Ci
siamo, anche questa volta e' arrivato il momento della partenza. Sistemo i miei
bagagli e attendo di imbarcarmi. Questa volta nessun controllo sui miei
campioni di tessuto di delfino e tutto fila liscio fino alla salita in aereo dove mi volto
osservando questo cielo nero pieno di stelle e annusando l'odore dell'Africa.
Il mal d'africa arriva come una tenaglia sul mio stomaco mentre il mio aereo
decolla e osservo sopra di me piccole isole illuminate da una flebile luce
elettrica che poi spariscono, inghiottite dal buio della notte. Poco dopo mi
addormento e mi risveglio poco prima di atterrare a Venezia, la mia terra
ferita che un po' mi confonde...
Ketos, per Aristotele è il mostro che abita nel mare e Ludus è il gioco per i latini. Dall'unione di queste mie due grandi passioni che sono una parte importante della mia vita, nasce questo luogo. Un piccolo porto dove racconto avventure. Se vi va accomodatevi...
Il blog riapre, con lentezza... Ma riapre ... accomodatevi...
lunedì 30 luglio 2012
domenica 29 luglio 2012
Madagascar...
Il
volo verso il madagascar avviene senza problemi ma i saluti, quelli sono sempre
difficili. Dopo aver imbarcato i bagagli esco per salutare i miei compagni
d'avventura e devo dire che e' sempre dura dirsi arrivederci. Mi aspetta adesso
una notte di attesa e poi via verso casa...
sabato 28 luglio 2012
Ultimo giorno in barca...
Oggi e' il giorno della mia
ultima uscita in barca e ho come un presentimento che puntualmente si avvera.
Non vedo nemmeno un animale ma la cosa non mi proccupa, sono in barca sopra
l'Oceano Indiano, vi pare che possa lamentarmi. Dopo un po' e' il momento di rientrare;
osservo Juma e gli dico il mio ultimo "Narende Vontzi" per andare
verso casa e lui mi sorride e dirige la prua della barca verso il molo.
Arriviamo, scarichiamo tutta la
roba e dopo aver firmato la ricevuta gli faccio un piccolo regalo. Juma mi
aveva chiesto una maglietta da tempo e voleva il mio cappello; come posso
negarglieli? Prendo la maglietta che ho preparato nello zaino e gli porgo il
mio cappello. Lui pronuncia il suo solito, roco "Marco" e ci
abbracciamo come due Manama (fratelli in comoriano). Vi confesso che mi sono
dovuto allotanare in fretta altrimenti sarei diventato una fontana piangente...
venerdì 27 luglio 2012
Passaggi...
Ci
siamo, e' arrivato il momento di andare a trovare per l'ultima volta il mio
amico indiano pima di partire. Mi siedo nel suo negozio e abbiamo l'ennesima
piacevole conversazione, ma questa volta mi sale un magone incredibile e non
riesco nemmeno a dire le ultime parole vengono interrotte da un'ondata di commozione quando lo saluto. Mi
guarda e mi dice come sempre "have
a good fight" ed esco dal suo negozio sospirando guardando le nuvole che
passano veloci sopra di me...
mercoledì 25 luglio 2012
Il riposo del guerriero...
lunedì 23 luglio 2012
Rivoluzione...
Oggi stavo leggendo uno dei
giornali locali quando una notizia mi e’ balzata subito all’occhio.
Recentemente in Madagascar sembra che ci siano degli scontri tra il regime
attuale e gruppi di ribelli che periodicamente tentano delle sortite per
cercare di conquistare piccoli avamposti per provare a rovesciare l’attuale
dittatore. Il problema e’ che tutte queste azioni vengono rapidamente
neutralizzate dal governo e non in modo incruento, come questa volta: sembra
che l'esercito non abbia risparmiato la forza e l'uso delle armi da fuoco.
La miseria di questo povero paese
attualmente e' grande e la disperazione sta creando tutti i presupposti per una
vera e propria nitroglicerina sociale. La situazione e' la seguente. Dopo anni
di dittattura ci furono delle libere elezioni e sembrava l'inizio di una nuova
era per il Madagascar, ma dopo la fine del mandato presidenziale e dopo altre
elezioni ci fu un colpo di stato capeggiato non da militari o un vecchio
dittatore, ma da un DJ! Si, avete letto bene, l'attuale capo dello stato e'
proprio un Disc Jokey che si e' messo a fare il dittatore portando il paese
alla miseria piu' nera.
Certo anche noi abbiamo avuto un
Presidente del Consiglio barzellettiere e cantante da crocera, ma si sa che l'Italia
ha una storia tutta particolare...
domenica 22 luglio 2012
Il miracolo della natura...
La natura genera sublime sgomento, o almeno cosi’
recitavano i romantici e devo dire che e’ difficile dare loro torto di fronte
ad alcune manifestazioni di forza come una burrasca o di fronte alle potenza
distruttrice di un vulcano non possiamo fare altro che ripensare alla nostra
piccola esistenza nei confronti delle ancestrali forze della natura, che pero’
spesso ci riserva alcuni spettacoli da posizioni privilegiate…
Oggi mentre stavamo videoregistrando il
comportamento dei delfini ne vediamo alcuni che nuotano in modo strano, con la
pancia sollevata sul pelo dell’acqua. Cominciamo ad interessarci maggiormente a
questo gruppetto finche’ vediamo compiersi quasi per incanto un breve, fugace
ma intenso accoppiamento. L’acqua schizza tutto intorno, mentre i due amanti
consumano in modo quasi violento il fuoco della loro passione nelle calde acque
dell’oceano indiano, mentre sono qui che osservo in silenzio…
sabato 21 luglio 2012
Ritorno al Nord...
Oggi torniamo a nord, nel villaggio di Djoumani,
dove due settimane fa abbiamo avvistato un nutrito gruppo di delfini. Speriamo
vogliano farci visita un’altra volta…
venerdì 20 luglio 2012
Ramadam...
L’islam e’ una delle piu’ diffuse e importanti
religioni monoteiste con oltre un miliardo di fedeli. Appoggia le sua basi su 5
grandi pilastri, che possono essere paragonati ai 10 comandamenti dei
cristiani, e sono:
La Shada:
la professione di fede. Ogni buon musulmano fa la professione di fede per poter
appartenere alla religione islamica.
La Salat:
la preghiera rituale. Ogni giorno un buon musulmano la compie per 5 volte volgendosi verso la Mecca.
Esse vengono officiate un’ora prima dell’alba(05:00), a mezzogiorno, nel primo
pomeriggio (15:15), al tramonto (18:00) ed infine un’ora dopo il tramonto
(19:00). Particolarita’: se una persona nella sua vita effettua tutte le
preghiere quando morira’ sara’ completamente nella gloria di Allah e andra’ direttamente
in paradiso.
Il Ramadam:
il digiuno purificatore. Nel mese di Ramadam ogni buon musulmano compie durante
il giorno il digiuno della fame e della sete per purificare lo spirito con la
mortificazione della carne, con alcune deroghe, per anziani, malati, donne in
gravidanza. Alcuni ultraortodossi non deglutiscono nemmeno e oltre al mese di
Ramadam ogni settimana effettuano due giorni di digiuno come ulteriore
purificazione.
Lo Zakat:
l’elemosina. Ogni buon musulmano deve provvedere, in base alle sue
disponibilita’, a donare del denaro verso i poveri e i bisognosi.
Lo Hagi,
il pellegrinaggio. Ogni fedele e’ chiamato a compiere, almeno una volta nella
vita lo hagi, il pellegrinaggio sacro alla Mecca, una delle citta’ sacre per
gli islamici.
Quest’anno il mio periodo qui in Africa coincide
con il Ramadam, che in un paese in cui vige una religione di stato, con tanto
di ministero per gli Affari Islamici, mi da degli interessanti spunti di
narrazione: sentite un po’…
La prima cosa interessante e’ che il gran Mufti,
massima attivita’ religiosa delle Comore, concorda con il governo, le pratiche
per passare un buon ramadam: tutti gli esercizi commerciali e tutte le
attivita’ pubbliche rimangono aperti solo mezza giornata per poter effettuare
le preghiere ne resto della giornata. Provate a pensare come si puo’ anche
pensare di lavorare qui in Africa con il ramadam…
giovedì 19 luglio 2012
Pioggia … scende su di me …
Ci siamo, oggi giorno di pioggia; mi sono messo in
cortile per prenderne un po’ prima della mia partenza. Si, mi sono messo sotto
la pioggia lasciandomi baganre, come direbbe un mio caro amico in modo "totale e definitivo", quasi a volermi scrollare di dosso ogni pensiero, preoccupazione e
farmi lavare l’anima da mamma Africa; che sensazione meravigliosa…
mercoledì 18 luglio 2012
Ultimo giorno a Bangua...
Tutti i fenomeni regolati dal tempo hanno un inizio
e dopo momenti piu’ o meno lunghi inevitabilmente finiscono. Il mio periodo in
Africa sta per finire e oggi e’ il mio ultimo giorno qui a Bangua. Alla mattina
ci alziamo come al solito all’alba e ci prepariamo per uscire, ma le condizioni
meteo ci rendono la cosa impossibile. Cosi’ decidiamo di anticipare il nostro
rientro in capitale ad oggi e cominciamo a preparare i bagagli per il rientro.
E’ allora che sento il mal d’Africa che si fa strada.
Mi guardo attorno e vedo i bambini che corrono, le
donne con le ceste sulla testa, Capitan Washewo e il Consigliere Inoussa con
occhi diversi, con un leggero velo di tristezza; so benissimo che qui
quest’anno non tornero’ piu’, ma decido comunque di andare al porto per
salutare tutti i pescatori e appena si sparge la notizia vengo letteralmente
sommerso da un sacco di gente che vuole salutarmi e augurarmi un buon viaggio
ed e’ un momento bellissimo.
Torniamo alla casa del governatore e il viaggio di
ritorno per me e’ un lungo silenzio, mentre osservo il paesaggio che scorre
veloce. E’ sempre difficile andarsene, specie qui in Africa. Queste persone mi
hanno dato tantissimo, spero di aver reso loro qualcosa…
martedì 17 luglio 2012
Fronte retro...
Oggi ho commesso un gravissimo errore: ho fatto la
domanda sbagliata, nel momento sbagliato, nel posto sbagliato e forse alla
persona sbagliata. So che puo’ sembrare quasi impossibile riuscire a commettere
questa serie di errori tutti assieme, ma ho imparato che qui in Africa, come
dice Artadji, “everything is possibile” ( tutto e’ possibile).
