sabato 25 giugno 2011

Ultimo giro in giostra...

Una delle cose che ho capito e ho scoperto di questa terra, e’ che niente avviene mai per caso, che tutto ha una ragione, fatta di cerchi della vita che spesso da qui si aprono e si chiudono, in cui tutto gira, come nelle giostre. Io sto per ritornare in Italia, ma oggi mi sono preso del tempo per me e ho deciso di fare un ultimo giro in giostra…

Dopo aver sistemato le ultime possibili incombenze burocratiche io e Tadji abbiamo preso un autobus e ci siamo diretti a sud verso il nostro primo villaggio per cominciare i saluti delle persone che mi hanno accompagnato in questa mia piccola avventura. L’autobus e’ stipato come sempre, ma oramai non ci faccio piu nemmeno caso, anzi. Sono pigiato su un lato con il finestrino aperto; cosi’ posso fare foto e prendere aria fresca in una giornata di sole molto calda, senza nemmeno una nuvola in cielo.

Arriviamo, ed e’ subito festa. Rivedo la famiglia che ci ha ospitato i capretti che ho visto nascere, Capitan Satana, che si e’ tagliato completamente la barba e mi presenta un suo amico con cui va pescare. Reggetevi perche’ questo suo compare si chiama “Issa”, che e’ uno dei profeti dell’islam, ovvero il nostro Gesu; in pratica in un solo colpo mi trovo di fronte il diavolo e l’acqua santa…

Che calore incredibile sento, questo e’ proprio il grande cuore dell’Africa che ti scalda. Qui tutti mi salutano, ma non sono piu’ Muzungu,  o come dice Sabena, l’insegnante d’inglese “there is a crazy Muzungu in town!” (c’e’ un pazzo muzungu in citta’); io qui sono Marco ed e’ bellissimo sentirsi chiamare per nome. Mangiamo qualcosa all’ombra di un gran baobab e poi attendiamo che arrivi il nostro mezzo perche’ adesso andiamo a vedere il paese dei guguru: Bangua…

L’autobus ci lascia al crocevia e mentre facciamo la strada a piedi vedo dei bambini che tornano da scuola e che adesso non scappano quando mi vedono, e appena gli sorrido dicendo “Eje” (ciao) loro sorridono e mi rispondo “Gema” (ciao). Appena arriviamo al villaggio andiamo subito al porto dove i pescatori stanno tornando e immediatamente rivedo Capitan Washewo che mi corre incontro e mi abbraccia. Immediatamente i pescatori mi riconoscono e ci regalano dei pesci, ma il meglio arriva dopo, alla casa del governatore…

Il governatore della regione ci ha ospitato in casa sua durante la nostra permanenza al villaggio e appena arriviamo a casa sua ci accoglie con un poderoso “Salam Aleikum!” e cui rispondiamo in coro “Aleikum Salam!”. Ci corre incontro e ci fa immediatamente accomodare a tavola dove ha preparato della friapa fritta, e noi gli portiamo in dono i pesci che sono messi subito alla brace. Mi chiede come va la ricerca, quando parto, ma soprattutto mi dice una cosa bellissima e che non dimentichero’ tanto facilmente.

“Ricordati che adesso hai due famiglie, la tua famiglia muzungu, ma anche la tua famiglia comoriana; quando ritornerai sappi che avrai sempre una casa dove andare, basta che chiami in ogni momento, giorno e notte e noi ci saremo”. Resto letteralmente senza parole e vi giuro che mi sono commosso mentre me lo dice. Non credo di essere cosi’ speciale, forse lo e’ l’Africa e questo popolo, ma queste sono cose che toccano il cuore.

Ci salutiamo mentre sta tramontando il sole. Prendiamo una macchina ma prima ci salutiamo con un grandissimo abbraccio. Mentre stiamo tornando a casa, non parlo mai, ma fisso il paesaggio che scorre in macchina, un verde indistinto interrotto da qualche casa di lamiera.,senza emettere un fiato. Tutto quello che ho avuto oggi lo terro’ stretto per il futuro, perche’ oggi ho ricevuto una parte del cuore dell’Africa. Quando ci fermiamo di fronte alla residenza apro la portiera della macchina e ho come la sensazione di fine percorso al luna park; sveglia Marco, devi scendere dalla giostra, questa corsa africana per il momento e’ finita…

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