lunedì 18 aprile 2011

Partenza...

Bene eccci qui.

Ho deciso (finalmente) di cominciare questo blog per raccontarvi la mia esperienza in terra africana ma non solo. Perche' come avete potuto leggere dal titolo, sono due gli elementi trainanti di questo posto, il gioco e i mostri marini. Quando ho cominciato a giocare di ruolo, troppi anni fa oramai, spesso leggevo di mostri che abitavano le profondita' degli abissi: se mi avessero detto che li avrei inseguiti per i mari facendo il voyeur, ehm, il biologo marino non ci avrei mai e poi mai creduto. Ma tant'e' eccomi qui a cominciare un'altra avventura che mi riporta di nuovo a sud verso l'Oceano Indiano destinazione Comore, Tra Africa e Madagascar; percio' mettetevi comodi che comincia il viaggio...

Rotolando verso sud...

Questa meravigliosa canzone dei Negrita mi ha accompagnato la prima volta che ho visto l'oceano indiano e ne sono rimasto conquistato da silenzi, colori, stelle e oceano sconfinato. Ci sto tornando per svolgere una parte del mio dottorato in cui cerchero' di ascoltare i suoni dei miei amati mostri marini di cui oramai mio credo di essere un drogato. Oggi prima tappa del mio viaggio  e primi due aerei da prendere. Il primo e' un comodo (mica poi tanto) Venezia Parigi e poi un lunghissimo Parigi Antananarivo. In totale partenza da Venezia alle 07:10 e arrivo alle ore 22:00  in Madagascar. Ma qui ecco la prima sensazione di Africa che ho avuto ancora prima di partire. Si perche' giovedi' mi hanno avvisato che il mio volo per le Comore e' stato cancellato, per cui ho gia' due giorni di ritardo sulla tabella di marcia ma la risposta a tutto questo e' una sola: "...questa e' l'Africa ...". Sorrido a questa bellissima frase che sintetizza nel bene enel male un continente crogiuolo di mille mondi che probailmente ha dato la vita a molti nostri archeologici antenati, ma che poi ci guarda ogni volta con la sua faccia sporca di bambini affamati ricordandoci spesso le nostre colpe di occidentali coloniali. Tralascio la parte che riguarda dover svuotere tutto il bagaglio a mano completamente elettronico ovvero tutta la mia strumentazione. Scopro con orrore di aver dimenticato all'interno un coltello multiuso che m viene prontamente requisito (come si dice a Venezia  "descantabaucchi!")!

Il volo intercontinentale mi catapulta in un mondo completamente nuovo, in cui tante vite salgono a bordo. Non e' il solito aereo turistico in cui ci sono le solite facce da turisti. Qui ci sono "viaggiatori " perche' non solo la meta non e' molto sfruttata, ma soprattutto molti sono migranti che magari tornano a casa. Per cui ecco il padre migrante che torna a casa, la signora con la figlia che al momento giusto si rivolge verso la mecca (credo sia dotata di una buona bussola) per la sua preghiera ed un evangelico seduto vicino a me con la sua bibbia: che bella l'umanita' alle volte. Il volo mi regala delle immagini dal finestrino mozzafiato: alpi innevate che salgono come scogli sopra nuvole che sembrano un placido e biancastro mare. Ma ecco che finalmente lo vedo dall'alto il deserto, Sahara, lo specchio d'oro dei Beduini. Che piccolo che e' il mondo da quassu' penso; noi nemmeno ci siamo in qiuesta mappa in rilievo del pianeta; i paesi scorrono veloci (si fa per dire) sotto di me, tanto che non so nemmeno bene che cosa sto percorrendo. L'aereo non e' affatto divertente come mezzo, non sa di umanita', ma e' tutto asettico, ordinato e senza sbavature. Distolgo lo sguardo dal basso, da dove non distinguo bene le cose ne so dove possa essere il Kilimangiaro. So solo che volgo lo sguardo vero Ovest e un sole rosso mi acceca. E' lo stesso che ho visto stamane all'alba quando sono partito e mi saluta colorando di rosso, magenta, arancione, vermiglio tutte le nuvole che stanno attorno a me...

Atterraggio tranquillo, e appena esco dalla cabina dell’aereo, pressurizzata, fredda e asettica, ecco che mi investe un caldo ventilatore, un phon che sale dall’asfalto caldo mentre sopra di me mi saluta il cielo africano con uno scroscio prepotente di pioggia. Comincia una lunga trafila per avere il visto (gratuito) in cui ti guardano con occhio clinico e non capisco come mai lo chiedono almeno 3 volte prima di uscire, ed il colmo secondo me sono due guardie a circa 20 metri di distanza una dall’altra. Mi sono dato molteplici spiegazioni a riguardo. Ci potrebbero essere dei conniventi con terroristi per cui bisogna diversificare i controlli, oppure che non tutti sono svegli e quindi meglio avere piu’ controlli. Dato che sono in africa, in cui la corruzione e’ un fatto endemico (qui non e’ differente dall’Italia) e’ probabile che qualcuno prenda mazzette per far passare merci o altro senza controlli. Esco dall’aereoporto ed ecco l’Africa che ti colpisce come un pugno in faccia.

Mi si avvicinano un sacco di persone, chiedendomi dove devo andare, cosa mi serve, se ho dei soldi per mangiare. Resto quasi stordito da tutto questo quando vedo il cartello del mio albergo ed eccomi salvo a destinazione. Salgo sulla navetta, Il percorso sotto la pioggia mi sembra molto strano. Mi sento sospeso in una realta’ non mia, d'altronde sono solo di passaggio qui. L’albergo ha una cancellata in ferro molto robusta e le camere sono pulite, ma essenziali. Il letto con una tavola di legno per rete ed un duro materasso che non disturbera’ minimamente il mio sonno. Guardo fuori dalla finestra nella pioggia che scroscia e non c’e’ niente, poche luci, poca vita, ma almeno tutto questa acqua rinfresca l’afoso caldo della mia prima notte africana..

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