Oggi dovevo stampare alcuni documenti e non avevo il tempo di farli nel mio
solito posto, quindi sono entrato nel primo internet-cafe che ho trovato. Quando
chiedo se e' possibile stampare il commesso mi risponde con un evasivo “penso di
si”. La risposta mi lascia un po’ interdetto, ma non ci faccio caso. Il
negoziante prende la mia chiavetta usb e cerca nel suo pc (ve lo giuro) dove
metterla. Gia’ questo era un presagio nefasto (luogo sbagliato e persona
sbagliata), ma io decido di sfidare il destino con la domanda piu’ brutta della
giornata. Chiedo se e’ possibile stampare fronte retro, non l’avessi mai fatto…
La domanda lascia quasi impietrito il commesso per qualche lunghissimo
secondo e comincia a guardare il monitor premendo il i tasti credo a casaccio
cercando chissa’ quali opzioni. Comincia a fare delle stampe di prova in cui fa
due copie della stessa pagina, stampa solo le pagine dispari o solo quelle
pari, finche’ dopo 10 minuti di tentativi chiama quello che dovrebbe essere il
titolare e li raggiungiamo l’apoteosi. In due non riescono a venirne a capo ed
intanto avranno gia’ stampato almeno 40 fogli, finche’ dopo quasi mezz’ora
decido di mano la situazione. Interrompo la conversazione, prendo il pc e
lancio una stampa semplice e il gioco e’ fatto, tutto sistemato. Pago il dovuto
e quando esco ho una certa sensazione di sollievo mentre guardo la luna..
lunedì 16 luglio 2012
Il Ruggito del Mare...
Stamane quando mi sono alzato alle 5 per andare in barca, sentivo un
rumore, come un brusio di fondo, che permeava tutto il silenzio mattutino che
precede l’alba. Abbiamo preparato la nostra attrezzatura e ci siamo diretti al
porto mentre quel brusio e’ aumentato di intensita’ e quando siamo giunti ecco
tutto lo spettacolo maestoso della natura di fronte ai miei occhi. Odivaru
Ressi, il dio del mare, oggi si e’ risvegliato in tutto il suo furore non
permettendo a nessuno dei pescatori di poter prendere le loro barche.
Vi posso assicurare che il rumore che producevano le onde era a dir poco
assordante, mentre si infrangevano sugli scogli. Sono rimasto quasi paralizzato
mentre osservavo la forza dell’oceano, mentre ascoltavo il ruggito di Odivaru
Ressi, il dio del mare e pensavo ad una lezione del mio vecchio professore di
filosofia mentre ci parlava del romantico sentimento del “sublime sgomento” che
genera la natura ai nostri sensi. Questa sensazione incredibile la provavo
proprio ora mentre l’oceano era in tempesta di fronte a me…
domenica 15 luglio 2012
Too Fast Too Furious
Finita la festa del “Magilis” alla mattina
assistiamo allo sposalizio vero e proprio. Infatti il Gran Marriage e’ un
debutto in societa’ ma dell’uomo. La donna per tutta la durata dei
festeggiamenti resta sempre chiusa in casa e vede lo sposo solo l’ultimo
giorno. Finita la magia della sera prima ripenso per un attimo alla
discriminazione che subiscono le donne in questo posto, ma solo io lo posso
vedere perche’ la maggior parte delle donne che vivono qui non hanno mai visto
altra vita che questa; non hanno un altro mondo con cui confrontarsi.
L’uomo al mattino giunge alla casa della sposa
assieme a tutto lo stuolo di Grande Notable e li’ poi avviene il congiungimento
vero e proprio con la sposa. Da quel momento egli e’ a tutti gli effetti
entrato nell’elite della societa’ comoriana. Terminata anche questa facciamo i
bagagli e cominciamo il viaggio di ritorno, assieme ad Ali; un fratello dello
sposo che di professione fa il guidatore e qui ragazzi devo dirvi che ho avuto
veramente paura…
Appena saliamo, ore 09:37, scopro che lo sposo e’
in macchina dato che deve ritornare in Francia (dopo aver visto la sposa per
circa 30 minuti) con un aereo che partira’ alle 11; considerando che siamo
dall’altra parte del vulcano direi un’impresa ai limiti dell’impossibile, ma
non per il mio guidatore. Ali accende il mezzo, sgasa di brutto e parte a
razzo; comincia un rodeo di buche, tornanti e sgommate al limite della tenuta,
tanto che in un paio di curve a gomito fatte a 80 all’ora ho pensato che il
mezzo si cappottasse, ma il meglio lo da ovviamente nel finale…
Superiamo i tornanti ed entriamo nel rettilineo
lungo costa che ci porta all’aereoporto. Davanti a noi abbiamo una serie di
auto e camion che ci rallentano non poco e mancano 10 minuti alle 11, l’ora X
per prendere l’aereo. Dopo ripetuti tentativi fallimentari di sorpassare a
sinistra, Ali’ cambia drasticamente tattica e decide di sfruttare al meglio la
Jeep 4X4 che possiede. Appena la strada si fa sterrata i mezzi davanti a noi
rallentano ed ecco il colpo da maestro del mio guidatore. Ali mette le ridotte,
sgomma sulla destra in pieno sterrato e sorpassa tutti strombazzando, passando
in testa e arrivando in orario perfetto, mentre io sono diventato bianco come
una mozzarella…
sabato 14 luglio 2012
Gran Marriage...
Ci siamo, oggi sto per partecipare all’evento dell’anno, un Gran Marriage,
il passaggio nella societa’ che conta, ma andiamo come sempre con ordine.
Partiamo alla volta del villaggio di Chomoni dall’altra parte dell’isola
prendendo la strada sterrata che passa per un piccolo valico vicino al vulcano
Karthala. Il viaggio in autobus e’ sempre un’avventura ma il mio proverbiale
adattamento mi fa dormire senza problemi tra buche e scossoni tanto che mi
devono svegliare all’arrivo.
Il villaggio e’ gia’ in piena festa perche’ quando arriviamo alla casa che
ci ospitera’ siamo vicini al momento piu’ importante. Il Gran Marriage e’ una
sorta di debutto nella societa’ che conta, nel giro ristretto dei “Gran
Notable”, e il suo svolgimento e’ ordinato da regole precise. La prima di tutte
queste e’ che qualcuno della tua famiglia deve essere un Gran Notable e lui
solamente puo’ presentarti agli altri Notable; un po’ come la massoneria, in
cui si entra solo per invito.
Quindi se nella tua famiglia non ci sono dei Notable, teoricamente sei
tagliato fuori dal giro; in realta’ hai ancora due possibilita’. La prima e’
sposare una donna che abbia nella sua famiglia un Gran Notable (molto
semplice), oppure puoi trovare qualcuno che garantisca per te (quasi impossibile).
Superato questo primo scoglio veniamo adesso in cosa consiste effettivamente
questo Gran Marriage.
Lo sposo deve comprare una cospicua dote in oro alla moglie nonche’ pagare
dai 4 ai 9 giorni di festeggiamenti e abbondanti libagioni per tutto il villaggio;
praticamente deve non solo dimostrare, ma anche ostentare in modo stucchevole,
il fatto che possiede un sacco di soldi. Considerate che oltre alla dote in oro
(si parla di almeno 10000 euro in oro) lo sposo regala almeno 15 vacche al
villaggio (costo di un singolo animale un migliaio di euro circa) che verranno
sacrificate durante i festeggiamenti; praticamente si parla di decine di
migliaia di euro spese in pochi giorni. Praticamente uno si indebita per tutta
la vita solo per diventare Gran Notable, quando con gli stessi soldi potrebbe
garantirsi una vita piu’ che tranquilla…
Ma il culmine della festa avviene il giorno del “Magilis”, in cui si
presenta ai Gran Notable riuniti per essere accettato all’interno della
societa’. In questo giorno vengono mandati inviti ai Notable presenti nei vari
villaggi che arrivano in giornata e come benvenuto vengono invitati nelle case
degli abitanti a pranzo (di solito vengono preparati pasti abbondanti con i
prodotti migliori e quindi ancora soldi da spendere). Dopo tutta questa trafila
avviene il Magilis, ovvero il debutto in societa’ ed e’ li che la cerimonia
entra nel suo climax…
Di fronte ad una platea di Gran Notable riunita per l’occasione entra il
novello sposo scortato dai suoi alfieri, che lo presentano. All’inizio non ci
credevo, ma io facevo parte di questo corteo, e non solo. Probabilmente essendo
io un “Muzungu” ero considerato una sorta di rara attrattiva e mi e’ stato
riservato il posto d’onore, vicino agli Hagi Notable. Ho scoperto infatti che
al di sopra dei Gran Notable c’e’ una cerchia ristretta di persone ancora piu’
importanti. Se infatti una persona compie l’Hagi, ovvero il pellegrinaggio alla
Mecca ed e’ un Notable, allora verra chiamato Hagi Notable e questo gli da il
diritto di portare un particolare copricapo e ad essere trattato con il massimo
rispetto da chiunque.
Tutta la cerimonia e’ un misto di antiche tradizioni mescolato con l’islam
e potervi partecipare in prima persona e’ stata un’esperienza emozionante. Io
non sono una persona religiosa ma vedere tutte quelle persone riunite in una
sorta di grande rito collettivo aveva un qualcosa di mistico…
venerdì 13 luglio 2012
Il Cielo...
Oggi ci siamo appostati per attendere i delfini
nella baia e mentre ero disteso sul bodo della barca ho guardato verso l’alto.
In cielo c’erano poche nuvole e si muovevano lente mentre la barca mi cullava
con il suo rollio. E’ stato allora che ho visto il cielo di un colore blu
pastello intenso cosi’ diverso dal nostro, molto piu deciso. Poi i delfini sono
arrivati e quindi bisognava lavorare. Maledetti…
giovedì 12 luglio 2012
Domanda e Offerta...
Una tra le leggi del mercato si fonda sulla domanda
e sull’offerta. Ovvero ad un’offerta di
un qualunque bene di consumo, corrisponde una domanda dello stesso oggetto. Il
prezzo poi viene stabilito dall’oscillazione di questi due grandi insiemi.
Generalmente maggiore e’ la domanda di un oggetto maggiore sara’ il suo prezzo,
mentre se e’ maggiore l’offerta, il suo prezzo tendera’ ad abbassarsi. In
questo modo il mercato tende ad autoregolarsi. Sia chiaro, non sono un
economista e quindi questa e’ una spiegazione molto spiccia e semplicistica e forse nemmeno del tutto corretta.
Qui alle Comore ho visto che questa legge non
esiste, e praticamente non esiste un mercato interno. Ovvero quando una persona
non ha un lavoro compra all’ingrosso un mucchio di cianfrusaglie e beni di
consumo inutili, come ciabatte di gomma, dentifrici, profumi, saponi e li
vende. Fin qui niente di male, ma la cosa piu’ incredibile riguarda la
concorrenza, che non esiste.
