domenica 10 luglio 2011

Hexensnacht 3094 d.S. / 2547 F.I.

Hexensnacht 3094 d.S. / 2547 F.I.

Primo giorno dell’anno nel calendario imperiale, una coincidenza che io scriva proprio oggi il computo imperiale, forse è proprio scritto nelle stelle. Giungiamo a Sartosa, l’isola dei pirati. Assomiglia molto alle nostre terre, un brulicare di persone che si accapigliano cercando di sopravvivere. Direi che Sartosa e’ come una puttana e il suo capo il suo miglior cliente…

sabato 9 luglio 2011

4 Nachexen 3094 d.S. / 2547 F.I.

4 Nachexen 3094 d.S. / 2547 F.I.

Ci siamo, ecco Luccini. Il freddo di queste lande mi pare inclemente ma speriamo bene dato che ci stiamo muovendo verso la stagione calda. I porti che toccheremo ora sono Remas, Magritta, Bilbali, Brionne, L’Anguille a infine Marienburg. Di fronte a me si prospettano almeno 20 giorni di vascello e molto tempo. Mi sono procurata delle carte e dei libri per studiare ancora la zona e la le sue principali forme di insediamento.

venerdì 8 luglio 2011

12 Sàfar 3094 d.S.

12 Sàfar 3094 d.S.

I preparativi sono pronti, dopo oltre 6 mesi di preparazione, di studi sulla lingua, la geografia e le usanze del vecchio mondo, sono pronta a partire. La mia nave salpera’ domani e da li a sartosa ci sono 2 giorni di navigazione. Abbiamo dei buoni contatti che ci porteranno piu’ a nord, verso la Tilea. Da oggi in avanti il mio diario riportera’ anche la data del vecchio mondo oltre a quella della mia amata Arabia, non solo, il mio nuovo nome sara’ Leah…

giovedì 7 luglio 2011

30 Jumàda al-àwwal 3094 d.S.

30 Jumàda al-àwwal 3094 d.S.

Finalmente dopo 4 lunghissimi giorni di attesa sono stata chiamata. Il ministro Ghur in persona mi ha convocato e per fortuna la buona sorte e’ con me!. Andro’ nel nord! Come studentessa di astronomia presso l’Universita’ di Altdorf. Il viaggio sara’ via nave e partiremo qui da Lashiek per arrivare via Sartosa fino alla Tilea e da li in poi circumnavigare il territorio e arrivare fino a Marienburg, dove proseguiremo via fiume fino ad Altdorf.

mercoledì 6 luglio 2011

26 Jumàda al-àwwal 3094 d.S.

26  Jumàda al-àwwal 3094 d.S.

Ho deciso di tenere un diario, un resoconto di quella che sara’, credo, la piu’ grande delle mie avventure. Il racconto comincia da oggi, il giorno in cui sono stata accolta dal ministro Ghur. Il mio incontro e’ stato molto rapido e sbrigativo, dopo un’attesa di ben 3 giorni. Le mie competenze sono poche ma forse questa volte il mio essere donna puo’ avere i suoi vantaggi. La mia conoscenza delle stelle e la mia maestria nella danza mi danno qualche possibilita’. Sono stata alloggiata negli enormi giardini del palazzo e qui attendendo la mia chiamata.

martedì 5 luglio 2011

L'avventura ha inizio...

… Arabia, terra di misteri, di deserti, di silenzi, di morte; queste sono le avventure di Salima e dei suoi compagni, avventurieri squattrinati con mezzo soldo bucato in tasca ma pieni di sogni impossibili...


…”in un posto simile la nascita di una donna viene ritenuta senza valore ne merita menzione e spesso nemmeno il racconto attorno al fuoco, molto caro a noi nomadi del deserto…”

