giovedì 28 aprile 2011

Ghiaccio...

Ghiaccio...

Quando due mondi diversi si incontrano spesso tutto avviene per passi precisi; si comincia con una reciproca diffidenza, una freddezza naturale anche qui all’equatore. E’ come il ghiaccio che divide due liquidi caldi in uno stesso contenitore. I due liquidi si scrutano attraverso la trasparenza del ghiaccio che nel tempo si assottiglia. Si scambiano sguardi lontani, piccoli sorrisi, semplici gesti finche’ ecco che, quasi per caso, avviene una piccola crepa nella diga. Un’invito a prendere qualcosa da mangiare, una stretta di mano. Tutto procede con calma finche’ lo spessore del ghiaccio si assottiglia, diventa fino fino e si spezza. I due mondi si contaminano in modo indissolubile, non si puo’ piu’ tornare indietro. Oggi si e’ rotto il ghiaccio ed e’ stato magnifico…

Oggi sul villaggio si e’ abbattuta una calura fuori dall’ordinario, a detta degli stessi abitanti insopportabile. Io mi sono fatto due doccie (ovvero due secchiate d’acqua) e poi sono letteralmente svenuto all’ombra. Il caldo oggi era tale che addirittura i locali stavano all’ombra a sonnecchiare. Una cosa del genere non l’avevo mai provata. Facevo fatica a sollevare le braccia e l’aria calda certo non mi aiutava a respirare. Per questo vi dico che non ho dormito, ma penso proprio di essere svenuto tra le 11 e le 14. Quando mi sono alzato erano seduti all’ombra di un grande albero e mi hanno fatto cenno di sedermi vicino a loro. E’ stato un modo per rompere la barriera e ho accettato: ho annuito dicendo “Euva” che significa si in Comoriano e quando mi sono seduto mi hanno offerto una pagnotta di mais abbrustolita a cui ho risposto “Baraba Mengi” (grazie) e sono cominciati i primi sorrisi e hanno cominciato a parlarmi in lingua locale, cercando di insegnarmi le frasi e le parole e ad ogni mio tentativo di pronuncia ovviamente errato scoppiavano risate irrefrenabili La diga si e’ rotta, il ghiaccio infranto e appena ho chiesto se potevo fare delle foto hanno accettato entusiasti…

Mi hanno invitato a cenare con loro e ho mangiato Bava con Friapa, condito con il Putu, una salsa piccantissima. Appena ne mangiavo un boccone dicevo subito “Giba” (buono) e poi tossendo per il piccante urlavo “Uaua” (piccante!) e prendevo un sorso d’acqua a cui seguiva uno scroscio di risate. La cosa piu’ bella e’ stata la Mama, la nonna che non mi ha piu’ chimato Muzungu ma ha detto per la prima volta “Marco” ed e’ stato bellissimo. Mentre sto ridendo sento delle urla stridule provenire dal retro. Subito mi prendono e mi portano nel prato e resto affascinato dallo spettacolo della natura. Vedo una delle capre che da alla luce tre piccoli capretti, resto li’ a guardarli in silenzio mentre ancora bagnati cercano a fatica di alzarsi da soli…

1 commento:

  1. Credo che questa sia la cosa più bella che mi è capitato di leggere negli ultimi mesi. Tante immagini si risvegliano nella mia memoria, e posso solo ridere per come Paesi diversi risveglino emozioni tanto simili. Grazie mille!

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