Oggi era la giornata del mio consueto passaggio in India. Oggi avevo piu’ tempo del solito a disposizione e quindi ci siamo messi a conversare su molte cose piacevoli. Siamo partiti dal passato dell’India e siamo arrivati a Gandhi e alla sua lotta per l’indipendenza. Ho scoperto che la famiglia del Mercante di Pietre proviene dalla stessa zona dove e’ nato il Mahatma (Grande Anima) al confine tra Pakistan e India.
Quando la nazione indiana divenne indipendente dall’impero britannico, le divisioni religiose portarono alla formazione di due nazioni indipendenti una per gli induisti ed una per i musulmani, l’India e il Pakistan dando vita ad una migrazione massiccia di profughi. Indu Pakistani e musulmani indiani che si trovavano dalla parte sbagliata furono invitati ad andarsene perdendo di fatto tutte le loro proprieta’; Gandhi, fu uno di questi Indu’ che perse tutto e cosi’ anche la famiglia del mercante di pietre. Suo nonno, quando emigro’ fu costretto ad abbandonare tutte le sue proprieta’ in Pakistan e ricominciare di nuovo.
Mentre mi parla di queste cose Sangi non ha mai un attimo di rabbia o di rimorsi per quello che e’ successo. Mi dice che sono cose che appartengono al passato e che suo nonno non ha mai parlato male di Gandhi, e considero’ allora il suo essere emigrante il male minore, di fronte alla costruzione di un paese libero da ogni oppressione, senza l’uso della forza. Appena usa la parola non violenza fa un profondo sospiro e poi aggiunge. “Solo Gandhi e’ riuscito a fare questo; ne prima ne dopo di lui nessun altro ci e’ mai piu’ riuscito”. Si sente che ne parla con orgoglio, ed io gli faccio notare che questo e’ potuto accadere solo in India per la sua calma e la sua potente spiritualita’
Cambia poi argomento e mi chiede della mia famiglia. Mentre gliene parlo mi chiede se ho mai avuto dei contrasti con i mia madre o mio padre e la risposta e’ alquanto ovvia. Certo che si, i genitori non si possono scegliere, ma vanno accettati nella loro imperfetta umanita’, nel bene e nel male. Credo che l’importante sia cercare di conoscerli a fondo per apprendere il meglio da loro nel minor tempo possibile; perche’ non possiamo sapere quando se ne andranno per sempre…
Quello che mi lascia perplesso e’ una sua affermazione quando commenta lo status dei miei genitori; appartenenti a quello che si potrebbe definire ceto medio. Mi guarda e mi dice “Lo immaginavo”. Ho risposto stupito “Come hai fatto ad immaginarlo?”. Lui mi sorride e so che sta per dirmi qualcosa che dovro’ conservare per il futuro e sono tutto orecchi…
“Si vede dal fatto che hai dei sogni”. Bella forza gli dico, tutti noi ne abbiamo. Ma lui con la sua calma indiana continua “Se la tua famiglia fosse ricca con buona probabilita’ non saresti qui in Africa, e probabilmente non avresti tutta questa passione. Credo che esista una differenza tra chi ha gia’ tutto e chi non ha niente. Chi ha tutto spesso non ha sogni, ma chi non ha niente costruira’ il suo sogno. E’ una piccola differenza in parole, ma fa una gran differenza nella vita”.
Rimango ammutolito mentre continua. “Mio padre mi ha sempre fatto lavorare duro dicendomi che dovevo pensare di non avere niente, cosi’ avrei costruito il mio sogno. Sto facendo lo stesso con i miei figli; loro devono pensare di non avere nulla e guadagnarsi quello che vogliono”. Fa una pausa sorridendo “In ogni caso prima o poi io non ci saro’ piu’ e tutto rimarra’ a loro”. Ogni parola ulteriore sarebbe di troppo…
Quando la nazione indiana divenne indipendente dall’impero britannico, le divisioni religiose portarono alla formazione di due nazioni indipendenti una per gli induisti ed una per i musulmani, l’India e il Pakistan dando vita ad una migrazione massiccia di profughi. Indu Pakistani e musulmani indiani che si trovavano dalla parte sbagliata furono invitati ad andarsene perdendo di fatto tutte le loro proprieta’; Gandhi, fu uno di questi Indu’ che perse tutto e cosi’ anche la famiglia del mercante di pietre. Suo nonno, quando emigro’ fu costretto ad abbandonare tutte le sue proprieta’ in Pakistan e ricominciare di nuovo.
Mentre mi parla di queste cose Sangi non ha mai un attimo di rabbia o di rimorsi per quello che e’ successo. Mi dice che sono cose che appartengono al passato e che suo nonno non ha mai parlato male di Gandhi, e considero’ allora il suo essere emigrante il male minore, di fronte alla costruzione di un paese libero da ogni oppressione, senza l’uso della forza. Appena usa la parola non violenza fa un profondo sospiro e poi aggiunge. “Solo Gandhi e’ riuscito a fare questo; ne prima ne dopo di lui nessun altro ci e’ mai piu’ riuscito”. Si sente che ne parla con orgoglio, ed io gli faccio notare che questo e’ potuto accadere solo in India per la sua calma e la sua potente spiritualita’
Cambia poi argomento e mi chiede della mia famiglia. Mentre gliene parlo mi chiede se ho mai avuto dei contrasti con i mia madre o mio padre e la risposta e’ alquanto ovvia. Certo che si, i genitori non si possono scegliere, ma vanno accettati nella loro imperfetta umanita’, nel bene e nel male. Credo che l’importante sia cercare di conoscerli a fondo per apprendere il meglio da loro nel minor tempo possibile; perche’ non possiamo sapere quando se ne andranno per sempre…
Quello che mi lascia perplesso e’ una sua affermazione quando commenta lo status dei miei genitori; appartenenti a quello che si potrebbe definire ceto medio. Mi guarda e mi dice “Lo immaginavo”. Ho risposto stupito “Come hai fatto ad immaginarlo?”. Lui mi sorride e so che sta per dirmi qualcosa che dovro’ conservare per il futuro e sono tutto orecchi…
“Si vede dal fatto che hai dei sogni”. Bella forza gli dico, tutti noi ne abbiamo. Ma lui con la sua calma indiana continua “Se la tua famiglia fosse ricca con buona probabilita’ non saresti qui in Africa, e probabilmente non avresti tutta questa passione. Credo che esista una differenza tra chi ha gia’ tutto e chi non ha niente. Chi ha tutto spesso non ha sogni, ma chi non ha niente costruira’ il suo sogno. E’ una piccola differenza in parole, ma fa una gran differenza nella vita”.
Rimango ammutolito mentre continua. “Mio padre mi ha sempre fatto lavorare duro dicendomi che dovevo pensare di non avere niente, cosi’ avrei costruito il mio sogno. Sto facendo lo stesso con i miei figli; loro devono pensare di non avere nulla e guadagnarsi quello che vogliono”. Fa una pausa sorridendo “In ogni caso prima o poi io non ci saro’ piu’ e tutto rimarra’ a loro”. Ogni parola ulteriore sarebbe di troppo…
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