Nacqui da Aruf El Absan e Fatima Ibsen verso un caldo Sha‘ban dell’anno 3070 D.S. [Dopo Shaiat, 2523 del computo imperiale] nell’Oasi dei 1001 cammelli, al limitare del grande deserto dell’Arabia il giorno 15, ricordato come il Gran Giorno dell’Abbondanza. Giorno particolare preceduto dalla notte chiamata Laylat al-barat o notte della salvezza; in questa notte noi nomadi del deserto ci raccogliamo nelle nostre tende ascoltando i racconti degli anziani e pregando, mentre nella volta celeste movimenti di astri disegnano le trame del futuro. Forse già si preannunciava qualcosa di grande a venire negli arabeschi dipinti dal destino… Mio nonno e’ il grande Muley el Absam, il Conoscitore di tutte le piste, il Divoratore del Deserto. La carovana percorreva il deserto commerciando le stoffe di Ghafsa, le spezie di Kufra, le pietre di Najaz. Non importa che cosa trasportava, o chi ci era presente, ma la Carovana doveva sempre arrivare a destinazione: una legge semplice per chi vive nel deserto e soprattutto per chi fa parte del popolo libero delle carovane; già, perchè le carovane non avranno mai raggiunto i miraggi, ma senza i miraggi nessuna carovana si sarebbe forse mai mossa. 
...
 Ho attraversato le lande dei Dervisci, visitato il palazzo del Califfo Stregone e Lashiek, la citta’ libera che domina la Baia dei Corsari. Ho ascoltato le storie attorno al fuoco crepitante sulle Rovine di Bel Aliad distrutta durante la Grande Guerra contro Khemri. I caduti di quella guerra ancora si agitano nella Terra dei Morti, lugubri leggende parlano di luoghi di perdizione come gli Acquitrini della follia, il Pozzo della Disperazione, o le Paludi del Terrore; leggende parlano di Nagash, il grande necromante, che sconvolse il mondo con il suo flagello e della guerra contro gli skaven quando assaltarono il Pozzo Maledetto; si dice che le campane della morte suonarono forte quel giorno, tredici rintocchi che annunciavano l’oblio. Quei luoghi sembrano quasi sigillare un orrore oscuro, anche se si dice che oltre la Torre Nera, attraverso la Terra Crepata si raggiunga la fonte della Vita Eterna. La vita nelle carovane e’ ricca di insegnamenti, i nomi delle stelle, la cerca di acqua, ma anche la danza, una delle cose che le donne della mia tribu’ padroneggia con maestria e un pizzico di femminile superbia. Sono vissuta in questa terra strana e ricca di leggende e misteri per molti anni finche’ la terra ha ricominciato ad ammalarsi. Circa 4 anni dopo la mia nascita una grande Tempesta sconvolse il mondo; la Tempesta del Kaos si manifeto’ all’estremo del Nord e imponenti eserciti l’hanno combattuta. Ma le sue ripercussioni si sono sentite fino alla ‘estremo sud del mondo; la terra doveva riprendersi e sembrava che la paura della distruzione fosse più forte di ogni contrasto. 
 ...
Gli imperi si erano ricostruiti, nuove alleanze e nuovi commerci erano sorte. Navi provenienti dall’estremo est del mondo, il Cathay giungevano nuovamente alle nostre coste. Portavano pregiatissime sete, e grandi conoscenze. Imparai in fretta la loro affascinante lingua e fantasticai sulla loro terra oltre la desolazione di Azgorgh, oltre le tetre steppe di Ungol, li si giunge alla verde terra del Cathay. Ma tutta questa prosperità non durò. Le tribù di nomadi che vivevano vicino alle terre dei Morti hanno riferito di un continuo avanzamento del Male che dimora li dai tempi dimenticati delle Guerre degli Stregoni nel Millennio Oscuro. I saggi della citta’ di Hadmaut nell’Isola degli Stregoni hanno parlato di un oscuro male che si sta svegliando a Nord, nel grande Impero di Sigmar; occorreva un concilio. Gli Emiri, i Califfi, i Sultani di ogni regione e posto dell’Arabia erano presenti; si vociferava che fossero presenti il Califfo Stregone,la Dama Vedova del Picco di Volture e il Vecchio della Montagna, capo dei temutissimi Hashashin, gli assassini tanto devoti a Bez-Moshar, il grande Dio della Morte venerato da loro come la Lama che si Agita’ nell’Oscurita’. Tutti erano presenti nel grande palazzo Azzurro di Lashiek di fronte al Gran Sultano Hamed Shas-a-Qaran per cercare di capire che fare. In quel periodo avevo 23 anni e la mia carovana stava facendo rifornimento in citta’. 
 ...
Gironzolavo per le strade brulicanti di persone e colme di odori e suoni quando mi colpi una stuoia con sopra una logora vecchia. Lei mi fece cenno di accomodarmi e la spontanea gentilezza di quel gesto mi attiro’. La vecchia verso’ del te alla menta zuccheratissimo e mi offri’ alcuni dolci di datteri e cocco. Estrasse un piccolo mazzo di carte coloratissime. “Questi sono tarocchi, servono per predire il futuro, o per cercare di diradare le tenebre con cui e’ avvolto ogni domani. Tu credi nel futuro?”  La domanda era assurda e senza senso, ma risposi ugualmente con dovuta cortesia. “Si, credo che esista il futuro”. La vecchia sorrise e mi porse i suoi tarocchi; vidi allora che i suoi occhi erano di colori diversi, nero come la notte il sinistro e verde come il mare il destro. “Tieni allora un faro per diradare le nebbie, so che ti serviranno prima o poi Salima, che nella lingua dei berberi significa la Figlia delle Stelle; forse tale dono mi pare azzeccato non trovi? Ma ricorda; non usarle per te stessa o ti prediranno una terribile sorte; noi abbiamo la possibilita’ di vedere qualcosa nelle nebbie dell’ignoto, ma siamo solo di passaggio, non dobbiamo osare oltre ed abusare della nostra fortuna, del nostro dono. Ricordalo. E ora va, dalla torre del palazzo Azzurro pare che la riunione sia finita”. Ero stupita al punto tale che presi i tarocchi senza proferire una parola, mentre mi alzavo sentii un corno suonare dalla Torre di Vetro del palazzo. La riunione era finita, presi veloce la strada verso la piazza e mi ricongiunsi al gruppo della mia carovana, ma la vecchia sembrava inghiottita dalla folla che aspettava una parola, un gesto. Poco dopo, accolto da un boato, apparve il Grande Sultano che parlo’ solennemente al popolo. “Un male oscuro si e’ nuovamente risvegliato a nord, ma questa volta nessuno conosce la sua entita’; abbiamo bisogno di inviare emissari e persone ad indagare nelle terre del Nord. Prodi Arabi, questo e’ il momento di aiutare il nostro grande paese. Se qualcuno di voi volesse aiutare la sua nazione questo e’ il momento di farlo. Presentatevi al palazzo dove il Ministro Ghur accogliera’ ognuno di voi”. Centinaia di persone si mossero, io ero affascinata dal grande nord, una terra per noi quasi inesplorata, se non per i pochi mercanti che veleggiavano fino a Sartosa o l’assolata Tilea. Sentii un brivido dentro di me, un motto di ribellione e tutto quello che avevo finora fatto e vissuto e mi piacque; forse si sarebbe parlato anche di una donna in mezzo ai racconti di sultani, di dervisci attorno al fuoco delle oasi. Guardai il mio gruppo; mio nonno mi fissava e ad un suo cenno del capo corsi anche io verso il Palazzo Azzurro, e l'avventura e' cominciata…

