mercoledì 21 settembre 2011

Barriere Architettoniche...

Camminando per la città mi capita spesso di salire le scale, passare sui marciapiedi, insomma, tutte le normali attività che di solito faccio anche in Italia, solo che qui ho cominciato ad osservare alcune differenze interessanti…

La prima e la più evidente riguarda ovviamente le condizioni di sicurezza; noi siamo abituati a vedere corrimano, vie di fuga e qualunque altra cosa vi venga in mente in nome della sicurezza; che qui nemmeno sanno dove stia di casa. Tutti i gradini sono sconnessi, ad elevata probabilità di inciampare e di cadere rovinosamente, i marciapiedi in alcuni punti sembrano un groviera, spuntoni in ferro escono da ogni parete e non ho praticamente mai visto una scala con il doppio corrimano, roba che se scivoli fai un bel volo.

Fin qui non e’ niente direte; lo possiamo dire perché alla maggior parte di noi le articolazioni inferiori ci consentono di camminare con una certa autonomia, ma foste zoppi, o peggio, come fare un gradino diciamo di 30 centimetri? Mi e’ capitato una volta di assistere ad una situazione simile. Ero fermo con l’aereo ad Anjuan, una delle isole dell’arcipelago delle Comore e notavo le difficoltà di una signora che zoppicava notevolmente. Doveva fare solo tre gradini prima di arrivare ad una carrozzina che avevano preparato; aveva fatto i primi due gradini con sforzi titanici, ma l’ultimo era troppo anche per la sua tenacia e quella carrozzina sembrava oramai un miraggio. Non c’e’ stata altra soluzione che chiedere aiuto e 3 persone l’hanno sollevata di peso e appoggiata delicatamente sulla carrozzina.

Ovviamente stiamo parlando di una situazione limite, in cui abbiamo una carrozzina. Ho provato a chiedere ad Artadji che succede qui quando qualcuno ha una carrozzina o se e’ zoppo o ha grosse difficoltà a muoversi. La carrozzina e’ un lusso che non tutti possono permettersi dato che alle volte ho visto persone amputate che camminano sulle loro mani o usano uno skate-board. Se anche possiedi una carrozzina la maggior parte  delle strade, sono bianche e sconnesse quindi, in pratica, non puoi usarla. Le persone, spesso anziane, con difficoltà a muoversi, o non autonome, restano nella loro casa fino alla loro morte.

Si, avete proprio letto bene. Se uno non si puo’ muovere da solo e non ha una famiglia che lo aiuta, o può pagare qualcuno per avere assistenza o rimane solo. Considerate che qui non esiste uno stato sociale e alla mia domanda “Quindi uno lavora fino a che non muore”, Artadji mi ha guardato quasi stupito e mi ha risposto “Ma certo”. Stupido io a fare certe domande. Ecco dunque l’importanza della famiglia in Africa che, alle volte, si rivela un’arma a doppio taglio.

Infatti quando sei vecchio e non più autosufficiente ritorni al tuo villaggio di origine e troverai i tuoi figli e nipoti che si prenderanno cura di te, ma con un distinguo. Se durante la tua giovinezza non hai mai aiutato economicamente la tua famiglia allora aspettati una vecchiaia di solitudine, se invece sei stato generoso allora i tuoi parenti ti accoglieranno a braccia aperte. Ecco perche’ qui tutti quelli che lavorano aiutano la loro famiglia, perche’ altrimenti sanno che li aspetta una vecchiaia solitaria, che e’ peggio della morte qui in Africa.

Tutto questo ha creato una sorta di “patto generazionale” malato, malsano che sta lentamente saltando perche’ molti giovani emigrano e non hanno alcun’intenzione di spedire soldi a casa, ma si godono il loro stipendio europeo. Questo sta creando non pochi problemi dato che le persone anziane non hanno uno stato che gli fornisce un aiuto, ne spesso hanno i soldi per pagarsi una badante, ma vengono condannati ad un’esistenza di completa solitudine fatta di continua elemosina, peggiore di quella che potrebbero vivere gli anziani europei…

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