma olimpica si arma di “sessola” (tipo di spatola)  e comincia a svuotare la barca, ma il porto e’ vicino e qui il gioco si fa piu’ difficile dell’andata. Adesso bisogna sempre cavalcare un’onda lunga ( se la prendi corta finisci sugli scogli e addio barca), ma adesso ti prepari a prua, perche’ appena l’onda con la spinta ti porta sullo scivolo salti giu’ e tieni la barca che altrimenti scapperebbe in mare. Quando poi l'imbarcazione e’ salda sullo scivolo la trascini ovviamente a mano lungo fino al suo parcheggio. A fine mattinata sono morto di fame e di fatica ed il capitano ci dice che al pomeriggio deve sistemare la chiglia della barca e quindi usciamo domani mattina: non so perche’ ma lo sospettavo.

Mentre stiamo andando verso casa ho troppa fame e decido di prendere subito qualcosa e al primo negozio compro un pacco di biscotti senza preoccuparmi del gusto. appena li ho in mano scarto avidamente la confezione e appena ne mangio uno la lingua si raggrinzisce. Guardo il gusto sulla confezione e capisco immediatamente: e’ mango. Guardo Artadji ed esclamo “Mango… Why Mango?”.

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