lunedì 4 luglio 2011

Warhammer; il Kaos è alle porte...

Quella che vi propongo qui e' una recensione del GDR che funge da porta per le avventure di Sliam e dei suoi compagni. Attraverso il gioco i giocatori, i volti mettono le Maschere per cominciare le loro storie...

Miniature e gdr


La maggior parte delle persone davanti alle quali pronunciate la parola “Warhammer”  vi potrebbero guardare stralunati, oppure cominciare a parlarvi di miniature dalle forme (e dai prezzi) incredibili, o di quanto sia forte il loro esercito degli Elfi Alti… Molti meno potrebbero rispondervi: “anche tu giochi a Warhammer RPG? E io che credevo di essere il solo…”. Ma prima facciamo un po’ di ordine. Warhammer Fantasy Battle e Warhammer Fantasy Roleplay sono due giochi completamente diversi sia per il concetto di base sia per le regole che li definiscono, ma si muovono, “vivono” nella stessa ambientazione. Nel 1984 Rick Priestley scrisse e pubblicò Warhammer Fantasy Battle: un sistema per gestire le battaglie campali utilizzando eserciti fantasy; l’idea generale, che è rimasta invariata durante tutti questi anni, è la seguente: ogni giocatore possiede un numero prefissato di punti che debbono essere spesi per l’acquisto delle truppe, degli equipaggiamenti  e di tutto il resto. Il primo manuale possedeva un regolamento molto complesso e le partite erano molto lente, non si trattava comunque di eserciti veri e propri, ma si scontravano dei piccoli manipoli, rappresentati per l'appunto dalle miniature. Col passare degli anni iniziarono le varie riedizioni del regolamento (ora viene giocata la sesta edizione) e il fenomeno dei gdr colpì anche questo gioco; nel 1986 la Games-Workshop pubblicò il Warhammer Fantasy Roleplay, il cui regolamento è rimasto pressoché invariato fino ai giorni nostri. I due giochi, come avete capito, sono diversi, ma utilizzano la stessa ambientazione: una sorta di medioevo storico in cui abbiamo la presenza di un Impero di stampo tedesco, una Bretonnia che rispolvera i reami Arturiani, una Luccini che sembra una Venezia rinascimentale, l’Arabia, il Sol Levante, a cui vorrei dedicare maggiore spazio in seguito. Detto questo direi che siamo pronti per addentrarci nel mondo di Warhammer!

Materiale

Il manuale che prenderò come riferimento è l’edizione italiana chiamata “Martelli da Guerra” (edita dalla Nexus). Appena fu pubblicato, il manuale venne venduto in due versioni differenti solo per i tipo di copertina: cartonata o brossurrata (ultimamente la ristampa del suddetto manuale, mi pare sia solo in edizione brossurrata). Su entrambi le versioni abbiamo una illustrazioni ad effetto realizzata con colori forti, per rendere al meglio lo spirito gotico e decadente del gioco. Il manuale si presenta molto corposo (oltre 300 pagine) , con il bordo pagina ad effetto pergamena. Il materiale è notevole, ordinato ed indicizzato in maniera discreta per una buona consultazione, anche se consiglio a tutti l’apposito schermo del master per velocizzare alcune operazioni di consultazione, come i test per le abilità o durante il combattimento, per vedere le caratteristiche delle armi o i colpi critici. Il manuale all’interno è abbellito da gradevoli illustrazioni in bianco e nero che su carta ruvida fanno il loro effetto. Non sono di ottima qualità, ma rendono comunque la visione piacevole nel suo insieme. La traduzione (per una volta) è molto fedele e l’unica discrepanza tra l’edizione inglese e quella italiana risiede nell’appendice finale: nella versione originale vi è una sezione che fornisce il regolamento per convertire i personaggi di Warhammer Fantasy Battle al gdr e viceversa, mentre nella versione italiana questa parte manca del tutto(e, a quel che mi ricordo, non è presente nemmeno nei supplementi successivi). Punto di forza del gioco risiede nella sua completezza; il manuale infatti fornisce già da subito tutti gli elementi per poter giocare e i supplementi sono sempre utili, ma non sono indispensabili, come spesso accade negli altri gdr.

Regolamento

Il gioco ci fornisce un sistema di regole di media complessità, che risolve la maggior parte dei problemi riguardanti la risoluzione dei combattimenti, la gestione delle azioni dinamiche, gli incantesimi, e la progressione del proprio personaggio; non è però un’architettura statica, come si potrebbe pensare: un suo punto di forza risiede infatti nella grande adattabilità alle esigenze del Master. Il sistema si basa sul dado percentuale: la risoluzione delle azioni avviene mediante il lancio del suddetto dado, che deve essere minore o uguale al valore della caratteristica bersaglio a cui si sommano bonus o si sottraggono dei malus, in base a diversi fattori, anche se non sempre il lancio è richiesto. Ad esempio: se si vuole scalare una parete con molti appigli, i pg con l’abilità “Arrampicarsi” non dovranno effettuare la prova di abilità, mentre se la parete è molto scivolosa, si effettuerà il lancio contro la caratteristica di Iniziativa a cui si sommeranno bonus e malus, come scivolosità, pendenza, condizioni atmosferiche o altro. Questo consente al master di poter gestire al meglio situazioni complesse e in più la possibilità di non effettuare test in condizioni particolari velocizza il gioco rendendolo molto scorrevole. I master alle prime armi non si spaventino quindi! Armandosi di pazienza e di un po’ di esperienza si sapranno affrontare al meglio tutte le situazioni senza correre il rischio di rallentamenti.

