La mia attuale sistemazione e’ al centro Karthala dove ci sono delle stanze a disposizione dei ricercatori. E’ una struttura africana quindi manca di tutti i confort che gia’ intuite; e’ stata ristrutturata da poco e in origine fu il primo albergo costruito alle Comore nel primo dopoguerra. Al suo fianco si trova un edificio molto importante per tutti i comoriani, un posto che da la possibilita’ di avere un lasciapassare per la terra promessa. A fianco del Karthala Centre c’e’ l’Ambasciata Francese…
Gli italiani, sono un popolo di emigranti e per noi ogni paese e diventato una possibile terra promessa, ma niente credo sia paragonabile all’America. Per tutti i paesi dell’Africa che durante il periodo coloniale sono divenuti francofoni la Francia, e’ la meta ambita. Come il prete Gianni cercava nelle crociate Shangri-La, il paradiso terrestre, cosi’ ogni giorno molte persone in tutte le ex colonie francesi cercano disperatamente di andare verso la loro terra promessa, la Francia.
Il supermercato dove mi rifornisco di acqua e di altri generi di prima necessita’, e’ vicino all’ambasciata e di solito quando passo vedo sempre la stessa situazione. Una fila interminabile di persone che attende sotto il sole, la pioggia, il vento di poter consegnare dei documenti e sperare di avere il visto. Si perche’ non e’ cosi’ semplice; ho parlato qualcuno di loro che mi ha raccontato storie di poverta’ e di voglia di riscatto.
Per ottenere il visto bisogna cominciare a raccogliere tutta una serie di documenti all’ufficio immigrazione,(l’anticamera della terra promessa) e questa prima fase richiede quasi un anno di tempo e la spesa di molto denaro. Quando finalmente si e pronti con tutti i documenti in regola bisogna presentare la domanda di visto. Si perche’ per presentare la domanda bisogna fare la fila interminabile di cui sopra e pagare qualche migliaio di euro. Poi si attende pazientemente finche’ l’ambasciata non fornisce la sua risposta e i soldi spesi non sono rimborsati se per caso l’esito e’ negativo…
Adesso capisco da dove arriva questo forte sentimento antifrancese, ci sono persone che hanno pagato 3000 euro (lo stipendio medio e’ di 200 euro al mese, per chi lavora sempre, cosa che in Africa e’ un lusso, quindi immaginate che sacrifici) per sentirsi rispondere “No”. Eppure, nonostante tutto questo, ogni giorni decine di persone cercano di ottenere il lasciapassare verso la loro terra promessa. Colgo in tutto questo il motivo trainante dei “Dubliners” (Gente di Dublino di James Joyce), meravigliosa raccolta di racconti. Nel libro i personaggi descritti cercano il riscatto da una vita mediocre, provano ad andarsene dall’Irlanda, ma non ci riescono; il sentimento che li ancora all’isola e’ piu’ forte dell’odio. I comoriani, nonostante detestino la Francia, ci vogliono andare a tutti i costi…
Gli italiani, sono un popolo di emigranti e per noi ogni paese e diventato una possibile terra promessa, ma niente credo sia paragonabile all’America. Per tutti i paesi dell’Africa che durante il periodo coloniale sono divenuti francofoni la Francia, e’ la meta ambita. Come il prete Gianni cercava nelle crociate Shangri-La, il paradiso terrestre, cosi’ ogni giorno molte persone in tutte le ex colonie francesi cercano disperatamente di andare verso la loro terra promessa, la Francia.
Il supermercato dove mi rifornisco di acqua e di altri generi di prima necessita’, e’ vicino all’ambasciata e di solito quando passo vedo sempre la stessa situazione. Una fila interminabile di persone che attende sotto il sole, la pioggia, il vento di poter consegnare dei documenti e sperare di avere il visto. Si perche’ non e’ cosi’ semplice; ho parlato qualcuno di loro che mi ha raccontato storie di poverta’ e di voglia di riscatto.
Per ottenere il visto bisogna cominciare a raccogliere tutta una serie di documenti all’ufficio immigrazione,(l’anticamera della terra promessa) e questa prima fase richiede quasi un anno di tempo e la spesa di molto denaro. Quando finalmente si e pronti con tutti i documenti in regola bisogna presentare la domanda di visto. Si perche’ per presentare la domanda bisogna fare la fila interminabile di cui sopra e pagare qualche migliaio di euro. Poi si attende pazientemente finche’ l’ambasciata non fornisce la sua risposta e i soldi spesi non sono rimborsati se per caso l’esito e’ negativo…
Adesso capisco da dove arriva questo forte sentimento antifrancese, ci sono persone che hanno pagato 3000 euro (lo stipendio medio e’ di 200 euro al mese, per chi lavora sempre, cosa che in Africa e’ un lusso, quindi immaginate che sacrifici) per sentirsi rispondere “No”. Eppure, nonostante tutto questo, ogni giorni decine di persone cercano di ottenere il lasciapassare verso la loro terra promessa. Colgo in tutto questo il motivo trainante dei “Dubliners” (Gente di Dublino di James Joyce), meravigliosa raccolta di racconti. Nel libro i personaggi descritti cercano il riscatto da una vita mediocre, provano ad andarsene dall’Irlanda, ma non ci riescono; il sentimento che li ancora all’isola e’ piu’ forte dell’odio. I comoriani, nonostante detestino la Francia, ci vogliono andare a tutti i costi…
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