Ovvero tutti vendono le stesse cose, allo stesso
prezzo. Il risultato e’ che non esiste un prodotto di qualita’ essendo oramai
morto il mercato interno. L’unica cosa che ho visto avere una qualita’
migliore, e quindi un prezzo diverso, sono le banane. Quelle di una certo posto
sono considerate le migliori e quindi vendute ad un prezzo piu’ alto, ma
ovviamente nessuno si e’ mai sognato di venderle ad un prezzo piu’ basso per aumentare i guadagni. Credo che qui sia
arrivata solo la religione dai paesi arabi, mentre e’ quasi assente la cultura del
commercio…
mercoledì 11 luglio 2012
Chi cerca trova…
Questa settimana abbiamo viaggiato verso nord per esplorare una nuova baia dove ci hanno detto che ogni giorno ci sono i delfini. La nostra prima uscita in barca e’ stata completamente infruttuosa, ma non ci siamo disperati e oggi sebbene non avessimo il favore del vento siamo usciti lo stesso.
Siamo arrivati in baia e dopo poco ecco che finalmente avvistiamo il nostro gruppo di delfini pronto per essere studiato. La giornata di lavoro e’ stata ottima, ma c’e’ una piccola nota di disappunto. Oggi il nostro pescatore non e’ potuto venire in barca dato che stava male e ha mandato un suo sostituto, un ragazzino a cui sta facendo training.
Credo ci sia stato qualche problema di comprensione dato che non rispondeva alle indicazioni con prontezza, ma aveva un ritardo sistematico di circa un minuto nel girare la barca. Capite bene che alla terza volta che urlo “Sinistra” e la barca continua ad andare dritta ho avuto un attimo di risentimento sfociato, , in un modo di dire molto veneziano che devo a mio padre, e che lui utilizzava spesso nei miei confronti quando non capivo: “sto imatonio dove xse che eo gha tira’ fora? Da queo dei colori?” ovvero in italiano “questo immattonito (persona dura di comprensione) da dove e’ uscito? Da quello che vende colori?”.
La traduzione non ha senso in italiano, ma vi posso assicurare che al momento rendeva perfettamente il senso del mio disappunto…
Siamo arrivati in baia e dopo poco ecco che finalmente avvistiamo il nostro gruppo di delfini pronto per essere studiato. La giornata di lavoro e’ stata ottima, ma c’e’ una piccola nota di disappunto. Oggi il nostro pescatore non e’ potuto venire in barca dato che stava male e ha mandato un suo sostituto, un ragazzino a cui sta facendo training.
Credo ci sia stato qualche problema di comprensione dato che non rispondeva alle indicazioni con prontezza, ma aveva un ritardo sistematico di circa un minuto nel girare la barca. Capite bene che alla terza volta che urlo “Sinistra” e la barca continua ad andare dritta ho avuto un attimo di risentimento sfociato, , in un modo di dire molto veneziano che devo a mio padre, e che lui utilizzava spesso nei miei confronti quando non capivo: “sto imatonio dove xse che eo gha tira’ fora? Da queo dei colori?” ovvero in italiano “questo immattonito (persona dura di comprensione) da dove e’ uscito? Da quello che vende colori?”.
La traduzione non ha senso in italiano, ma vi posso assicurare che al momento rendeva perfettamente il senso del mio disappunto…
Il Fratello della Zia di mio Cugino…
Una cosa ho capito qui alle Comore; se vuoi ricostruire le parentele devi munirti di pazienza, carta, penna e potrebbero esserti utili le conoscenze di matematica superiore, tanto sono complesse le relazioni familiari, dato che nella stessa casa ci possono essere due padri, un numero imprecisato di madri, sorelle e fratelli, che comporta un numero di zii e cugini che sfiora il numero dei granelli della sabbia del deserto, percio’ mi sono armato di pazienza e ho chiesto lumi ad Artadji…
Il concetto di base e’ che tutti quelli che vivono nella stessa casa formano una famiglia e considerando che e’ il marito che va a vivere nella famiglia della sposa la cosa si complica. Cominciamo con la famiglia base, ovvero un solo padre, il quale puo’ prendere fino a 4 mogli; che saranno quindi tutte mamme per un ragazzo cresciuto in quella casa e quindi ci saranno un numero imprecisato di fratelli e sorelle. Capite bene che con 4 mogli il numero delle zie e cugini aumenta a dismisura.
Passiamo poi alla famiglia allargata. Nella stessa casa ci sono due sorelle, con i loro rispettivi mariti. I figli si riferiscono alla zia e allo zio (rispettivamente sorella e relativo consorte della loro mamma biologica) come mamma e papa’ in ogni caso, e ai figli di questa coppia non come cugini ma sempre come fratelli. E’ come se esista una grandissima fratellanza che accomuna tutti, che va oltre il legame del sangue. E’ una delle parti che compongono questo enorme salvagente sociale che esiste in questa parte di Africa, ma che alle volte ti tiene stretto e non ti fa andare via.
Una piccola curiosita’. In ogni casa, il primo figlio maschio, indipendentemente dall’eta’ che ha, deve essere rispettato da tutte le sorelle presenti anche se piu’ vecchie di lui. Ad esempio Artadji mi ha detto che se sua sorella maggiore vuole andare in qualche posto o fare qualcosa deve prima chiedere a lui il permesso e se lui non e’ d’accordo non se ne fa niente. In assenza del padre poi, il primo figlio maschio e’ il capofamiglia a tutti gli effetti ed e’ il vero signore della casa, dato che non si fa niente senza che lui non dia il suo assenso, dall’accensione del generatore per la corrente, all’uso della macchina e via dicendo.
Ripensavo con un sorriso alle conquiste dei paesi nordici sui diritti civili, alla parita’ tra i sessi e come applicarle qui…
Il concetto di base e’ che tutti quelli che vivono nella stessa casa formano una famiglia e considerando che e’ il marito che va a vivere nella famiglia della sposa la cosa si complica. Cominciamo con la famiglia base, ovvero un solo padre, il quale puo’ prendere fino a 4 mogli; che saranno quindi tutte mamme per un ragazzo cresciuto in quella casa e quindi ci saranno un numero imprecisato di fratelli e sorelle. Capite bene che con 4 mogli il numero delle zie e cugini aumenta a dismisura.
Passiamo poi alla famiglia allargata. Nella stessa casa ci sono due sorelle, con i loro rispettivi mariti. I figli si riferiscono alla zia e allo zio (rispettivamente sorella e relativo consorte della loro mamma biologica) come mamma e papa’ in ogni caso, e ai figli di questa coppia non come cugini ma sempre come fratelli. E’ come se esista una grandissima fratellanza che accomuna tutti, che va oltre il legame del sangue. E’ una delle parti che compongono questo enorme salvagente sociale che esiste in questa parte di Africa, ma che alle volte ti tiene stretto e non ti fa andare via.
Una piccola curiosita’. In ogni casa, il primo figlio maschio, indipendentemente dall’eta’ che ha, deve essere rispettato da tutte le sorelle presenti anche se piu’ vecchie di lui. Ad esempio Artadji mi ha detto che se sua sorella maggiore vuole andare in qualche posto o fare qualcosa deve prima chiedere a lui il permesso e se lui non e’ d’accordo non se ne fa niente. In assenza del padre poi, il primo figlio maschio e’ il capofamiglia a tutti gli effetti ed e’ il vero signore della casa, dato che non si fa niente senza che lui non dia il suo assenso, dall’accensione del generatore per la corrente, all’uso della macchina e via dicendo.
Ripensavo con un sorriso alle conquiste dei paesi nordici sui diritti civili, alla parita’ tra i sessi e come applicarle qui…
lunedì 9 luglio 2012
Esploratori...
Oggi si parte verso nord in missione eplorativa. Abbiamo infatti avuto una soffiata; pare che ci sia una baia dove ogni giorno e’ possibile vedere i delfini. Quindi prepariamo armi e bagagli e ci dirigiamo al puntu di partenza, la stazione nord degli autobus. Confesso che predere un’autobus Africano dopo molto tempo e’ sempre un’esperienza da ricordare.
Appena arriva il nostro mezzo parte un vero e proprio assalto alla diligenza in cui si sale e si occupano i posti necessari. Poi quando la battaglia e’ finita e le posizioni consolidate allora si caricano i bagagli fino a stipare il bus all’inverosimile; rimango sempre sorpreso dalla capacita’ di carico dei mezzi locali sia per quantitativo di persone (29) sia per quello di merci. Appena ci sentiamo schiacciati come sardine ed immobili e’ il segnale che il mezzo e’ pronto a partire e allora via che si va verso Djoumani!
Piccola nota personale. La mia capacita’ di dormire in ogni luogo e in ogni condizione e’ invidiabile, ma qui in Africa ha raggiunto la perfezione. Sebbene sia seduto in una posizone scomodissima, su un mezzo rumoroso, e su una strada piena di buche dormo per tutto il viaggio come un bimbo in culla.
Arriviamo al villaggio per discutere con i pescatori, per trovarne uno disponibile ad accompagnarci con la sua barca nella nostra ricerca e dopo una trattativa riusciamo a strappare un buon prezzo. Dopo aver discusso chiediamo il nome del nostro nuovo pescatore e sembra esserci lo zampino della mia baraka anche questa volta. Si chiama Djouma, come il pescatore che mi porta sempre in barca in capitale: sento gia’ che sara’ un successo…
Appena arriva il nostro mezzo parte un vero e proprio assalto alla diligenza in cui si sale e si occupano i posti necessari. Poi quando la battaglia e’ finita e le posizioni consolidate allora si caricano i bagagli fino a stipare il bus all’inverosimile; rimango sempre sorpreso dalla capacita’ di carico dei mezzi locali sia per quantitativo di persone (29) sia per quello di merci. Appena ci sentiamo schiacciati come sardine ed immobili e’ il segnale che il mezzo e’ pronto a partire e allora via che si va verso Djoumani!
Piccola nota personale. La mia capacita’ di dormire in ogni luogo e in ogni condizione e’ invidiabile, ma qui in Africa ha raggiunto la perfezione. Sebbene sia seduto in una posizone scomodissima, su un mezzo rumoroso, e su una strada piena di buche dormo per tutto il viaggio come un bimbo in culla.
Arriviamo al villaggio per discutere con i pescatori, per trovarne uno disponibile ad accompagnarci con la sua barca nella nostra ricerca e dopo una trattativa riusciamo a strappare un buon prezzo. Dopo aver discusso chiediamo il nome del nostro nuovo pescatore e sembra esserci lo zampino della mia baraka anche questa volta. Si chiama Djouma, come il pescatore che mi porta sempre in barca in capitale: sento gia’ che sara’ un successo…
domenica 8 luglio 2012
I giochi della gioventu'...