Eroi

Nel mondo fantasy di Warhammer i nostri eroi non sono solo umani, ma anche nani, elfi e perché no, mezzuomini (o halfling); vengono definiti da un insieme di caratteristiche fisiche sociali e mentali come Forza, Resistenza, Volontà, Simpatia, Intelligenza con valori da uno a dieci o da uno a cento. Il gioco si avvale di un sistema molto particolare: al momento della creazione del proprio personaggio, i giocatori effettuano un tiro su una tabella, per scoprire quale sia la loro “carriera” iniziale, la professione che avevano prima di diventare avventurieri. Esistono oltre 60 carriere di partenza, dall’Acchiappatopi al Venditore Ambulante, tutte ben caratterizzate. Il personaggio quindi ha una vastissima scelta, che rispecchia la molteplicità di professioni del mondo medievale, compresi anche i mendicanti ed i servi. Il sistema poi si avvale dei punti esperienza, per rappresentare la crescita del proprio eroe e con la spesa di questi il proprio personaggio può comprare i cosiddetti “avanzamenti”, che altro non sono che un aumento di punteggio in una caratteristica. Appena tutti gli avanzamenti sono stati completati (ma non è obbligatorio) si ha la possibilità di poter cambiare carriera ed un’idea molto bella e accattivante è la presenza delle carriere avanzate, che in un certo senso elevano il proprio personaggio facendolo diventare un Cacciatore di Streghe, un Assassino, un Mago: in parole povere un vero Eroe. La progressione avviene in maniera molto semplice: il nostro eroe in erba deve per prima cosa ottenere l’equipaggiamento necessario e appena il pg ha guadagnato i punti esperienza sufficienti, può comprare l’avanzamento verso un’altra carriera che gli fornirà nuove competenze e nuove sfide.

Alle armi…

Il corpus di regole che si occupa del combattimento è relativamente snello e di semplice applicazione. Si basa sull’utilizzo di quattro caratteristiche: ogni pg possiede un punteggio di Iniziativa, con un valore da 1-100, che stabilisce l’ordine in cui avviene la sequenza delle azioni, il valore di Attacchi determina quanti colpi posso sferrare al mio avversario. Esistono due caratteristiche di combattimento chiamate “AM” (Abilità in Mischia) per il corpo a corpo e “AT” (Abilità da Tiro) per utilizzare le armi a lunga distanza, che possiedono un punteggio da 1 a 100. La sequenza del combattimento è molto lineare: dopo aver stabilito l’ordine di iniziativa, effettuo un lancio con il d100; se il risultato è uguale o inferiore al mio punteggio in AM o AT, a cui devo sommare bonus e malus a seconda della situazione, sono riuscito a colpire il mio avversario. Ma il combattimento non si esaurisce qui; sono presenti una varietà di manovre sia offensive, come la carica, che difensive, come la parata, che rendono il combattimento vario e divertente. A dare un pizzico di varietà si aggiunge un sistema di colpi critici che garantiscono alcuni effetti molto spettacolari ( e non surreali come capita con Rolemaster).

Magia

Il manuale divide il mondo magico in due parti, come di consueto nella maggior parte dei gdr fantasy: la magia arcana e la magia divina; la prima deriva dallo studio delle formule nelle scuole di magia, mentre nella seconda il potere magico fluisce direttamente dalla divinità. Il potere magico viene quantificato mediante l’utilizzo dei punti magia che devono essere spesi per poter lanciare gli incantesimi, ognuno dei quali possiede un determinato costo di lancio: il loro livello di potere e quindi il loro costo viene stabilito in base al loro livello. Nel manuale gli incantesimi vengono suddivisi in diverse scuole come: elementalismo, magia da battaglia oppure necromanzia ed ognuna di queste scuole a sua volta possiede incantesimi che vanno dal primo al quarto livello di potere. Da questa suddivisione si intuisce che il mago o il chierico, mentre avanzano di carriera, possono accedere ai vari livelli di potere degli incantesimi. Un discorso a parte è rappresentato dalla magia minore, che potrebbe essere considerata di livello “zero”: tutti gli utenti magia sono in grado di poter lanciare questo tipo di incantesimi. Il sistema presentato in questo manuale è semplice e diretto, ma con qualche discrepanza: come in molti gdr fantasy, chi è in grado di lanciare gli incantesimi possiede sempre una marcia in più; gli autori hanno cercato di limitare tutto ciò, dando all’apprendimento degli incantesimi un costo elevato in termini di punti esperienza, ma questo non sempre ottiene l’effetto desiderato. Una buona norma è quella di tenere d’occhio e limitare i maghi e i chierici all’interno del gruppo, che tendono a diventare più forti degli altri pg. Di recente è uscito un supplemento chiamato “Realms of Sorcery” (non ancora tradotto in italiano) che tratta in maniera veramente esauriente tutti i reami della magia di Warhammer, aggiungendo la magia degli Alti Elfi, del Chaos, o la misteriosa magia Skaven.

