sabato 23 aprile 2011

Welcome to the Jungle!

Oggi giornata campale. Si perche' oggi si va a vedere i siti dove dovremmo prendere la barca e cominciare la nostra attivita' di campo, guardo la cartina e non mi sembrano cosi' lontani tra loro, non oltre i 30 km penso, ma siamo in Africa, strade sconnesse, e nessun orario per le partenze, quindi un verra avventura...

Prendere lautobus e' stata praticamente un'esprienza mistica; il nostro viaggio verso due villaggi, almeno per me non e' stato solo uno spostamente fisico e tutto si e' svolto in varie fasi. La prima cosa e' trovare un autobus; li cerchiamo nel posto dove di solito si riuniscono, una sorta di piazzola di sosta; ovvero un incrocio di tre strade con al centro un grande albero, li ci siede all'ombra e si aspetta. dopo circa mezz'ora di attesa ecco arrivare un vecchio pulmino renault, il nostro mezzo. Trattiamo il prezzo e poi saliamo ci mettiamo in fondo. appena salgo l'autobus urlante si ammotulisce e tutte le persone all'interno si girano verso di me. DEvo dire che 20 occhi bianchi che ti fissano sono difficili da sostenere, e allora provo a rompere il ghiaccio con la formula magica: "Salam-Aleikum".

Loro si gurdano per un attimo e poi tutti in coro "Aleikum-Salam". La tensione si scioglie e e sento che si parlano sottovoce nella loro lingua e dicono spesso "Muzungu" che viene ripetuto spesso indicandomi. Artadji mi spiega che e' la parola con cui vengono chiamati gli europei e in generale i bianchi, ma loro non pensano che io lo sia; dato che ho la barba e un Muzungu non prende l'autobus. Rido e questo contagia l'autobus, soprattutto i bambini, che mi dicno Muzungu e ridono.Ma il meglio lo da il conducente; si perche' avere un bianco a bordo e' una cosa molto rara e appena puo' mi indica ai suoi amici come fossi un'attrazione.

dunque alla fine si parte appena il bus si riempie, cosa che avviene poco dopo (appena siamo in 14 all'interno); vi ricordo che l'autobus parte solo quando e' pieno. Si esce dalla capitale e si prende l'unica strada asfaltata che si dirige  a sud, impossibile perdersi. La strada entra nella giungla, che non degrada lentmente dal bordo della strada, una vera intricata e fittissima J-U-N-G-L-A; ci si entra solo con il machete o non si fanno che pochi passi. La strada di nero asfalto ci corre attraverso con i rami che ci sovrastano. Tutti appiccicati proseguiamo mentre osservo un monotono verde pesaggio interrotto dai vari villaggi che se non avessero nomi diversi ai miei occhi sarebbero tutti uguali: un insieme di case di cemento non finite o di lamiera e auto spolpate ai bordi della strada. Vorrei fare qualche foto, ma mi risulta praticamente impossibile, perche' sono letteralmente scihaccito ed incastrato e posso solo guardare.

Arriviamo al villaggio e il mezzo si svuota. Ovviamente sono l'attrazione locale e tutto il villaggio vuole vedere se e' vero che in un villaggio di pescatori senza uno straccio di albergoe sceso un Muzungu da un autobus. La prima cosa da fare e' parlare con l'anziano del villaggio di quello che vogliamo fare; perche' nella malaugurata ipotesi che lui non ci accetti la cosa si fa difficile.  Ci piazziamo all'ombra di enorme agave e arriva con un'aria solenne, vestito solo di bianco cosi' risalta la sua pelle piu' nera dell'ebano e sicuramente piu' dura del mogano . Tutti si alzano al suo arrivo e io faccio lo stesso; ci saluta con la solit formula a cui tutti rispondiamo in coro. Lui nota subito il mio saluto e e fa un cenno di assenso con il capo. Il mio studente espone le nostre questioni, ma il vecchio non ha occhi che per me; un muzungu nel suo villaggio. Non e' che mi fissa, praticamente mi scruta dentro e cosi' a fondo che sembra quasi che mi tocchi mentre sputa come un lama sul tronco dell'agave. Non riesco a sostenere il suo sguardo se non per pochi attimi. Dopo che Artadji finisce c'e' un attimo di silenzio poi guardandomi fa un cenno di assenso e mi rilasso. Dice che ci procura anche un alloggio con bagno per lunedi' e pure gratis, quasi incredibile.

Cambiano villaggio e ripetiamo la stessa storia e anche qui va tutto a buon fine. Ci riposiamo per un po' all'ombra di un gigantesco baobab ed e' il momento di rientrare e qui vi posso assicurare arriva il meglio del racconto. Si perche' il pulman che arriva e' ricolmo di gente ma non ci disperiamo. piano piano entriamo e riesco a sistemamrmi in un angolo. siamo ben 16 all;interno mentre altri 7-8 stanno o attaccati all'esterno per dare equilibrio o sul tetto assieme a merci e mi pare qualche gallina. ma il meglio lo da il nostro guidatore. Sembra il sosia di Wesley Snipes, con una giacca di camoscio doppio petto, una camicia rosso fuoco, occhiali rayban e una scarpa pitonata che si intona con la cintura. appena mi vede mi fa il cenno di Fonzie (Hey) e mi ulra "Hey Muzungu, how are you?"; sento gia' che sara' emozionante.

Entro e mi pigio in un angolo ma stavolta nessuno dice nulla. Si vede che si e' sparsa la voce che un muzungu impazza per il villaggio. L'autista accende il mezzo, sgasa di brutto e parte a razzo. Non e' che domina la strada, praticamente la domina. Corre come un pazzo schivando per pochi centimetri le auto che corrono in verso contrario e facendo prendere al mezzo di quelle buche che penso che le sospensioni siano esplose tempo fa. Guida urlando e gesticolando in giro tanto che alle volte si gira verso di me facendo (ricambiato) il verso di Fonzie. Poi una buca troppo grossa fa sussultare tutto il mezzo che rallenta. Mi coglie un pensiero: che il mio invicibile guidatore sia stato sconfitto? Niente di tutto questo: chiama l'addetto all'apertura della porta che prende una chiava inglese e fissa i bulloni della ruota: incommentabile...

Stiamo per arrivare in capitale quando un improvvisa temporale fa ingrossre un fiumiciattolo e Wesley si avvicina, sgasa di brutto e lo guada! Oramai non ho piu' paura, qulunque cosa ci sia sulla strada lui ne avrebbe ragione con una sgasata. Quando scendo ci guardiamo e facciamo all'unisono un HEY! e mi sento anche io un po' Fonzie...
 

Ecco la foto del guado

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