giovedì 9 giugno 2011

Sentensa...

Stanotte e’ piovuto parecchio e pensavo di non uscire in barca, ma quando mi sono svegliato alle 4:30 il brutto tempo sembrava essere passato. Arrivo alla piccola baia di Itsandra dove Juma mi fa notare delle nuvole che stanno arrivando dal vulcano, ma non c’e’ molto vento. Penso un attimo a che fare mentre mi bagno i piedi; l’acqua e’ tiepida e spira una leggera brezza dal mare. E’ stato come un lampo, e mi sono ricordato di tutto quello che mi ha insegnato mio nonno sul mare e sul vento; mi sono voltato verso Juma e ho detto solo “narende” (andiamo)

Salpiamo con vento leggero dritto in faccia; giusto un po’ di rodeo, ma poi ci mettiamo di traverso e ci muoviamo con un dolce rollio verso sud. Nel frattempo volgo lo sguardo verso la costa ed ecco che si scatena una pioggia torrenziale e sorrido mentre mi dico “perfetto”. L’incontro dell’aria fredda con la tiepida brezza del mare hanno fatto scaricare la pioggia nella zona di contatto tra caldo e freddo; la costa. Effettuiamo tranquillamente il transetto ma le nubi sono ancora li’ minacciose, finche’ arriva il cambio di vento che aspettavo.

Spira vento forte da nord adesso, quella che i veneziani chiamano “bava da tera”, o tramontana, che rinfresca, essendo l’isola piu’ fredda del mare. Questo provoca un arretramento della zona di contatto tra correnti calde e fredde, dalla costa verso l’entroterra spostando le nuvole e facendo apparire il sole. Guardo Juma e gli indico la costa per il rientro, non certo piacevole, dato che si beccheggia di brutto, ma e’ sempre meglio che essere bagnato fradicio. Oggi non ci sono avvistamenti, ne pesci, ma per me e’ una grande giornata…

Oggi devo ringraziare Roccia che Corre per quello che mi ha insegnato quando ero piccolo e andavamo a pescare “gransi pori” (granchi), “bevarasse” (cappe) in secca, o “go” (un tipo di pesce; non chiedetemi la specie, io studio cetacei) e intanto mi parlava di Venezia, delle maree, dei nomi dei venti, di come girano le correnti, di come arriva la pioggia e perche’ lo chiamano “Sentensa”.

Quando era giovane il nonno ha avuto il tifo e non riuscivano a curarlo. Prima di fare un ultimo estremo tentativo per salvarlo dalla morte il prete gli ha dato l’estrema unzione. A Venezia i vecchi che hanno gia’ avuto l’estrema unzione vengono chiamati “Sentensa” (sentenza). Aver ricevuto questo sacramento senza essere morti sembra che doni una mistica comprensione del futuro. Ecco perche’ quando parlano bisogna prestare orecchio; quello che predicono spesso si avvera…

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