Vivere e morire…

Uno tra i concetti più innovativi di questo gdr è rappresentato dalla caratteristica dei punti fato: il loro concetto è molto ampio e possono essere definiti come il quantitativo di fortuna che un nostro eroe possiede o quante vite può utilizzare. In termini di gioco, quando un personaggio raggiunge lo zero nella sua caratteristica di Ferite viene considerato morto, ma ha ancora una ( o più) possibilità di poter sopravvivere; infatti se il pg possiede dei punti fato, utilizzandone uno sarà in grado di ritornare in vita come se niente fosse successo, mantenendo comunque il ricordo della sua morte. Facciamo qualche esempio per chiarire questo concetto, che presenta anche degli interessanti risvolti in termini interpretativi; un personaggio sta attraversando un tunnel, quando maldestramente fa scattare una trappola e innumerevoli pali acuminati fuoriescono dalle pareti; il master effettua il calcolo dei danni subiti e il nostro pg subisce tante ferite che i suoi punti ferita raggiungono  lo zero: è diventato un groviera! Il nostro eroe possiede però un punto fato e decide di utilizzarlo: il narratore cambia quindi la scena, permettendo al pg di riuscire a gettarsi a terra in tempo per scansare tutti i pali, fuoriuscendo dal tunnel illeso; oppure in maniera ancora più spettacolare, il nostro pg potrebbe rimanere lì e, grazie alla sua fortuna sfacciata, evitare tutti i pali. Tutti gli eroi che si rispettino hanno una buona stella che certe volte li aiuta, i punti fato la rappresentano; attenzione però: essi si riducono facilmente allo zero e non possono essere acquistati mediante la spesa dei punti esperienza, quindi cercate di fare sempre del vostro meglio per non rimetterci la pelle!

