domenica 26 giugno 2011

Questa mia Africa...

Oggi e’ il mio ultimo giorno qui alle Comore e la giornata di ieri mi ha letteralmente stordito piena com’era d’emozioni. Ovviamente ci sono ancora dei dettagli che devo sistemare, come preparare  i bagagli e trovare una vettura che mi porti all’aeroporto alle 4 del mattino e come nelle migliori tradizioni cerco di organizzarmi per tempo, ma mi trovo sempre a fare le cose all’ultimo minuto… 

La mia giornata comincia presto, prima del muezzin. Oggi e’ il mio ultimo giorno in barca assieme a Juma. Quando partiamo osservo l’oceano piatto, quasi immobile e mi accorgo che non sono molto concentrato per fare delle buone osservazioni e sinceramente non ho delle grosse aspettative; mi basta salutare per un’ultima volta l’Oceano Indiano prima di partire. Juma oggi ha portato due lenze e quando scopro che Tadji non ha mai pescato gli cedo volentieri la mia “nus” (lenza in comoriano) e dopo mezz’ora cattura il suo primo pesce. Dovreste vedere la gioia che letteralmente esplode sul suo volto mentre tira in barca la sua preda…

La mattinata continua con qualche altro pesce e nessun avvistamento, ma mi va bene cosi’, finche’ L’Oceano mi fa un altro regalo; un grosso branco di delfini dritto a prua. Ci avviciniamo mentre procedono lentamente, tanto che oltre alle foto riesco a registrare un mucchio di suoni e a fare un filmato subacqueo. Ed e’ in quel momento che vedendo che si muovono placidamente che ho un’ultima, malsana idea; metto la maschera e mi getto in acqua. Tadji non se la sente ed allora mi concedo una solitaria nuotata vicino ai delfini che qualche volta mi passano a pochi metri incuriositi finché se ne vanno lasciandomi solo a galleggiare per qualche minuto silenzioso nell’Oceano Indiano prima di risalire in barca e dire per l’ultima volta a Juma “à la maison”…

Al pomeriggio e’ il momento dei bagagli e comincia il tetris per ricavare due valige da 23 chili ed un bagaglio a mano da 10 chili e dopo vari tentativi  l’incastro riesce alla perfezione, ma mentre sto chiudendo le valige mi chiamano chiedendomi se ho gia’ trovato una macchina per l’aeroporto e quando rispondo di no mi dicono “Non so se riusciremo a trovarla” mi preoccupo, ma non poi tanto. Ho scoperto che qui in Africa c’e’ una soluzione per ogni cosa e vado a cena con un nuovo arrivato, uno studente belga, arrivato qui per la sua tesi sul vulcano Karthala, ed il desco viene condito da un gradevole dialogo. 

Quando torno scopro che la macchina e’ stata trovata e devo solo chiudere tutto per bene e cercare di dormire almeno qualche ora dato che domani mi attende una giornata molto dura. E’ in quel momento che arriva Artadji che mi porta un piccolo regalo e mi commuovo mentre lo abbraccio con forza. Mi stendo a letto e cerco di dormire mentre i ricordi nella mia mente sono un mare in burrasca…

Quante cose mi ha insegnato questa mia Africa ed un su tutte: quando tornero' cerchero' di non lamentarmi piu' di niente. Dei treni in ritardo, della pasta senza sale, del caldo, della gomma della bici bucata, della macchina rigata ne di molte altre cose dopo quello che vissuto qui; io ho l'acqua e l'elettricita' in casa a tutte le ore del giorno e della notte, vivo in una casa con le finestre e le porte, posso spostarmi con decine di mezzi di trasporto ogni giorno e posso comprarmi tutto quello che voglio da mangiare, io vivo gia' in un mondo che e' un paradiso in confronto all'Africa, che diritto ho di lamentarmi per delle cose cosi' inutili? Farlo sarebbe offessivo per le persone che non hanno niente e che purtroppo non potranno mai avere di piu' da questo mondo...

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