venerdì 6 maggio 2011

Marco ... telefono ... casa ...

Oggi siamo rientrati dal villaggio di Itzunzu e dopo quasi una settimana posso comunicare con il mondo, dato che in questo villaggio di circa 200 persone non funziona ne' il cellulare ne' la linea telefonica. Per 4 giorni non ho potuto comunicare con l'esterno e ho passato con gli abitanti del villaggio le il tempo cercando di calarmi nella loro vita di tutti i giorni.

Dopo l’osservazione dell’alba di solito faccio un giretto per la piazza e faccio due chiacchiere con la gente del villaggio in piazza unico luogo dove recuperare informazioni dato che qui non esiste nessuna edicola. Ma come fare? Semplice, ogni macchina che passa, pulmino o camion porta qualcosa con se oltre al suo carico di merci e persone; porta parole. Per cui ci sono mille versioni della stessa notizia essendoci un enorme telefono senza fili senza capo ne coda. Ma tutto questo passa rapidamente: Bin Laden lo hanno ucciso? E’ successo gia’ una settimana fa e chi se lo ricorda. In questi giorni ho visto da un’altra angolazione le mie giornate che di solito trascorro in Europa e osservavo le differenze che sono ovviamente notevoli. Nel mio quotidiano cerco di essere consapevole dei fatti che accadono attorno a me e alle volte cerco di rendermi attivo in cause civili che reputo importanti per la comunita’ (ad esempio il referendum per l’acqua pubblica). Ma da qui, dal loro punto di vista qual’e’ il senso di essere consapevoli del conflitto Arabo-Israeliano? Anche la Libia vista da qui sembra che sia in un altro pianeta, nessuno ne parla, al massimo si fanno alcune considerazioni in chiave antifrancese, ma poi tutto si esaurisce, questione di priorita’ credo…

Dopo pranzo prima di andare a fare osservazione resto con i ragazzi a giocare a domino. I giovani qui lavorano come agricoltori (raccolgono frutta), pescano, oppure scappano nella capitale in cerca di opportunita’ diverse; come dargli torto, qui per loro non esiste nessun futuro diverso se non quello gia’ descritto sopra. Quelli che rimangono qui, quando finiscono di lavorare arrivano in piazza e parlano, giocano a domino, passeggiano, pregano ed aspettano che il giorno finisca per poi ricominciare nuovamente; attendono che il tempo passi senza poter riuscire ad afferrarlo. Quando torniamo indietro lungo il tragitto vedo un sacco di bambini che con le loro logore cartelle tornano a casa attraverso la foresta e penso al loro possibile futuro e mi viene una profonda tristezza data da un enorme impotenza. Sono qui per cercare di cambiare le cose, inserito in uno delle decine di progetti di cooperazione e sviluppo ma credo che ci vorra’ tanto, temo troppo, tempo…

Tutti questi pensieri svaniscono come neve al sole quando per terra, alla stazione di servizio, vedo un giornale locale recante una pubblicita’ dell’Iphone4. In un posto dove non hai un sistema fognario, non esiste una qualche forma sistematica di raccolta e smaltimento dei rifiuti, non hai sempre la disponibilita’ di acqua in casa (in capitale, nei villaggi siamo ancora fermi ai depositi di acqua piovana), le strade sono piene di buche e spesso riempite di bucce di frutta e sassi per ripararle, la fornitura di corrente elettrica e’ soggetta a continue interruzioni, non hai copertura telematica in tutto il paese e cosa pubblicizzi? L’Iphone 4?!?!? E’ in quel momento che vedo alcuni contrasti attorno a me che stridono come le unghie sulla lavagna

I-Phone4, blackberry, smartphone, il fuoristrada nuovo di zecca, abiti firmati italiani o di altri stilisti, la passata, la pizza, la pasta, la coca cola, la playstation. Tutto il pubblicizzabile superfluo e’ arrivato, ma si sono dimenticati i container con l’essenziale per avere una vita dignitosa: case, acqua, energia elettrica, strade, fogne ed infrastrutture. Decine di nazioni sono qui con ingenti aiuti economici solo che quelli che amministrano i fondi spesso non sono locali e quindi non sanno quali siano i veri bisogni della gente…

Finisce il mio viaggio e mentre sto andando alla mia stanza passa una vistosa auto di lusso pulitissima, luccicante, con i vetri oscurati. Chissa’ se dentro c’e’ un amministrativo in doppio petto firmato con il suo bel cellulare ultimo modello magari in conferenza con l’Europa per discutere di cosa c’e’ bisogno per aiutare le Comore. Gli direi di farsi un giro ad Itzunzu per vedere cosa serve; magari gli direi di darsi una rinfrescata, prendere una bibita fresca dal frigo e chiamare direttamente dal villaggio. Peccato che in quel posto non esista copertura telematica, la corrente elettrica arriva solo dalle 18 alle 22 e se vuoi lavarti prendi l’acqua dai depositi di acqua piovana…

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