Ambientazione

Uno tra i punti di forza di questo bel gdr risiede nella sua ambientazione e nel suo spirito. Come avevo accennato in precedenza, Warhammer è un gdr fantasy la cui ambientazione è di tipo medievale - rinascimentale: assieme ai classici elementi medievali come la cavalleria,  gli archi e le balestre, si aggiungono gli elementi tipicamente rinascimentali dell’ Arte della Guerra come l’artiglieria e un ruolo di maggiore importanza della fanteria, mentre lo spirito è cupo: assimila l’oscurantismo dell’alto medioevo e il periodo tormentato delle guerre di religione del 1500; ma di questo parleremo in seguito. Il mondo di gioco ricorda la nostra Europa (viene chiamato nel gioco il Vecchio Mondo) ed ha alcune analogie con gli stati monarchici di quel tempo; cominceremo dal nord e proseguiremo verso sud con la nostra esplorazione. All’estremo Nord del mondo troviamo La desolazione del Kaos; una landa tetra e abbandonata a se stesso dove il caos prolifica in ogni sua forma e desiderio: qui vengono aperti portali per evocare demoni, qui si radunano le immense orde di uomini bestia, ed è da qui che comincerà l’avanzata finale per la conquista del mondo. Scendendo verso sud cominciano gli insediamenti dell’umanità; troviamo le fredde ed inospitali terre di Norsca e il Kislev, che ricordano molto le lande nordiche abitate da popoli simili ai vichinghi. Al centro del mondo conosciuto abbiamo l’impero ricalca appieno lo spirito e la forma del Sacro Romano Impero Germanico: baluardo dell’umanità contro il caos, è diviso in province che ricalcano appieno il sistema feudale, ciascuna governata da un Conte Elettore. Attorno all’impero si estendono statiche riprendono il medioevo storico, come le terre della Bretonnia, reame di cavalieri e di antichi valori Arturiani. Verso il mare i regni dell’Estalia e delle città stato Tileane riprendono la prima i territori spagnoli con nomi come Bilbali, Magritta, mentre le seconde sono parallele ai comuni italiani del 1300; ci terrei a far notate che Luccini è una città su isolette come l’italianissima Venezia. Verso sud si estende la misteriosa Arabia, terra de “La Mille e una Notte”.  Ma questo è anche un mondo fantasy e anche qui è possibile ritrovare le cosiddette razze non umane. Ogni razza possiede una sua terra di origine, come la terra di Nehekara per i non morti, Sylvania per i vampiri, o la desolazione del sud per i misteriosi nani del caos; un impero malvagio di tipo sumero – babilonese. Nel descrivere i regni degli elfi e dei nani gli autori hanno peccato in fantasia in quanto, altro non sono che una fotocopia riveduta dei reami di Loren e Moria del Signore degli anelli; viene anche creata una terra al di là del mare che sarebbe la terra di origine di tutti gli elfi; un po’ come la terra di Aman nel Silmarillion… meglio soprassedere. A parte questa nota dolente vedete anche voi che questa ambientazione è estremamente completa, affiancata da una bellissima cronologia ma non solo; nelle descrizioni dei luoghi vengono raccontate anche leggende e dicerie che sono degli ottimi spunti per avventure.

Spirito
Il gdr di Warhammer possiede degli elementi unici che lo possono definire a pieno titolo un gdr dallo spirito Gotico; ma anche questo è solo un nome, che rischia di ridurre le enormi potenzialità di questo gioco; ci sono infatti alcuni elementi chiave che vanno analizzati più  fondo. Accanto ai classici toni cupi e decadenti del leit-motiv gotico se ne aggiungono due molto importanti. Il primo è la religione, elemento cruciale del gioco. Il caos è stato portato nel mondo da quattro divinità che si oppongono e lottano contro le altre per il predominio del pianeta; ogni minaccia di contaminazione del caos subisce una caccia spietata e spesso insensata da parte dei seguaci delle altre divinità, definite neutrali. Si crea così un clima soffocante, di continua paura verso questa minaccia che è il caos; si riprende appieno il clima dell’inquisizione spagnola, in cui anche il solo sospetto è una prova. L’altro elemento chiave è la società; nel mondo di Warhammer esiste una linea di demarcazione fortissima tra la plebe e i governanti, ancora più forte di quella presente nel medioevo (pensate che il padre fondatore dell’Impero è venerato come una divinità); ma non basta: la classe dirigente è marcia fino al midollo, corrotta dal potere o dalle forze del caos. Quello che si avverte sfogliando l’ambientazione è questo grande senso di precarietà, con io mondo perennemente in bilico verso il baratro del caos.

Considerazioni

Warhammer (o Martelli da Guerra in italiano) è un bellissimo gdr che consiglio caldamente. Possiede completezza nel regolamento, ambientazione accattivante e poche sbavature; starete cercando i punti deboli di tutto questo ma sono il pelo nell’uovo( i regni degli elfi e dei nani sopraccitati). Nel complesso non posso che dare un ottimo giudizio a questo gdr che mi ha entusiasmato fin dalla sua prima partita; il gioco viene anche affiancato da una serie di buoni romanzi che purtroppo sono di difficile reperibilità, e che aiutano non poco il master a ricreare le atmosfere cupe e oppressive di questo magnifico gdr gotico. Prima di concludere vorrei spendere alcune parole riguardo al caos, o il “Kaos” come io spesso lo chiamo. Questa forza non è malvagia, ma è colei che da la vita, oltre che toglierla; molto scrittori hanno dato vita a romanzi che parlavano di kaos, legge e multiverso. Il kaos e la legge sono due forze antitetiche, ma che fanno parte della stessa medaglia. Michael Moorcook, uno tra i più grandi scrittori fantasy in tema di multiverso, definisce il kaos come la forza che ha dato la scintilla all’universo, mentre la legge presiede al suo sviluppo in maniera ordinata; ma la legge formerà un individuo stabile, statico mentre il kaos è cambiamento, è rinnovarsi, in una parola è vita. In Kaos we trust…

domenica 3 luglio 2011

Giochi Di Ruolo (GDR) questi sconosciuti...

