martedì 21 giugno 2011

Cooperazione Internazionale...

Lavorando (lo so che molti stanno pensando che non faccio niente e che sono sempre in giro) in un paese povero come le Comore ho visto da vicino il lavoro della cooperazione internazionale. Decine d’associazioni non governative e governative brulicano per le isole con decine di diversi progetti di salvaguardia ambientale, lotta alla povertà e aiuto ai bambini. I funzionari delle organizzazioni governative (ONU, UNICEF, FAO, tanto per citarne qualcuna) vivono fuori città, o negli alberghi con standard europei al quartiere Ambassador.

Questo e’ il medesimo posto dove di solito mi reco per mangiare qualcosa di europeo, come un semplice insalata quando sento che per il mio intestino il cibo locale diventa difficile da digerire. Spesso ai tavoli vedo questi funzionari (non si possono chiamare volontari)  che discutono e con cui spesso scambio qualche parola.

Non che sia un gran chiacchierone, e poi il mio stentato francese non mi aiuta quindi resto sempre nei discorsi di circostanza: “le piogge tardano a terminare per via dei cambiamenti climatici”, “bisogna fare qualcosa per immagazzinare tutta la pioggia che cade” e discorsi simili. Sembra di essere ad una delle tante cene tra parenti in cui i discorsi che si fanno sono sempre gli stessi; “che grande ti sei fatto”, “quando ti sposi”, “mi ricordo di quando eri piccolo”. Le stesse domande a cui dai delle risposte monosillabiche o dei sorrisi di circostanza sapendo che spesso, se anche accenni ad una risposta piu’ articolata, non ti stanno nemmeno  sentire perche’ sta per arrivare un’altra domanda.

Spesso le persone che lavorano per le organizzazioni umanitarie governative, hanno stipendi molto elevati, e non provengono dalla miseria che cercano di eliminare da questo mondo e alle volte quelli che arrivano da paesi in difficoltà potrebbero averla dimenticata. Di recente ho conosciuto un funzionario che proviene da uno di questi paesi africani. Non voglio giudicare né lui né il suo lavoro, ma una volta ho visto un gesto che mi ha lasciato senza parole.

Spesso qui in Africa non puoi lavarti le mani e spesso gli europei girano con delle boccette di detergente cremoso per lavarsi le mani. Io l’ho usato all’inizio ma poco dopo ho cominciato a dimenticarmi di usarlo. Eravamo seduti al tavolo assieme per cena e stavamo discutendo del tempo atmosferico e di pesca quando arriva il cameriere con il pane. Io sto allungando una mano verso un pezzo e lui invece estrae un flacone di detergente e dopo averne usato una dose abbondante mi guarda come schifato mentre io prendo il pane con le mie mani sicuramente sporche. Ho fatto finta di niente...
 

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