La gondola e’ uno dei simboli di Venezia. Questa particolare imbarcazione deve la sua originalita’, oltre alla veracita’ del gondoliere, al fatto che e’ spinta da un remo soltanto, merito della sua costruzione e della sua voga. La gondola, infatti, per la sua particolare forma tende leggermente verso destra, bordo su cui sta il gondoliere che rema in modo particolare per consentire alla barca di procedere diritta.
La voga si compone di due movimenti particolari. Il primo e’ la “premua” (premuta) in cui si spinge il remo avanti tenendo la pala perpendicolare alla superficie dell’acqua; la classica remata che ci porta avanti. Il secondo movimento, il vero segreto del gondoliere, e’ la “stagada” o “staia” (intraducibile); questa e’ la mossa piu’ difficile, senza la quale la gondola e’ condannata a procedere solo in cerchio. Dopo aver premuto il remo si trova immerso e perpendicolare alla superficie dell’acqua. Con un rapido movimento s’inclina la pala fino ad essere quasi parallela al pelo dell’acqua e si effettua il movimento opposto alla “premua”. L’inclinazione della pala deve essere tale da contrastare la forza che farebbe virare verso sinistra la gondola, mantenendo quindi solo la spinta in avanti.
La massima efficacia del movimento combinato "premi e staissi" avviene tenendo il remo poco sotto al pelo dell’acqua e per allenarsi un ottimo metodo e’ vogare in acqua bassa, dove, se si abbassa troppo il remo, si corre il rischio di dragare il fondo. Da qui il verso di scherno “ara che i gransi te magna el remo” (guarda che i granchi ti mangiano il remo). Il cantiere dove sono costruite, altro luogo simbolo di Venezia, e’ lo “squero”. Qui alle Comore le tipiche imbarcazioni sono le piroghe chiamate “gallawa” in comoriano e oggi ho visitato il loro “squero”…
Vicino al molo dove prendo la barca sentivo spesso al rientro un ritmico picchettare, e oggi ho chiesto a Juma cosa fosse. Lui non e’ riuscito a spiegarmelo in francese cosi’ mi ha portato. Il rumore si fa sempre piu’ forte finche’ vedo un tipico “squero” comoriano. Le piroghe sono ricavate da un unico pezzo di tronco. Il maestro d’ascia si siede poi a fianco del tronco e lentamente comincia a togliere la corteccia, con piccoli e sapienti colpi ritmati, senza fretta, dosando ogni movimento. Dopo che la corteccia e’ stata tolta si procede a scavarne l’interno per ricavare la prima forma grezza che poi verra’ successivamente lavorata.
Mentre osservo l’artigiano noto che non possiede strumenti sofisticati, ne metri. I suoi attrezzi sono: una piccola accetta, un martello, un grosso scalpello, e un piccone. Si sposta lentamente lungo il tronco seduto su un traballante sgabello di legno e procede con calma, senza fretta, quasi segua il ritmo delle onde che si infrangono sugli scogli. Vedere quest’uomo al lavoro mi dona una pace incredibile: ogni tanto, quando si ferma, solleva gli occhi verso l’oceano, accarezza il tronco e riprende dolcemente a picchettare…
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