mercoledì 4 maggio 2011

Karibu...

Se dovessi scrivere un insieme di parole per sintetizzare le Comore una sarebbe sicuramente Karibu. Come parola non e’ traducibile in senso stretto. Si dice “Karibu” quando qualcuno sta mangiando a casa (ricordo con la porta sempre aperta) e appena si avvicina un amico si pronuncia questa parola che e’ un misto tra “entra in casa”, “accomodati” e “mangia qualcosa con noi”. Questa sera dopo aver mangiato ho visitato altre due case qui al villaggio le case dei ragazzi con cui ho parlato ieri sera e abbiamo mangiato altre due volte, non e’ stato possibile rifiutare; appena siamo arrivati era pronta una zuppiera di riso con pesce e almeno una cucchiaiata la devi sempre dare per cortesia. Questo e’ il grande cuore dell’Africa. Ti puo’ capitare di essere senza soldi ma se bussi ad una casa e chiedi se hanno qualcosa da mangiare sicuramente troverai del cibo, ma magari anche un letto dove passare la notte. Lo stesso Tadji mi ha confermato che lui alle volte quando va in giro per l’isola  alle volte dimentica i soldi, ma non se ne preoccupa, perche’ sa che se e’ in difficolta’ puo’ chiedere aiuto e nessuno gli negherà un piatto di cibo. Alla fine abbiamo convenuto che sarebbe giusto fare un bello scambio. L’Africa dovrebbe cominciare ad esportare calore umano che gli altri dovrebbero pagare caro almeno quanto il petrolio; cosi’ credo che il mondo un pochino si aggiusterebbe…

Giusto per restare in tema culinario vi parlo un po’ dei cibi che ho provato finora. Il Gudu-Gudu: e’ una sorta di torta fatta con della pasta di pane e del cocco macinato. Viene bagnato e cotto leggermente per dargli consistenza e per caramellare lo zucchero. La storia di questo alimento e’ alquanto bizzarra. Sembra che tempo fa' il piatto si chiamasse Tanka-Tanka (o qualcosa di simile) e quando venne offerto per la prima volta ad un inglese egli esclamo’ “It’s Good Good”(confermo, e’ veramente ottimo). Da allora i locali lo chiamano Gudu-Gudu.

Un altro modo di usare il cocco e’ quello di fare delle piccole pagnotte dolci che gustate assieme al the di Kana o Gnadombwe (piante locali) sono qualcosa di delizioso. Il momento migliore per gustarli secondo me era al mattino dopo l’uscita in barca; il cocco rinfrancava il corpo mentre il the lo dissetava.

La base della cucina comoriana e’ il riso che viene cotto (o meglio stracotto) assieme al cocco a cui poi si aggiunge o la carne o il pesce che forniscono il nome proprio del piatto. Con il pesce prende il nome del pesce che e’ stato preparato e qui chiedo venia ma ho mangiato almeno 5 pesci diversi e i nomi non li ricordo. Per la carne invece siamo sul semplice; non essendoci maiali (ricordo che qui siamo in terra islamica) le carni che ho provato sono capra e pollame. Tutta la carne deve essere preparata in modo particolare ovvero senza sangue. Una volta ho portato del pesce alla Mama che tutta contenta ha sacrificato un capretto (ammetto di essermi sentito un po’ uno schifo dato che non e’ che fossero ricchi, ma Tadji mi ha spiegato che l’ospite e’ sacro e quindi andava fatto); lo ha portato sul retro all’ombra, gli ha dato buona erba e poi prendendo il coltello ha pronunciato “Bismillah, Allah Akbar” (faccio questo in nome di Allah, Allah e’ grande) prima di sopprimerlo. Il piatto ottenuto si chiama “Busi” e viene servito assieme a del latte fermentato che ho preferito evitare; ho mangiato senza latte e devo dire che e’ molto buono.

Della cassava vi ho gia’ parlato; qui viene servita assieme a tutto quello che la natura offre; banane cocco, patate, friapa (altro frutto), ma il suo forte sapore dolciastro rende i piatti un tutt’uno indistinto. La friapa, spesso viene servita assieme a salse molto piccanti per la sua consistenza farinosa e viene cotta alla brace (non e’ il massimo) o fritta (f-a-v-o-l-o-s-a). Sulla pasta dolce condita con lo zucchero, il Tambi, abbiamo gia’ detto a sufficienza. Il pollo viene servito in salsa piccante (Putu) assieme alla friapa cotta alla brace in un piatto unico chiamato “Bawa” piccantissimo ma molto gustoso. Il latte fermentato sembra essere una vera delizia ma non l’ho assaggiato, per il mio intestino di Muzungu sarebbe stato troppo…

Considerazioni sulle quantita’ e sulla frequenza. Dato che qui i pasti non sono regolari ma puo’ capitare di mangiare una o tre volte al giorno si adotta la strategia di “quando c’e’ cibo si mangia fino a scoppiare”. Non solo, dato che si mangia con la porta aperta e non sai mai chi puo’ arrivare a cena si fanno quantita’ incredibili di cibo. Una sera mentre passeggiavamo siamo stati invitati a mangiare con la solita formula “Karibu” a cui dopo aver risposto “Sterele” ci siamo accomodati. Sulla tavola c’erano due zuppiere di riso colme e sei pesci alla brace, ed a mangiare eravamo solo in 4, ma Tadji mi ha fatto notare che puo’ passare altra gente. Poco dopo infatti ecco un coppia di amici del padrone di casa che si avvicinano. Dopo i saluti lui entra per mangiare con noi uomini mentre sua moglie si siede sulle stuoie sul prato assieme alle altre donne a parlare. I due mondi contigui e distinti che solo alle volte si toccano…

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