martedì 26 aprile 2011

La ricerca sul campo...

Oggi ricerca sul campo. Si comincia all'aba, ma non metto la sveglia; tanto alle 5:00 il muezzin mi svegliera' per la prima preghiera. Mi alzo come un automa e mi verso addosso un bel secchio di acqua piovana( altra non ne esiste) e mentre mi preparo Artadji va a pregare e poi ci incamminiamo alla barca mangiando una pagnotta di pane di cocco appena cotta. Arriviamo al porto (si fa per dire) e vedo una secca spaventosa, decine di metri di sabbia rossa come argilla circondata da un imponente mangrovieto. Arriviamo alla barca, un  6 metri dotato di tutte le misure di sicurezza africane (nessuna) la cui ancora e' un vecchio arrugginito motore. Mi guardo attorno e mi chiedo dov'e' il capitano e mi viene detto che e' andato a prendere il motore e la benzina. Chiedo se serve una mano ma mi risponde la mano del suo aiutante che indica una figura imponente, nera come la notte con in spalla il motore e nell'atra mano la tanica di benzina da 30 litri. Adesso lo vedo e resto senza parole. Mi supera di almeno 20 centimetri e quando e' davanti a me indietreggio di un passo. Mi da la mano dicendo un bassissimo "Salam Aleikum" e poi mi ripronuncia il suo nome: "Shaitan"!.
Ecco il mio studente sulla destra e sullo sfondo il capitano

Resto interedetto e poi guardo Artadji e gli chiedo a bassa voce "Ma si chiama veramente Shaitan, come il figlio di Ibliss?" E lui mi rispoone annuendo "Si, il suo nome infatti non e' molto bello tra noi musulmani". (Per i non islamisti Ibliss e' la versione tra islamica di Lilith una divinita' mesopotamica, solo che per musulmani e' malvagia e il suo figlio e' Shaitan, ovvero Satana). Credo che poche volte un nome identifichi una persona come in questo caso. Montiamo in barca quando il sole non e' ancora salito in cielo. Per uscire dalla secca bisogna procedere a passo d'uomo attraverso la barriera corallina. Io guardo il fondo  e ci saranno che poche decine di centimetri ma il nostro capitano sa dove portare la barca, non guarda nemmeno il fondo. Lui sente la strada che deve fare d'altronde e' satana...

La mattina e' perfetta, senza vento e con sole, e incontriamo almeno una cinquantina di delfini di specie e dimensioni diverse. La cosa divertente avviene al ritorno; di solito la prima cosa da fare e' quella di cercare di fare subito le catalogazioni, ma i nostri mezzi sono elettronici e quindi ecco il nostro fattore limitante. In un posto che non ha sempre corrente elettrica la cosa da fare e' quella di salvare tutte le informazioni e poi annotare tutto su carta per quando avremo a disposizione corrente  elettrica. Dopo aver sistemato i dati e l'equipaggiamento per il pomeriggio decido di darmi una bella lavata.

Qui avviene un bell'impatto devo ammetterlo. E' una sorta di downgrade che faccio fatica ad affrontare, ma oramai sono qui e ci devo rimanere percio' mi dirigo al Bagno Comoriano, come mi viene indicato da Artadji. Il bagno, ovviamente in comune e' una costruzione in forati, sulla cui sommita' ci sono dei locali divisi di circa un metro quadro con un buco all'angolo. Ecco questo luogo funge da bagno e da doccia. Particolare interessante per i bisogni piu' importanti: la carta igienica non esiste e quindi si usa una noce di cocco dalla parte setolosa e del sapone per lavarsi, tutto ovviamente in comune a disposizione di tutti (ammetto che questo non l'ho provato). L'acqua ovviamente non c'e', devi andarla a prendere al deposito di acqua piovana per cui eccomi in coda assieme agli altri a prendere l'acqua e sono andato alla doccia chiedendo prima se e' occupato; "Smilla" in comoriano e dopo il silenzio si puo' accedere.


Eccomi qui quindi uomo della presunta civilta' di fronte all'arcaico mondo dei nostri avi. Ma non mi perdo d'animo e comincio a lavarmi; penso che un secchio non mi bastera' mai, abituato come sono all'utilizzo di 30 litri minimo per una doccia. Beh, vi posso assicurare che il secchio che uso e' piu' che sufficiente e resto sorpreso dalla possibilita' di lavarsi con il minimo spreco di risorse. Finisco il tutto con una mega secchiata corroborante e poi collasso sul tappetino. Mi sveglia il Muezzin per la  preghiera del pomeriggio poco male perche' bisogna effettuare l'uscita al tramonto, che risulta essere meno fortunata dato che non vediamo nessun animale e mentre rientriamo comincia a montare onda. Devo dire che mentre penso alla barca fatta di legno non di primissima qualita' che prende certi colpi sulla chiglia ho qualche attimo di paura, ma poi osservo il capitano con il suo fare non curante penso "Marco non dovresti avere paura, sei in barca con satana, anzi per la precisione sei nella barca di satana, potresti avere problemi?".

Arriviamo al porto e altra doccia a secchi e qui arriva una gradita sorpresa. La parente del capitano porta due contenitori per la nostra cena e per la prima volta mi guarda senza coprirsi il volto. Ringraziamo, ci sediamo come sempre per terra e mangiamo. Il primo contenitore contiene del riso e cocco bollito, mentre il secondo contiene una salsa  che sembra yogurt ma e' un po' acida. L'insieme dei duesapori non e' male, ma per curiosita' chiedo che cosa sia la salsa e Artadji mi risponde che e' latte. Lo riguardo meglio cosi' a grumi e chiedo "Scusa, vuoi dire che sto mangiando latte fermentato?" e lui con tutta la naturalezza del mondo "Certamente, latte fermentato al sole per almeno 3 giorni!". Ecco, appoggio il cucchiaio e faccio notare che a noi europei il latte fermentato per tre giorni al sole non fa molto bene alla pancia.

Ride come un matto e comincia a raccontarlo e tutti quelli che conosciamo al villaggio; diciamo che ha segnato il resto della mia permanenza in questo posto. Prima di andare a dormire diamo loro il nostro materiale elettrico per farlo ricaricare e quando lo riprendiamo apro il pc per scrivere qualche pagina del blog. In quel momento mi accorgo che dall'interno del pc escono decine di formiche. Non dico nulla ne' mi arrabbio, ma lascio il pc per terra. Quando capiranno che dentro non c'e' nulla da mangiare se ne andranno da sole...

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