In questi giorni il traffico in capitale e’ parzialmente bloccato per un’avvenimento particolare: qui alle Comore per la prima volta si svolgono i Giochi della Gioventu’ dell’Oceano Indiano. Ricordo con particolare piacere questa manifestazione sportiva, che cercava di aumentare nelle scuole l’amore per gli sport, particolarmente per l’atletica leggera.
Oggi mentre stavamo rientrando dall’uscita in barca abbiamo visto sulla battigia una delle manifestazioni sportive, ma non sono riuscito ad intuire cosa. Ma e’ stato bello comunque vedere e sentire la passione di questi ragazzi. Mi ha fatto ricordare quando ci partecipai anni fa e ho uno splendido ricordo di quell’evento sportivo, in cui mi sono sentito parte di un qualcosa. Non ho brillato nella mia competizione, ma ho capito appieno lo spirito di De Coubertin. In quel momento ho colto il significato profondo del detto “l’importante non e’ vincere, e’ partecipare”. Se hai dato tutto te stesso non devi avere rimpianti per il risultato…
Oggi mentre stavamo rientrando dall’uscita in barca abbiamo visto sulla battigia una delle manifestazioni sportive, ma non sono riuscito ad intuire cosa. Ma e’ stato bello comunque vedere e sentire la passione di questi ragazzi. Mi ha fatto ricordare quando ci partecipai anni fa e ho uno splendido ricordo di quell’evento sportivo, in cui mi sono sentito parte di un qualcosa. Non ho brillato nella mia competizione, ma ho capito appieno lo spirito di De Coubertin. In quel momento ho colto il significato profondo del detto “l’importante non e’ vincere, e’ partecipare”. Se hai dato tutto te stesso non devi avere rimpianti per il risultato…
sabato 7 luglio 2012
Gli ultimi saranno i primi ...
Recita il vangelo di Matteo e mi permette di introdurvi una piccola scoperta. Qui in Africa non ho spesso molto tempo per leggere, ma questa volta ho deciso di portarmi un libro molto particolare: “Il banchiere dei poveri”. Una specie di cronistoria romanzata in modo efficace sulla folle idea del microcredito: ma cos’e’ questo microcredito?
Nel suo libro il professor Yunus, tenace e agguerrito professore di economia in Bagladesh, racconta la spietatezza del sistema bancario che concede prestiti solo a chi possiede delle garanzie per poterli ripagare. Il nostro docente invece ebbe un’idea semplice e rivoluzionaria: fornire prestiti (si parla di piccolissime somme di denaro) ai piu’ poveri tra i poveri. Essi infatti non possono risollevarsi solo con la forza delle loro idee, perche’ schiacciati da un sistema bancario da un lato, e da un sistema sociale dall’altro lato, che non consente loro di liberarsi dalla poverta’.
Questi piccoli prestiti sono il modo, la miccia che accende il fuoco del riscatto e permette loro, attraverso le loro idee e la loro iniziativa di intraprendere piccole attivita’ remunerative che consentono loro di risollevarsi e di ripagare il prestito completamente nel 97% dei casi. La Banca Grameen, fondata da Yunus nel 1977, ha contribuito a risollevare dalla poverta’ piu’ di 10 milione di persone solo in Bangladesh. La battaglia contro la poverta’ e’ solo all’inizio ma leggendo questo libro ho capito una cosa: probabilmente se il mondo occidentale, che da solo usa il 94% delle ricchezze del pianeta nonostante ne rappresenti solo il 40%, avesse la volonta’ di sconfiggere la poverta’ la lotta sarebbe stata vinta anni fa…
Questo libro mi richiama anche un’altra storia che riguarda i poveri: Il “Barefoot College” di Bunker Roy. Questo eccentrico, e per certi versi pazzo, indiano ha fondato questa particolare universita’ solo per i piu’ poveri; non vi racconto di piu’ ma vi rimando alla presentazione che fece circa un anno fa.
Nel suo libro il professor Yunus, tenace e agguerrito professore di economia in Bagladesh, racconta la spietatezza del sistema bancario che concede prestiti solo a chi possiede delle garanzie per poterli ripagare. Il nostro docente invece ebbe un’idea semplice e rivoluzionaria: fornire prestiti (si parla di piccolissime somme di denaro) ai piu’ poveri tra i poveri. Essi infatti non possono risollevarsi solo con la forza delle loro idee, perche’ schiacciati da un sistema bancario da un lato, e da un sistema sociale dall’altro lato, che non consente loro di liberarsi dalla poverta’.
Questi piccoli prestiti sono il modo, la miccia che accende il fuoco del riscatto e permette loro, attraverso le loro idee e la loro iniziativa di intraprendere piccole attivita’ remunerative che consentono loro di risollevarsi e di ripagare il prestito completamente nel 97% dei casi. La Banca Grameen, fondata da Yunus nel 1977, ha contribuito a risollevare dalla poverta’ piu’ di 10 milione di persone solo in Bangladesh. La battaglia contro la poverta’ e’ solo all’inizio ma leggendo questo libro ho capito una cosa: probabilmente se il mondo occidentale, che da solo usa il 94% delle ricchezze del pianeta nonostante ne rappresenti solo il 40%, avesse la volonta’ di sconfiggere la poverta’ la lotta sarebbe stata vinta anni fa…
Questo libro mi richiama anche un’altra storia che riguarda i poveri: Il “Barefoot College” di Bunker Roy. Questo eccentrico, e per certi versi pazzo, indiano ha fondato questa particolare universita’ solo per i piu’ poveri; non vi racconto di piu’ ma vi rimando alla presentazione che fece circa un anno fa.
Guarda qui!
Entrambe queste persone lottano contro un sistema che esclude completamente gli ultimi della terra. E’ una lotta folle, quasi fossero Don Chisciotte contro i mulini a vento eppure lentamente stanno facendo qualcosa; come direbbe Ghandi “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Ma c’e’ un’altra frase del Mahatma che che puo’ riassumere queste due storie.
“All’inizio ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono e alla fine vinci”
Entrambe queste persone lottano contro un sistema che esclude completamente gli ultimi della terra. E’ una lotta folle, quasi fossero Don Chisciotte contro i mulini a vento eppure lentamente stanno facendo qualcosa; come direbbe Ghandi “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Ma c’e’ un’altra frase del Mahatma che che puo’ riassumere queste due storie.
“All’inizio ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono e alla fine vinci”
venerdì 6 luglio 2012
Colours...
“Deep inside the border … children are crying fighting for food…holding they head … breaking their bread wth a stone …”
“Nel profondo delle periferie … bambini piangono combattendo per il cibo … si tengono la testa … rompono il pane con una pietra …”
Oggi stavo ascoltando questa meravigliosa canzone di Phil Collins mentre ripensavo all’Africa, a tutti i suoi uomini, donne e bambini e alle nostre vite cosi’ lontane in ogni senso da questo posto. Quando guardo i bambini che corrono, scalzi, con i vestiti logori e sporchi, non posso fare a meno di pensare alla mia infanzia, piena di possibilita’, di diritti.
Ogni volta che vedo questi bambini che giocano, o i giovani che stanno seduti all’ombra dei muretti aspettando qualcosa, mi chiedo quale futuro c’e’ per loro. Mi chiedo il perche’ di tanta ingiustizia. Non riesco a non farmele queste domande, arrivano da sole. Solo che non arriva mai la risposta…
“Nel profondo delle periferie … bambini piangono combattendo per il cibo … si tengono la testa … rompono il pane con una pietra …”
Oggi stavo ascoltando questa meravigliosa canzone di Phil Collins mentre ripensavo all’Africa, a tutti i suoi uomini, donne e bambini e alle nostre vite cosi’ lontane in ogni senso da questo posto. Quando guardo i bambini che corrono, scalzi, con i vestiti logori e sporchi, non posso fare a meno di pensare alla mia infanzia, piena di possibilita’, di diritti.
Ogni volta che vedo questi bambini che giocano, o i giovani che stanno seduti all’ombra dei muretti aspettando qualcosa, mi chiedo quale futuro c’e’ per loro. Mi chiedo il perche’ di tanta ingiustizia. Non riesco a non farmele queste domande, arrivano da sole. Solo che non arriva mai la risposta…
giovedì 5 luglio 2012
Manama…
Qui alle Comore ho capito che le persone singole sono niente e tutto si fonda sulla famiglia. Avere una famiglia equivale alla differenza tra vivere e morire, ma soprattutto ogni tua azione ricadra' poi anche sulla tua famiglia. Per cui se un Gran Notable esercita il suo potere di Olawa (Guarda qui), ovvero ti scaccia dal villaggio, questa maledizione non ricadra’ solo su di te, ma anche su tutti I tuoi cari.
Oggi mentre ero in barca il nostro pescatore di fiducia, Juma, mi stava parlando e mi ha detto una parola per molte volte senza che riuscissi a capirne il significato appieno, ma poi ho compreso cosa voleva dire. Mi ha detto indicandosi e poi facendo lo stesso con me la parola “Manama” che significa “Fratello”…
Si, oggi ho aggiunto un altro pezzo alla mia grande famiglia africana che qui mi ha accolto l’anno scorso. Quando sono arrivato qui ero da solo ma poi piano piano una Mama mi ha adottato, ho allargato la mia famiglia con il Governatore delle regione di Bangua e adesso ho un fratello. Non saro’ mai solo qui in Africa…
Oggi mentre ero in barca il nostro pescatore di fiducia, Juma, mi stava parlando e mi ha detto una parola per molte volte senza che riuscissi a capirne il significato appieno, ma poi ho compreso cosa voleva dire. Mi ha detto indicandosi e poi facendo lo stesso con me la parola “Manama” che significa “Fratello”…
Si, oggi ho aggiunto un altro pezzo alla mia grande famiglia africana che qui mi ha accolto l’anno scorso. Quando sono arrivato qui ero da solo ma poi piano piano una Mama mi ha adottato, ho allargato la mia famiglia con il Governatore delle regione di Bangua e adesso ho un fratello. Non saro’ mai solo qui in Africa…
mercoledì 4 luglio 2012
Lezioni di comoriano...
Oggi dopo l'uscita in barca, Artadji, anzi, il Dottor Attoumane, e' salito in cattedra e ci ha fatto la prima lezione di comoriano. Il Comoriano e' una lingua che deriva da un mix di Swahili e di Arabo e devo dire che e' veramente difficile con dei suoni per noi difficilmente riproducibili, ma la particolarita' incredibile e' che si e' cominciato a scrivera circa 30 anni orsono, prima la lingua esisteva solo come suono, non come parola scritta, ed in questi anni verranno fissate tutte le regole grammaticali della neo lingua comoriana; infatti al momento non ci sono tutti i termini, ne tutta la grammatica.
