sabato 18 giugno 2011

Moby Dick...

Il romanzo di Herman Melville narra, attraverso il racconto di Ismaele, la caccia da parte del capitano Acab contro Moby Dick, la Balena Bianca. Nel descrivere la balena l’autore ha commesso una piccola imprecisione dato che si ritiene che si tratti di un capodoglio, e molto speciale, dato che sembra che esemplari che soffrano di albinismo possano raggiungere dimensioni giganti, quasi quanto le balenottere; oltre i 25 metri, quando di solito non superano i 15 metri. Io non ho incontrato nessuna balena bianca, ma oggi ho nuotato con i capodogli…

Oggi finalmente sono uscito in barca dopo giorni di forte vento. Grazie a tutto questo movimento la colonna d’acqua si e’ completamente rimescolata lasciando in sospensione i nutrienti che arricchiscono l’ecosistema. Succede la stessa cosa quando prepariamo il the solubile. All’inizio tutta la polvere e’ sul fondo, ma poi agiti con decisione e tutto si mescola in soluzione. Dopo un’ora di uscita Juma ha gia’ preso 10 pesci ed io non ho ancora visto nemmeno una pinna in lontananza. E’ in quel momento che guardo svogliatamente l’oceano e vedo un inconfondibile sbuffo. Punto il binocolo e dopo un altro soffio grido “NDUJU” (Balena).

Sono pervaso da una scarica di adrenalina e incito Juma che parte a tutta birra. Ci avviciniamo e sono due capodogli. Questo significa che ho del tempo prima che si immergano nuovamente ed e’ mentre sto montando il teleobbiettivo che guardo le pinne. Certo, siamo a circa 3 miglia dalla costa con corrente e sotto di me centinaia di metri d’oscuro oceano. Non e’ proprio il massimo della sicurezza, ma non so se avro’ un’altra occasione e allora penso “al diavolo tutto”. Prendo l’attrezzatura e dico a Juma di affiancarli e quando siamo vicini ai giganti non ho nessuna esitazione e mi tuffo…

Tuffarsi in acqua di solito provoca un brivido che pervade ogni tua parte di pelle che entra a contatto con il mare, una scossa di vitalita’ a tutto il corpo. Da tanta adrenalina che ho in corpo non sento nemmeno il freddo e metto maschera e pinne in 3 secondi netti e appena Juma mi passa la macchina fotografica comincio ad inseguirli. Guardo solo per un attimo il blu profondo sotto di me e vi confesso che il primo pensiero che ho va agli squali ma tutto svanisce quando li vedo; sono due capodogli che nuotano ad una decina di metri da me. Scatto alcune foto, ma sono troppo lontani e mi trovo di fronte ad un dilemma, o li inseguo e li raggiungo o scatto foto e li perdo. Ci penso mezzo secondo, chiudo la macchina fotografica e mi lancio all’inseguimento…

Nuoto con forza e dopo poco li raggiungo e rimango estasiato. Sono a pochi metri da questo corpo striato e grigiastro. I miei occhi appare immenso: ci potrei stare dentro almeno 20 volte dato che e’ lungo piu’ di 10 metri (piu’ del doppio della barca) e pesera’ almeno 40 tonnellate: se solo pensasse di colpirmi con la sua coda grossa come il tronco di un albero mi ridurrebbe in polvere, passerei dall’estasi alla morte senza nemmeno accorgermene, ma so che non succedera’…

Non sono un suo nemico ai suoi occhi, anzi, a suoi occhi io probabilmente non vengo nemmeno considerato. Nuoto a fianco di uno di questi giganti per qualche minuto ed e’ un’esperienza che non dimentichero’ facilmente. Tutto questo enorme corpo muscoloso che si muove fluido, senza peso mentre io mi sento cosi’ sgraziato e piccolo. Nuoto fino all’altezza del suo muso ed e’ allora  che il dio in catene si accorge della presenza di un insignificante essere che nuota alla sua sinistra e posa il suo occhio grande come una palla da pallacanestro su di me ed e’ stato incredibile…

Quando voglio comunicare con un mio simile uso la parola, ma con gli animali tutto quello che possono fare i tuoi emisferi cerebrali e’ inutile ed e in quel momento che il sistema libico, la parte animale, prende il sopravvento perche’ adesso in acqua non c’e’ un biologo che scruta una specie come oggetto di ricerca; adesso nell’Oceano Indiano affiancati, che si osservano, ci sono due animali…

In quei ochi attimi non ho pensieri razionali, ma sento, percepisco vibrazioni ferine. Non ho paura, ho meglio un po’ si, ma il suo sguardo non e’ minaccioso; emana potenza e superiorita’. Con una sola occhiata mi trasmette tutta la sua forza come uno schianto; resto paralizzato, ma non per la paura, per la sua maestosita’. Se potessi tradurlo in una sola frase, sarebbe solamente “…attento a non farti male…”.

Ed e’ li' quando sono come paralizzato che il semidio che ho di fronte inarca la sua schiena, ed il suo sguardo e’ sempre su di me; tutta l’acqua attorno si scuote, come percorsa da energia mentre mostra a me microbo tutti i suoi muscoli quando solleva la sua coda e comincia la discesa nel buio profondo degli abissi dove io, misero mortale non oserei mai avventurarmi…

1 commento:

  1. Ce l'hai fatta, Xeno! Ce l'hai fatta!

    PS
    "Al diavolo tutto"
    bella sfida.

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