Oggi e’stata una giornata di attese, in cui ho misurato il tempo africano. Qui alle Comore dovevo recuperare alcuni documenti. Li ho chiesti piu’ volte, ma tra le dimenticanze e continui ritardi delle varie amministrazioni mi sono trovato agli ultimi giorni a cercare di far quadrare e cose e mi sono reso conto di quanto sia difficile, se non impossibile…
La maggior parte degli europei e’ abituata ad un concetto di “tempo” fisso: arrivo al lavoro alle 08:00, riunione alle 09:00, pranzo alle 12:00 e via dicendo. La giornata lavorativa e’ spesso un susseguirsi d’orari, che consideriamo immobili e soprattutto non dilatabili. Negli ultimi giorni ho sempre dato come appuntamento per cominciare a lavorare le 8 del mattino e ogni volta le persone arrivavano tra le 8:30 e le 9:00. E’ durante il periodo di attesa che ho intuito uno dei motivi del perche’ l’africa sia rimasta indietro e proceda lentamente. Se in Europa il tempo e’ denaro, qui in Africa si e’ fermato l’orologio…
Noi siamo lanciati verso una folle corsa alla ricerca del benessere che alle volte si basa su cose futili ed effimere e misuriamo il tempo del mondo secondo il nostro ritmo. L’Africa e’ sempre in ritardo dal nostro punto di vista e dopo due mesi in questa terra ho assorbito (parzialmente) il “tempo” come concetto mobile, mutabile ma soprattutto dilatabile. Oggi mi sono guardato attorno mentre ero in mezzo alla piazza principale. Gli fricano corrono raramente, non si affannano, non sono stressati. Qui non ci sono tutti i bisogni essenziali, ma probabilmente vivono meglio di noi. Mi torna in mente una frase letta in un libro anni fa’ che diceva: “…ricorda, meno e’ piu’…”
Forse e’ questo il tempo giusto del mondo mentre il nostro sia oramai fuori sesto? Non saprei che risposta dare; quello che so e’ che stiamo cercando di aiutare questo continente usando il nostro ritmo e temo che potrebbe essere pericoloso perche’ rischia di stravolgere il suo essere l’Africa. Questa credo sia la grande sfida; sviluppo mantenendo salde le proprie radici, cambiare rimanendo se stessi…
La maggior parte degli europei e’ abituata ad un concetto di “tempo” fisso: arrivo al lavoro alle 08:00, riunione alle 09:00, pranzo alle 12:00 e via dicendo. La giornata lavorativa e’ spesso un susseguirsi d’orari, che consideriamo immobili e soprattutto non dilatabili. Negli ultimi giorni ho sempre dato come appuntamento per cominciare a lavorare le 8 del mattino e ogni volta le persone arrivavano tra le 8:30 e le 9:00. E’ durante il periodo di attesa che ho intuito uno dei motivi del perche’ l’africa sia rimasta indietro e proceda lentamente. Se in Europa il tempo e’ denaro, qui in Africa si e’ fermato l’orologio…
Noi siamo lanciati verso una folle corsa alla ricerca del benessere che alle volte si basa su cose futili ed effimere e misuriamo il tempo del mondo secondo il nostro ritmo. L’Africa e’ sempre in ritardo dal nostro punto di vista e dopo due mesi in questa terra ho assorbito (parzialmente) il “tempo” come concetto mobile, mutabile ma soprattutto dilatabile. Oggi mi sono guardato attorno mentre ero in mezzo alla piazza principale. Gli fricano corrono raramente, non si affannano, non sono stressati. Qui non ci sono tutti i bisogni essenziali, ma probabilmente vivono meglio di noi. Mi torna in mente una frase letta in un libro anni fa’ che diceva: “…ricorda, meno e’ piu’…”
Forse e’ questo il tempo giusto del mondo mentre il nostro sia oramai fuori sesto? Non saprei che risposta dare; quello che so e’ che stiamo cercando di aiutare questo continente usando il nostro ritmo e temo che potrebbe essere pericoloso perche’ rischia di stravolgere il suo essere l’Africa. Questa credo sia la grande sfida; sviluppo mantenendo salde le proprie radici, cambiare rimanendo se stessi…
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