Infatti appena comincia la lezione partiamo dalla coniugazione dei verbi e subito ci sono due lezioni per me sconvolgenti. La prima e' che i verbi vengono preceduti da un avverbio di tempo che ne indica il momento in cui si svolge l'azione, e la seconda riguarda l'ausiliare essere; semplicemente non esiste! Si avete letto bene, non si puo' dire in comoriano "Io Sono". Sembra quasi che il senso dell'esistenza non possa essere relegato alla semplice parola, che non si possa dire che qualcuno esista di per se stesso.
Infatti per definire qualcuno, si aggiunge un aggettivo al soggetto senza usare il verbo essere: ovvero per dire "Io sono bello" si dice "Io bello". Abbiamo poi provato a parlare, per quel poco che conoscevamo a Djuma, nostro pescatore, e lui continuva ad usare gli infiniti. Abbiamo chiesto lumi ad Artadji e ci ha risposto che lui parla per infiniti perche' non e' andato a scuola e quindi nessuno gli ha insegnato la grammatica della propria lingua. E' come se in Italia ci fosse qualcuno che parlasse "Io andare a casa". Sono rimasto a bocca aperta...
Infatti appena comincia la lezione partiamo dalla coniugazione dei verbi e subito ci sono due lezioni per me sconvolgenti. La prima e' che i verbi vengono preceduti da un avverbio di tempo che ne indica il momento in cui si svolge l'azione, e la seconda riguarda l'ausiliare essere; semplicemente non esiste! Si avete letto bene, non si puo' dire in comoriano "Io Sono". Sembra quasi che il senso dell'esistenza non possa essere relegato alla semplice parola, che non si possa dire che qualcuno esista di per se stesso.
Infatti per definire qualcuno, si aggiunge un aggettivo al soggetto senza usare il verbo essere: ovvero per dire "Io sono bello" si dice "Io bello". Abbiamo poi provato a parlare, per quel poco che conoscevamo a Djuma, nostro pescatore, e lui continuva ad usare gli infiniti. Abbiamo chiesto lumi ad Artadji e ci ha risposto che lui parla per infiniti perche' non e' andato a scuola e quindi nessuno gli ha insegnato la grammatica della propria lingua. E' come se in Italia ci fosse qualcuno che parlasse "Io andare a casa". Sono rimasto a bocca aperta...
martedì 3 luglio 2012
Pit Stop...
Il pit stop e' un momento particolare delle corse automobilistiche, come la formula uno, in cui un corridore puo' rietrare ai box per effettuare il cambio gomme in caso di pioggia o di usura. Passeggiando per le vie di Moroni, la apitale delle Comore ho notato come avviene il cambio gomme...
Davanti ad uno spiazzo pieno di rottami , un vero cimitero di automezzi, opera il nostro gommista. Ci sono fondamentalmente due tipologie di clienti; chi arriva con la macchina e chi invece smonta a casa la ruota e poi la fa rotolare fino al negozio.
in entrambi i casi l'esperto osserva attentamente la gomma da sostituire e poi comincia a cercarla tra i modelli disponibili in casa o nel parco rottami. All'inizio credevo cercasse il modello, ma poi mi sono dovuto ricredere. In realta' quello che cerca non e' il modello, ma la gomma che pu' assomiglia per larghezza e diametro a quella da cambiare. Ovviamente quale migliore confronto della prova empirica?
Il metodo scientifico e' applicato con rigore; per prima cosa si accostano i due penumatici per controllare il diametro e poi si confrontano le larghezze e se tutto combacia abbiamo individuato la gomma. Se anche il cliente e soddisfatto, si procede al cambio e poi al gonfiaggio. Ah dimenticavo di dirvi che il nostro gommista non sempre dispone di un compressore e quindi gonfia le ruote con una pompa per bicicletta. Fortuna che non ha decine di clienti o morirebbe sfinito...
Davanti ad uno spiazzo pieno di rottami , un vero cimitero di automezzi, opera il nostro gommista. Ci sono fondamentalmente due tipologie di clienti; chi arriva con la macchina e chi invece smonta a casa la ruota e poi la fa rotolare fino al negozio.
in entrambi i casi l'esperto osserva attentamente la gomma da sostituire e poi comincia a cercarla tra i modelli disponibili in casa o nel parco rottami. All'inizio credevo cercasse il modello, ma poi mi sono dovuto ricredere. In realta' quello che cerca non e' il modello, ma la gomma che pu' assomiglia per larghezza e diametro a quella da cambiare. Ovviamente quale migliore confronto della prova empirica?
Il metodo scientifico e' applicato con rigore; per prima cosa si accostano i due penumatici per controllare il diametro e poi si confrontano le larghezze e se tutto combacia abbiamo individuato la gomma. Se anche il cliente e soddisfatto, si procede al cambio e poi al gonfiaggio. Ah dimenticavo di dirvi che il nostro gommista non sempre dispone di un compressore e quindi gonfia le ruote con una pompa per bicicletta. Fortuna che non ha decine di clienti o morirebbe sfinito...
lunedì 2 luglio 2012
Dogma ed il senso del peccato…
Il dogma e' una verita' inconfutabile ed incontrovertibile e viene prevalentemente usata in ambito religioso, come la parola peccato, parola di origine latina che in passato si riferiva alle persone che avevano commesso un reato. La sua accezzione moderna invece riguarda molto spesso la sfera religiosa, e indica una comportamento o un'azione proibita o una trsgressione di alcuni dogmi.
Le religioni impongono l'accettazione di alcune verita' e di alcuni dogmi per fede che generano quindi una serie di situazioni o comportamenti che devono essere evitati. Nella religione cristiana ogni individuo nasce gia' impuro, con il peccato originale, che il battesimo, primo dei sacramenti, deve mondare dall'anima del nascituro, per permettere il suo ingresso nella comunita'.
Qui alle Comore L'islam e' religione di stato e pone una serie di paletti molto rigidi su parecchie abitubini giornaliere; 5 preghiere al giorno, il divieto di mangiare e bere determintati cibi, e soprattutto rigide norme di vita familiare e coniugale. tutto quello che trasgredisce queste regole, ricade nella sfera del Fadi, del taboo, del proibito...
Il "proibito" ha sempre esercitato nell'uomo un perverso fascino, una tentazione mai sopita verso la trasgressione; forse fine se stessa? O e' solo per il gusto di provare il brivido di andare contro le regole? Parlavo con il Mercante di Pietre di questo sentimento e lui mi ha detto una bella frase, come sempre, che mi ha stimolato una riflessione. Mi ha detto "ricorda che se dici a qualcuno di non prendere quella strada, prima o poi lo faranno. Si chiederanno il motivo del perche' e' proibito".
Riflettendo su questa frase mi sono posto il motivo per cui vengono effettuati coportamenti che possiamo definire proibiti. Credo che oltre al desiderio ed al brivido di commettere un atto impuro, ci sia, almeno per me, anche la voglia di conoscere il motivo di tale divieto, cio' che si cela dietro al muro. Spesso nelle religioni una verita' viene accettata senza mettere in pratica il dubbio, che dovrebbe essere metodico per ogni uomo di scienza.
Una volta uno dei miei professori, che considero come un mio Mentore, durante una lezione mi stava rispiegando un processo chimico all'interno della cellula che non avevo compreso appieno. Quando fini' mi chiese se avessi capito; non avevo tutti gli strumenti per farlo e mi scappo’ un nefasto “mi fido”. Lui mi guardo molto serio e mi apostrofo’: “Ci si fida e si crede solo in chiesa, qui no. Qui si dubita e sperimenta.”. Sagge parole…
Le religioni impongono l'accettazione di alcune verita' e di alcuni dogmi per fede che generano quindi una serie di situazioni o comportamenti che devono essere evitati. Nella religione cristiana ogni individuo nasce gia' impuro, con il peccato originale, che il battesimo, primo dei sacramenti, deve mondare dall'anima del nascituro, per permettere il suo ingresso nella comunita'.
Qui alle Comore L'islam e' religione di stato e pone una serie di paletti molto rigidi su parecchie abitubini giornaliere; 5 preghiere al giorno, il divieto di mangiare e bere determintati cibi, e soprattutto rigide norme di vita familiare e coniugale. tutto quello che trasgredisce queste regole, ricade nella sfera del Fadi, del taboo, del proibito...
Il "proibito" ha sempre esercitato nell'uomo un perverso fascino, una tentazione mai sopita verso la trasgressione; forse fine se stessa? O e' solo per il gusto di provare il brivido di andare contro le regole? Parlavo con il Mercante di Pietre di questo sentimento e lui mi ha detto una bella frase, come sempre, che mi ha stimolato una riflessione. Mi ha detto "ricorda che se dici a qualcuno di non prendere quella strada, prima o poi lo faranno. Si chiederanno il motivo del perche' e' proibito".
Riflettendo su questa frase mi sono posto il motivo per cui vengono effettuati coportamenti che possiamo definire proibiti. Credo che oltre al desiderio ed al brivido di commettere un atto impuro, ci sia, almeno per me, anche la voglia di conoscere il motivo di tale divieto, cio' che si cela dietro al muro. Spesso nelle religioni una verita' viene accettata senza mettere in pratica il dubbio, che dovrebbe essere metodico per ogni uomo di scienza.
Una volta uno dei miei professori, che considero come un mio Mentore, durante una lezione mi stava rispiegando un processo chimico all'interno della cellula che non avevo compreso appieno. Quando fini' mi chiese se avessi capito; non avevo tutti gli strumenti per farlo e mi scappo’ un nefasto “mi fido”. Lui mi guardo molto serio e mi apostrofo’: “Ci si fida e si crede solo in chiesa, qui no. Qui si dubita e sperimenta.”. Sagge parole…
domenica 1 luglio 2012
Dottore , Dottore, Dottore del buso del ...
Questa bella canzoncina viene spesso cantata ai neo laureati dell’Universita’ di Padova. Oggi non potro’ cantarla qui alle Comore, ma sara’ una grande giornata lo stesso. Oggi sono stati proclamati i ragazzi del Master in Biodiversita’ dell’Universita’ delle Comore, i primi 15 del loro paese ed e’ stata una festa bellissima…
Oggi dopo una buona uscita in barca mi sono recato all’universita’ e ho incontrato gli studenti accompagnati dalle loro famiglie; un variegatissimo patchwork di vite in cui ho visto donne in burqa (il velo integrale) assieme a madri vestite all’occidentale con solo un velo che le copriva le spalle. Mille donde mi hanno colto in quel momento, ed una su tutte; come conciliare qui fede e scienza, ma tutto e’ svanito quando e’ cominciata la cerimonia.
