Giorni fa, durante una conversazione telefonica, un mio amico mi chiese dove mi trovavo e quando risposi che ero a Padova, seduto mi disse “Strano, si vede che stai ricaricando la molla della trottola” e devo dire che l’espressione mi fece sorridere non poco. La cosa poi si ripete’ qualche giorno dopo, complice un piacevole aperitivo. Stavo avvisando che a causa del mio ennesimo (o i-esimo) impegno avrei saltato un evento ludico per una trasferta e la stessa persona mi apostrofo' scherzosamente "Marcone (e' indicativo di stazza) lo devi invitare quando si ferma per ricaricare la molla (o "susta" come direbbe Nik the Quick), perche' poi riparte e lo prendi quando si scarica".
In questi giorni prima della mia nuova partenza per l'Africa stavo ripensando alla molla che si stava caricando. Ogni giorno accumuli, ansie, aspettative e ricordi delle prime esperienze. Come staranno gli studenti, la mia Mama, il Consigliere Inussa, Shaitan, Capitan Washewo, Juma o il Mercante di Pietre? Credo che sia tutto questo, che ci dona la forza per partire, per caricare la nostra molla interiore.
Inoltre c'e' una cosa che non bisogna mai sottovalutare ed e' Lei, l'Africa. Si perche' prima di partire ci sono alcuni momenti in cui fisso il cielo stellato per qualche istante (vi consiglio di farlo qualche volta, aiuta a sognare, e non dite che non avete tempo...), o guardo il mare e sento il nero cuore dell'Africa che da qualche parte batte dentro di me. Sara' un caso ma mentre sto scrivendo sollevo lo sguardo verso il monitor dell’aereo e noto che sto sorvolando Moroni; una casualita'? Corro al finestrino cercando di vedere qualcosa, ma e' tutto buio e non vedo nulla, ma l'Africa mi ha chiamato e sa che sto arrivando...
P.S.
Prima di tutto questo c’e’ un piccolo giallo in questo viaggio. Alla partenza a Venezia imbarco il bagaglio con dentro il mio equipaggiamento dimenticando di chiuderlo a chiave, e poi, al controllo bagagli a mano, cominciano gia’ dei problemi in quanto trasporto un’asta telescopica per prendere dei campioni di pelle di delfino che non va affatto bene e mi dicono che devo imbarcarla. Torno al banco e mi dicono che per imbarcarla devo spendere 200 euro. Mi sento letteralmente disperato e alla mia vista dopo spiegazioni e pianti posso caricarla a bordo lasciandola sigillata, ma dovendo rifare i controlli che rieffettuo con immensa gioia!
Nemmeno il tempo di arrivare in Madagascar che sono di nuovo in ansia per il mio bagaglio con dentro tutta l’attrezzatura ma appena lo vedo e lo apro scopro che e’ intatto, nessuno lo ha toccato! Sollevo le braccia al cielo in segno di giubilo ed e’ allora che ripenso ad una cosa; sono in Africa, la mia baraka (Guarda qui) non mi ha abbandonato…
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