Alla presenza del rettore e del ministro dell’istruzione i ragazzi vengono chiamati e proclamati laureati in biologia. Appena sento il nome di Artadji trattengo il fiato finche’ il ministro pronuncia il voto ed e’ il massimo! Lui si alza con un urlo spontaneo e liberatorio guardandomi mentre provo una gioia travolgente e tutto il resto diventa quasi ovattato fino al rompete le righe.
Confesso che quando si avvicina a me non resisto e ci abbracciamo con un pianto quasi liberatorio, mentre sento membri della sua famiglia che mi ringraziano per aver aiutato questo meraviglioso studente. Non sanno quanto io debba ringraziare loro, tutti loro.
E’ come un film che scorre di fronte a me; il nostro primo incontro all’aeroporto, l’Africa, Ourveni, le lezioni, uscite in barca, risate, le stelle, Itzunzu, la barca, Djuma, il vulcano Karthala. Tutto questo e molto di piu’ si condensa in un attimo che mi, che ci travolge entrambi in un fraterno abbraccio. Non ci siamo detti altro, non serviva di certo…
Oggi dopo una buona uscita in barca mi sono recato all’universita’ e ho incontrato gli studenti accompagnati dalle loro famiglie; un variegatissimo patchwork di vite in cui ho visto donne in burqa (il velo integrale) assieme a madri vestite all’occidentale con solo un velo che le copriva le spalle. Mille donde mi hanno colto in quel momento, ed una su tutte; come conciliare qui fede e scienza, ma tutto e’ svanito quando e’ cominciata la cerimonia.
Alla presenza del rettore e del ministro dell’istruzione i ragazzi vengono chiamati e proclamati laureati in biologia. Appena sento il nome di Artadji trattengo il fiato finche’ il ministro pronuncia il voto ed e’ il massimo! Lui si alza con un urlo spontaneo e liberatorio guardandomi mentre provo una gioia travolgente e tutto il resto diventa quasi ovattato fino al rompete le righe.
Confesso che quando si avvicina a me non resisto e ci abbracciamo con un pianto quasi liberatorio, mentre sento membri della sua famiglia che mi ringraziano per aver aiutato questo meraviglioso studente. Non sanno quanto io debba ringraziare loro, tutti loro.
E’ come un film che scorre di fronte a me; il nostro primo incontro all’aeroporto, l’Africa, Ourveni, le lezioni, uscite in barca, risate, le stelle, Itzunzu, la barca, Djuma, il vulcano Karthala. Tutto questo e molto di piu’ si condensa in un attimo che mi, che ci travolge entrambi in un fraterno abbraccio. Non ci siamo detti altro, non serviva di certo…
sabato 30 giugno 2012
Biopsia...
Una biopsia e’ il prelievo di un tessuto da un animale mentre e’ ancora in vita. Recentemente sto cercando di ottenere alcuni campioni di pelle dai miei amati delfini per effettuare alcune analisi genetiche. All’inizio pensavo che la cosa fosse semplice, dato che il campione di pelle che dovrei prendere si aggira intorno a qualche millimetro cubo; avevo pensato troppo in fretta…
Oggi ho provato per la prima volta ad usare la lancia che ho portato dall’Italia. Costruita completamente in modo artigianale, grazie all’indispensabile aiuto di Leonardo, un mio collega in quel di Padova, era pronta per fare il suo compito di fronte ad un grosso gruppo di delfini. Appena avvistati ho deciso di provare; ho montato il pezzo con calma e poi mi sono messo a prua intimando a Juma di procedere di buon passo per stimolare i loro salti ed e’ stato allora che e’ successo…
Non so se avete mai avuto un legame con gli animali, o se avete la sensazione che quando ne state guardando uno anche lui vi stia scrutando. E’ una sensazione istintiva che non e’ razionalmente spiegabile completamente, ma si ha la percezione che una comunicazione in quel momento e’ in atto. Mentre mi sporgo a prua uno dei delfini nuota lateralmente e il suo sguardo incrocia il mio per qualche istante.
Resto come paralizzato, e’ come se lui sapesse che da un momento all’altro lo sto per prelevare un piccolo pezzo della sua pelle, e io mi sento quasi colpevole. Rimango a prua per qualche minuto senza parole finche’ raccolgo il coraggio e dopo aver pronunciato “Scusami” lo colpisco delicatamente e prendo un pezzetto di pelle. Mi siedo e ripongo al sicuro il campione, poi guardo Juma e gli dico di tornare a casa, non me la sento di proseguire, e’ troppo forte il ricordo di quegli occhi nel mare…
Oggi ho provato per la prima volta ad usare la lancia che ho portato dall’Italia. Costruita completamente in modo artigianale, grazie all’indispensabile aiuto di Leonardo, un mio collega in quel di Padova, era pronta per fare il suo compito di fronte ad un grosso gruppo di delfini. Appena avvistati ho deciso di provare; ho montato il pezzo con calma e poi mi sono messo a prua intimando a Juma di procedere di buon passo per stimolare i loro salti ed e’ stato allora che e’ successo…
Non so se avete mai avuto un legame con gli animali, o se avete la sensazione che quando ne state guardando uno anche lui vi stia scrutando. E’ una sensazione istintiva che non e’ razionalmente spiegabile completamente, ma si ha la percezione che una comunicazione in quel momento e’ in atto. Mentre mi sporgo a prua uno dei delfini nuota lateralmente e il suo sguardo incrocia il mio per qualche istante.
Resto come paralizzato, e’ come se lui sapesse che da un momento all’altro lo sto per prelevare un piccolo pezzo della sua pelle, e io mi sento quasi colpevole. Rimango a prua per qualche minuto senza parole finche’ raccolgo il coraggio e dopo aver pronunciato “Scusami” lo colpisco delicatamente e prendo un pezzetto di pelle. Mi siedo e ripongo al sicuro il campione, poi guardo Juma e gli dico di tornare a casa, non me la sento di proseguire, e’ troppo forte il ricordo di quegli occhi nel mare…
venerdì 29 giugno 2012
Fine anno...
Ci siamo, dopo tanta attesa gli studenti si sono laureati ed e’ stato un momento meraviglioso. Ho rivisto in loro la tensione, la paura nell’affrontare la commissione, ma anche la voglia di voler riuscire a scapito di tutte le difficolta’ che si possono incontrare qui in Africa.
In questi giorni ho controllato i loro lavori di tesi e vi posso garantire che alcuni di loro possiedono delle grandi potenzialita’, tanto che mi chiedo “E se avessero avuto la possiblita’ di poter studiare in Europa…”. Si perche’ sono riusciti a farcela qui in Africa e devi averne del tuo se vuoi riuscire.
I ragazzi che sono riusciti a raggiungere la laurea magistrale sono i primi del loro paese; questo e’ il primo master attivato dalla neonata universita’ delle Comore e per loro essere qui adesso e’ sentito come un grande onore. La cosa bellissima e’ stata per me vedere la preparazione febbrile di questi giorni.
Come spesso avviene qui in Africa, gli studenti si sono aiutati a vicenda, ascoltandosi le presentazioni, dandosi consigli, perche’ tutti potessero farcela e nessuno rimanesse indietro, da solo. Questo spirito di gruppo e’ stato espresso al massimo in vista dell’esame finale; sono partiti come un gruppo, e come gruppo si sono sorretti, tutti assieme fino alla fine.
Vedere ora quelle emozioni, quell’energia mi ha fatto ritornare indietro di qualche anno, un piacevole salto nel tempo a quando, assieme a colleghi ed amici che ora sono a migliaia di miglia da qui, ho provato le medesime sensazioni. Vedere l’esposizione di Artadji e i complimenti della giuria mi ha riempito di gioia, sapendo tutte le esperienze che abbiamo condiviso qui assieme sotto il cielo africano…
In questi giorni ho controllato i loro lavori di tesi e vi posso garantire che alcuni di loro possiedono delle grandi potenzialita’, tanto che mi chiedo “E se avessero avuto la possiblita’ di poter studiare in Europa…”. Si perche’ sono riusciti a farcela qui in Africa e devi averne del tuo se vuoi riuscire.
I ragazzi che sono riusciti a raggiungere la laurea magistrale sono i primi del loro paese; questo e’ il primo master attivato dalla neonata universita’ delle Comore e per loro essere qui adesso e’ sentito come un grande onore. La cosa bellissima e’ stata per me vedere la preparazione febbrile di questi giorni.
Come spesso avviene qui in Africa, gli studenti si sono aiutati a vicenda, ascoltandosi le presentazioni, dandosi consigli, perche’ tutti potessero farcela e nessuno rimanesse indietro, da solo. Questo spirito di gruppo e’ stato espresso al massimo in vista dell’esame finale; sono partiti come un gruppo, e come gruppo si sono sorretti, tutti assieme fino alla fine.
Vedere ora quelle emozioni, quell’energia mi ha fatto ritornare indietro di qualche anno, un piacevole salto nel tempo a quando, assieme a colleghi ed amici che ora sono a migliaia di miglia da qui, ho provato le medesime sensazioni. Vedere l’esposizione di Artadji e i complimenti della giuria mi ha riempito di gioia, sapendo tutte le esperienze che abbiamo condiviso qui assieme sotto il cielo africano…
giovedì 28 giugno 2012
Levantino...
Levantino e' un parola che in passato indicava una persona che proveniva dalla costa orientale del mediterraneo. In passato questo soprannome e' stato anche dato ai mercanti ebrei che si sono diffusi in tutta l'europa e che Venezia ospito' in uno dei primi primi ghetti del mondo; non era loro concesso di avere delle proprieta' per cui uno dei modi che loro avevano per sopravvivere era quello di commerciare e di prestare soldi ad usura, per cui nel tempo si e' formata l'immagine erronea ed offensiva dell'ebreo come un usuraio, avaro e spregiudicato.
Il vento di levante giunge da est, da dove sorge il sole e appare all'improvviso, inatteso e inaspettato, freddo umido, portatore di tempesta. Quando effettuiamo le uscite in barca partiamo con le prime luci dell'alba e il sole e' ancora nascosto alle nostre spalle dal vulcano, ma appena sbuca da dietro la caldera ecco che immediatamente un vento fresco spira da est, contrario alla corrente che di solito ci accompagna nelle nostre uscite quotidiane.
Questo vento improvviso solleva spruzzi d'acqua rendendo difficile l'osservazione degli animali quasi a volerci intimare il rientro sotto costa, perche ‘stiamo esplorando una zona proibilta. Nelle ultime nostre uscite ho notato come si manifesta sempre in una determinata zona, non molto al largo, quasi che la montagna gli faccia da trampolino, effettua un salto e non ricada immediatamente sotto costa, ma a qualche miglio di distanza. Appena rientriamo cessa e possiamo navigare agevolmente. Chissa' cosa nasconde la "zona del levantino"...
Il vento di levante giunge da est, da dove sorge il sole e appare all'improvviso, inatteso e inaspettato, freddo umido, portatore di tempesta. Quando effettuiamo le uscite in barca partiamo con le prime luci dell'alba e il sole e' ancora nascosto alle nostre spalle dal vulcano, ma appena sbuca da dietro la caldera ecco che immediatamente un vento fresco spira da est, contrario alla corrente che di solito ci accompagna nelle nostre uscite quotidiane.
Questo vento improvviso solleva spruzzi d'acqua rendendo difficile l'osservazione degli animali quasi a volerci intimare il rientro sotto costa, perche ‘stiamo esplorando una zona proibilta. Nelle ultime nostre uscite ho notato come si manifesta sempre in una determinata zona, non molto al largo, quasi che la montagna gli faccia da trampolino, effettua un salto e non ricada immediatamente sotto costa, ma a qualche miglio di distanza. Appena rientriamo cessa e possiamo navigare agevolmente. Chissa' cosa nasconde la "zona del levantino"...
mercoledì 27 giugno 2012
Epidemia...
Epidemia e' una parola greca composta da "epi" e "demos" che significa sopra la gente. Si riferisce comunemente alle malattie con una rapida diffusione. Nel passato ce ne sono state molte che sono cominciate in maniera epidemica per poi diffondersi come vere e proprie pandemie (dal greco "pan" e "demos" su tutte le persone) incontrollabili.
La storia ci racconta della terribile Morte Nera, l'epidemia di peste bubbonica che esplose verso la meta' del quattordicesimo secolo. Originatasi in Cina si diffuse attraverso i ratti in tutta Europa decimando l'intera popolazione; stime parlano di un numero di morti compreso tra un terzo e la meta' della popolazione. La storia recente ci racconta della grande febbre chiamata la Spagnola che nei primi anni del novecento fece piu' morti della Grande Guerra, con oltre 10 milioni di morti.
Per venire qui alle Comore non ci sono dei vaccini obbligatori da fare e considerando la vita che faccio non corro grossi rischi, tanto che alle volte ho pensato di fare qualche vaccino superfluo come epatite e tifo, ma alla fine e' stato meglio cosi'. Poco prima della laurea degli studenti sembra che ci siano stati acuni casi di febbre tifoide. Non credo nulla di grave dato che non se ne sente piu' parlare, ma meglio stare sempre all'occhio.
Qeusto mi ha fatto riflettere su quanto poco basti per causare delle malattie e quanto, allo stesso tempo, serva per poter debellarle. La conservazione del cibo, la pulizia, il trattamento dei rifiuti, tutti piccoli accorgimenti che da soli basterebbero per eliminare alcune malattie che in alcuni posti sono oramai dicenute endemiche ("en demios" del popolo) sempre presenti in una determinata area.
Prima di partire Artadji mi ha detto che all'inizio dell'anno si era diffusa una piccola infezione agli occhi tra la popolazione e che sarebbe stato meglio portarsi delle medicine adeguate. Mi hanno fatto notare che sarebbe bastato toccarsi gli occhi solo dopo essersi lavati le mani per ridurre, e di molto il problema. Pochi e piccoli accorgimenti...
La storia ci racconta della terribile Morte Nera, l'epidemia di peste bubbonica che esplose verso la meta' del quattordicesimo secolo. Originatasi in Cina si diffuse attraverso i ratti in tutta Europa decimando l'intera popolazione; stime parlano di un numero di morti compreso tra un terzo e la meta' della popolazione. La storia recente ci racconta della grande febbre chiamata la Spagnola che nei primi anni del novecento fece piu' morti della Grande Guerra, con oltre 10 milioni di morti.
Per venire qui alle Comore non ci sono dei vaccini obbligatori da fare e considerando la vita che faccio non corro grossi rischi, tanto che alle volte ho pensato di fare qualche vaccino superfluo come epatite e tifo, ma alla fine e' stato meglio cosi'. Poco prima della laurea degli studenti sembra che ci siano stati acuni casi di febbre tifoide. Non credo nulla di grave dato che non se ne sente piu' parlare, ma meglio stare sempre all'occhio.
Qeusto mi ha fatto riflettere su quanto poco basti per causare delle malattie e quanto, allo stesso tempo, serva per poter debellarle. La conservazione del cibo, la pulizia, il trattamento dei rifiuti, tutti piccoli accorgimenti che da soli basterebbero per eliminare alcune malattie che in alcuni posti sono oramai dicenute endemiche ("en demios" del popolo) sempre presenti in una determinata area.
Prima di partire Artadji mi ha detto che all'inizio dell'anno si era diffusa una piccola infezione agli occhi tra la popolazione e che sarebbe stato meglio portarsi delle medicine adeguate. Mi hanno fatto notare che sarebbe bastato toccarsi gli occhi solo dopo essersi lavati le mani per ridurre, e di molto il problema. Pochi e piccoli accorgimenti...
martedì 26 giugno 2012
Vita di campagna e vita di citta'...
Il comportamento degli animali viene sempre influenzato dall'ambiente che li circonda, modificandone abitudini e stili di vita. L'uomo, essendo un animale, sebbene spesso lo dimentichi, viene influenzato alla stessa maniera. Lavorando qui alle Comore mi devo spesso spostare in alcuni piccoli villaggi lontani dalla capitale ed un po' come spostarsi in campagna con i suoi ritmi e i suoi tempi.
Vivere in citta', anche qui in Africa, fornisce una serie di servizi incredibili rispetto ai villaggi, come luce elettrica o alcuni tipi di cibo, ma vi posso assicurare che genera comunque un certo quantitativo di stress. Tutte le volte che sto in citta' oltre all'attivita' di campo ci sono mille cose da fare che mi fanno sempre girare come una trottola; avere la corrente elettrica e la connessione internet con il mondo ti rende reperibile e quindi sei sempre sulla corda.
In villaggio invece non c'e' niente da fare. Dopo l'uscita in barca accendi il pc solo per effettuare lo scarico dati e poi che fai tutto il giorno? Riposi, passeggi per il villaggio, leggi o scrivi. Qui la corrente elettrica arriva qualche ora ogni 3 giorni circa e non parliamo poi del collegamento internet, praticamente assente. Il villaggio ha un ritmo di vita completamente diverso, lentissimo.
Dopo il lavoro ti siedi e aspetti parlando o giocando fino alla cena. Ecco una cosa che ho notato di questi villaggi; qui la gente se non sta lavorando resta seduta e aspetta che il tempo faccia il suo corso, che la giornata volga al termine e un nuovo giorno ricominci. Qui purtroppo non ci sono stimoli, non ci sono desideri, non ci sono prospettive. La generazione dei padri, qui nei villaggi spesso fa una vita monotona e ripetitiva quasi alla sopravvivenza, mentre i giovani, che cercano nella capitale prospettive e futuro, vivono di sogni che spesso non realizzeranno mai...
Vivere in citta', anche qui in Africa, fornisce una serie di servizi incredibili rispetto ai villaggi, come luce elettrica o alcuni tipi di cibo, ma vi posso assicurare che genera comunque un certo quantitativo di stress. Tutte le volte che sto in citta' oltre all'attivita' di campo ci sono mille cose da fare che mi fanno sempre girare come una trottola; avere la corrente elettrica e la connessione internet con il mondo ti rende reperibile e quindi sei sempre sulla corda.
In villaggio invece non c'e' niente da fare. Dopo l'uscita in barca accendi il pc solo per effettuare lo scarico dati e poi che fai tutto il giorno? Riposi, passeggi per il villaggio, leggi o scrivi. Qui la corrente elettrica arriva qualche ora ogni 3 giorni circa e non parliamo poi del collegamento internet, praticamente assente. Il villaggio ha un ritmo di vita completamente diverso, lentissimo.
Dopo il lavoro ti siedi e aspetti parlando o giocando fino alla cena. Ecco una cosa che ho notato di questi villaggi; qui la gente se non sta lavorando resta seduta e aspetta che il tempo faccia il suo corso, che la giornata volga al termine e un nuovo giorno ricominci. Qui purtroppo non ci sono stimoli, non ci sono desideri, non ci sono prospettive. La generazione dei padri, qui nei villaggi spesso fa una vita monotona e ripetitiva quasi alla sopravvivenza, mentre i giovani, che cercano nella capitale prospettive e futuro, vivono di sogni che spesso non realizzeranno mai...
lunedì 25 giugno 2012
Capo Ricercatore...
In molti ambienti lavorativi spesso ce' bisogno di un coordinatore o di un vero e proprio capo che per competenze, esperienza o doti innate, riesce a far rendere al meglio i suoi colleghi. Nel mio lavoro ogni gruppo di riceca ha un docente di riferimento che coordina il suo gruppo di "scagnozzi" sul campo per la raccolta dati.
Nel mio primo anno di attivita' sul campo mi sono avvalso della collaborazone di alcuni pescatori. Oramai conoscono questo matto "Mzungu" (parola swhaili che significa bianco) che va in giro a fare il guardone di delfini, ma soprattutto conoscono il mio lavoro e quali manovre effettuare quando incontriamo gli animali. Con loro non ho n rapporto solo lavorativo, ma anche umano molto intenso e con uno di loro, Juma, siamo diventati, per sua stessa affermazione, fratelli; infatti quandogli fanno notare che abbiamo la pelle di colore diverso lui risponde "Io sono scuro perche' faccio il pescatore, lui e' chiaro perche' lavora a terra".
Juma inoltre ha un vero e proprio fiuto per gli animali e ultimamente e' cosi' interessato alla ricerca che ha imparato alcuni termini tecnici. Quando, ad esempio, vede un gruppo di animali urla un rauco "GROUP!", oppure quando vede un delfino che salta ecco che mi avverte gridando "BREACH!". Ultimamente ha acquisito molta sicurezza tanto da essersi guadagnato sul campo la qualifica di capo ricercatore.
Oggi, durante un bagno ristoratore prima di rientrare a terra, il nostro Capo Ricercatore osservava una maschera da sub finche' prende il coraggio a due mani, la indossa, e dal bodo della barca scruta dentro l'acqua mentre lo osservo. Prima immerge solo per un attimo la testa poi rimette la testa in acqua e urla "MARCO!". Io mi avvicino e lui, con ancora la mascera sul volto, mi guarda quasi impaurito di fronte alla grandezza della scoperta che ha appena fatto.
Mi sembra di rivedere in lui lo stesso sguardo di molte nostre scoperte puerili, quando, con candore di fanciullo, osservavi il cielo, le stelle o il fuoco. Ecco, con quell'innocenza, da molti di noi ormai perduta, Juma mi guarda e mi urla "MARCO, LE BLEU!" (Marco, e' blu). E non provate a contraddirlo...
Nel mio primo anno di attivita' sul campo mi sono avvalso della collaborazone di alcuni pescatori. Oramai conoscono questo matto "Mzungu" (parola swhaili che significa bianco) che va in giro a fare il guardone di delfini, ma soprattutto conoscono il mio lavoro e quali manovre effettuare quando incontriamo gli animali. Con loro non ho n rapporto solo lavorativo, ma anche umano molto intenso e con uno di loro, Juma, siamo diventati, per sua stessa affermazione, fratelli; infatti quandogli fanno notare che abbiamo la pelle di colore diverso lui risponde "Io sono scuro perche' faccio il pescatore, lui e' chiaro perche' lavora a terra".
Juma inoltre ha un vero e proprio fiuto per gli animali e ultimamente e' cosi' interessato alla ricerca che ha imparato alcuni termini tecnici. Quando, ad esempio, vede un gruppo di animali urla un rauco "GROUP!", oppure quando vede un delfino che salta ecco che mi avverte gridando "BREACH!". Ultimamente ha acquisito molta sicurezza tanto da essersi guadagnato sul campo la qualifica di capo ricercatore.
Oggi, durante un bagno ristoratore prima di rientrare a terra, il nostro Capo Ricercatore osservava una maschera da sub finche' prende il coraggio a due mani, la indossa, e dal bodo della barca scruta dentro l'acqua mentre lo osservo. Prima immerge solo per un attimo la testa poi rimette la testa in acqua e urla "MARCO!". Io mi avvicino e lui, con ancora la mascera sul volto, mi guarda quasi impaurito di fronte alla grandezza della scoperta che ha appena fatto.
Mi sembra di rivedere in lui lo stesso sguardo di molte nostre scoperte puerili, quando, con candore di fanciullo, osservavi il cielo, le stelle o il fuoco. Ecco, con quell'innocenza, da molti di noi ormai perduta, Juma mi guarda e mi urla "MARCO, LE BLEU!" (Marco, e' blu). E non provate a contraddirlo...
domenica 24 giugno 2012
Kara Kara … non e’ tutto oro quello che luccica…
Qui alle Comore il Gran Marriage (Grande Matrimonio) e’ una sorta di rito di passaggio per l’ingresso nella societa’ che conta, una sorta di titolo nobiliare che rende una persona, la sua famiglia e il suo villaggio importanti e rispettati. Per poterlo realizzare pero’ servono un sacco di soldi, dato che lo sposo deve offrire almeno 7 giorni continui di festeggiamenti, quindi si parla di qualche migliaio d’euro, cosa non semplice da accumulare in questo paese. Ma se qualcuno non ha a disposizione tutti i soldi allora arrivano in aiuto i parenti e gli amici piu’ stretti, donando dei soldi oppure mediante una pratica molto particolare, il Kara-Kara…
Praticamente lo sposo che vuole fare il Gran Marriage decide di vendere alcuni suoi oggetti agli amici che vogliono aiutarlo, solo che il valore dell’oggetto in questione viene deciso da chi vuole sposarsi. Ad esempio, io posso vendere ad un mio amico che vuole sponsorizzare il mio matrimonio un cellulare per 500 euro quando in realta’ il suo valore reale non supera i 50 euro.
Molti di voi penseranno che e’ un’usanza strana ma vi faccio vedere quante analogie ci sono con il nostro mondo. Ad esempio se vado al mercato per comprare una maglia di cotone la pago 20 euro e sopra non c’e’ scritto nessun logo o marca e nemmeno un disegno. Dopo il mercato passo in un negozio di una qualunque marca prestigiosa e prendo una maglia sempre di cotone, solo che qui c’e’ un minuscolo logo e improvvisamente il costo schizza a 200 euro.
Quindi quando comprate in un negozio firmato state facendo anche voi Kara-Kara, dato che il prezzo dell’oggetto non viene stabilito dal suo valore reale, ma solo da un piccolo disegno che la rende in qualche modo speciale ai vostri occhi, sebbene spesso il materiale con cui e’ fatta e’ lo stesso. L’unica differenza e’ che voi non state sovvenzionando nessun Gran Marriage, ma solo le tasche di qualcun altro che vi ha letteralmente preso per i fondelli facendovi credere che una oggetto che porta il suo cognome sia migliore di uno stesso oggetto anonimo. Pensateci un po’ su…
Praticamente lo sposo che vuole fare il Gran Marriage decide di vendere alcuni suoi oggetti agli amici che vogliono aiutarlo, solo che il valore dell’oggetto in questione viene deciso da chi vuole sposarsi. Ad esempio, io posso vendere ad un mio amico che vuole sponsorizzare il mio matrimonio un cellulare per 500 euro quando in realta’ il suo valore reale non supera i 50 euro.
Molti di voi penseranno che e’ un’usanza strana ma vi faccio vedere quante analogie ci sono con il nostro mondo. Ad esempio se vado al mercato per comprare una maglia di cotone la pago 20 euro e sopra non c’e’ scritto nessun logo o marca e nemmeno un disegno. Dopo il mercato passo in un negozio di una qualunque marca prestigiosa e prendo una maglia sempre di cotone, solo che qui c’e’ un minuscolo logo e improvvisamente il costo schizza a 200 euro.
Quindi quando comprate in un negozio firmato state facendo anche voi Kara-Kara, dato che il prezzo dell’oggetto non viene stabilito dal suo valore reale, ma solo da un piccolo disegno che la rende in qualche modo speciale ai vostri occhi, sebbene spesso il materiale con cui e’ fatta e’ lo stesso. L’unica differenza e’ che voi non state sovvenzionando nessun Gran Marriage, ma solo le tasche di qualcun altro che vi ha letteralmente preso per i fondelli facendovi credere che una oggetto che porta il suo cognome sia migliore di uno stesso oggetto anonimo. Pensateci un po’ su…
sabato 23 giugno 2012
Il Danno e la Beffa...
Questa espressione di uso comune viene spesso utilizzata quando qualcosa va
storto a cui poi si aggiunge un qualche scherzo del destino. Qui il destino si
chiama Baraka e la mia ha un forte senso dell’umorismo…
Il Khartala e’ il centro universitario dove oltre alle residenze dei
ricercatori, sono stati installati i laboratori dei due progetti europei e
udite udite da quest’anno anche la linea internet gratuita! Pieno di speranza mi
dirigo oggi alla sala informatica ma sento in lontananza un suono stridulo e sospetto. Comincio a cercare in giro finche’ trovo il contatore della luce che
emette questo suono che a me pare alquanto portatore di sventura; mi avvicino e noto una spiacevole luce lampeggiante rossa ed una scritta inequivocabile sul display:”
ERROR”.
Cerco il guardiano della struttura ma non lo trovo. Incrocio uno dei
professori dell’universita’ che mi dicono che la linea internet funziona
benissimo, ma che il problema adesso e’ elettrico. Come lo scorso anno si sono
dimenticati di pagare la bolletta e quindi l’ente ha deciso di interrompere
l’erogazione corrente... mi sembra di rivivere un incubo…
venerdì 22 giugno 2012
Ritorno a Casa...
Oggi dopo una settimana di villaggio siamo
tornati in capitale, al nostro piccolo rifugio occidentale carico di comfort.
Questa volta la csa che maggiormente ci ha provato e’ stato il cibo, non tanto
le scomodita’ logistiche. I problemi dovuti alla recente alluvione si sentono
anche a casa del governatore e la dieta che abbiamo seguito questa settimana
non e’ stata molto varia, cambiando tra riso+cassava e cassava+riso cosi’
quando abbiamo fatto la spesa abbiamo deciso di cenare come si deve e allora
ecco che abbiamo comprato pasta, sugo
al basilico e del grana. Non chiedetemi la qualita’ di questi alimenti,
ma quello che posso farvi vedere e’ il risultato, che non ha tradito le nostre
attese…
giovedì 21 giugno 2012
Il Dio della Guerra e la Dea dell'Amore...
Il mito greco ci racconta di due divinita’ che sono divenute il simbolo della mascolinita’ e della femminilita’, Ares dio della guerra e Afrodite, la dea dell’Amore, che poi nel panteon romano divennero Marte e Venere. A ciascuno di loro e’ associato un simbolo che viene comunemente usato per indicare il genere maschile e quello femminile, lo scudo per Marte (♂) e lo specchio per Venere (♀).
Vivendo a contatto con i locali ho avuto modo di poter solo vedere uno dei due mondi, solo una delle due meta’ del cielo, quella maschile, mentre il mondo femminile mi veniva sempre cortesemente negato, con piccoli sorrisi e rispettosi rifiuti senza che io potessi mai accedervi. Quest’anno non sono sceso da solo qui alle isole Comore. C’e’ anche una studentessa che deve effettuare la raccolta di dati sul campo ed e’ stato bello vedere il diverso trattamento a lei riservato a dispetto di ogni difficolta’ linguistica o culturale.
Eravamo al villaggio di Bangua e solitamente verso le 18 le donne cominciano a preparare la cena per gli uomini; si avete letto proprio bene. Le donne preparano tutto per gli uomini che mangiano assieme tra loro mentre le mogli restano in disparte e consumano il loro pasto da sole, perche’ secondo la loro cultura, e’ disdicevole che una donna mangi con il marito se questi ha degli ospiti a cena.
Ma nella preparazione del cibo gli uomini non possono mai prender parte, in alcun modo; e’ il momento di comunanza delle donne e sebbene abbia cercato con garbo di avvicinarmi a loro per vedere come si preparava una pietanza o altro le donne mi dicevano in modo gentile che potevo accomodarmi in disparte che a breve mi avrebbero fatto assaggiare qualcosa.
In questa settimana ho visto invece questa studentessa accolta in mezzo a loro; poteva prender parte ad attimi della loro vita che io posso solo osservare seduto da una sedia, in disparte. Nonostante le difficoltà linguistiche (non tutte le donne al villaggio parlano francese) l’hanno accolta nel loro mondo facendola sentire subito parte di questa grande famiglia e confesso che io provavo una certa invidia, per l’ingresso nel cielo della dea dell’Amore, pieno di riti e parole non dette, precluso e spesso contrapposto al cielo del dio della Guerra…
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