Molti si chiederanno che cosa siano questi benedetti GDR; l'impresa forse è titanica, ma ci provo lo stesso!

Come master e soprattutto come giocatore, ho deciso di scrivere un articolo di informazione ludica. Un po’ in onore di una rivista, Kaos, che vide i miei primi natali ludici e un po’ per fare luce a tutti quelli che hanno sentito parlare molto alla lontana, o proprio mai, di questi passatempi astrusi, vedendo persone alle fermate degli autobus che parlavano un linguaggio incomprensibile discutendo il peso di un uovo di drago o se gli elfi hanno la barba, magari mostrando orgogliosi tomi poderosi dalle mirabolanti copertine o dadi dalle forme più strane; per tutta questa confusione che ora magari avete in testa, sono qui, perciò non esitate e continuate a leggere.

Come dice il termine stesso, in questo particolare passatempo bisogna interpretare un ruolo come se voi foste degli attori in mezzo ad un film; chissà quante volte vi siete immedesimati nell’eroe di un fumetto o di un film! Con i role-games tutto ciò è possibile, in quanto siete voi i protagonisti della vicenda.

Quando si gioca ad un gdr ( chiameremo così d’ora in poi un gioco di ruolo), la prima cosa che balza agli occhi è l’assenza di un tabellone di gioco, che viene sostituito dalle schede di riferimento; esse svolgono una funzione fondamentale nel gioco, perché quantificano in termini numerici le caratteristiche del mio eroe. Ad esempio, ci potranno essere scritte alcune abilità come forza, intelligenza e così via ed a fianco un valore numerico ( che potrebbe andare da 1 a 10, dove per 1 si intende un bambino e per 10 Ercole) che mi dice effettivamente quanto forte sia il mio eroe.

Non solo, nella scheda sono presenti anche altre voci altrettanto importanti, che dettagliano ulteriormente il mio eroe; esse sono le abilità, le competenze che ha il nostro eroe, come arrampicarsi, usare armi, scassinare serrature o saltare. Ora grazie alla scheda di riferimento ho dato un volto al mio eroe, il quale è pronto per lanciarsi nell’avventura; ma mi raccomando, mai da soli, in quanto non si sa quello che ci può capitare. Ed è qui che entrano in gioco gli altri eroi, che assieme al tuo formeranno una banda o un gruppo ( per intenderci come la banda di ladri di Lupin III o il gruppo di eroi nei film di Conan ) che dovrà svolgere alcune missioni, come salvare principesse o recuperare tesori.

Le azioni, in quasi tutti i gdr, vengono regolate da un tiro di dado. Ad esempio: se ho un valore di forza pari a 7, per sollevare una pesante grata tirando un dado a 10 facce devo fare meno del mio punteggio di forza. Come vedete, gli individui più forti sono agevolati (il gdr non è un gioco fatto di sola fortuna), ma tutti possono sbagliare, scivolare mentre sollevano la grata o procurarsi uno strappo. Il dado è l’elemento casuale, la sorte che si percepisce alle volte anche nella vita reale.

La domanda ora vi sta sorgendo spontanea: chi è che decide cosa fare e soprattutto dove andare, dato che non c’è un tabellone per vedere effettivamente dove si sta andando? Ed è qui che entra in scena il ruolo del Master ovvero del regista ( vedendolo in termini cinematografici). È lui infatti che progetta le missioni che i pg ( chiameremo così i personaggi ) dovranno compiere, è lui che con il solo ausilio della parola descrive i luoghi che i nostri eroi visitano, affinché prendano forma nella vostra mente.

Il ruolo del Master è molto delicato in quanto egli rappresenta tutto ciò che circonda i pg: non solo i cattivi che si scontrano con il gruppo di eroi, ma anche l’oste a cui i personaggi chiedono informazioni oppure il re che affida loro l’incarico di liberare sua figlia ed è lui che descrive tutti i luoghi che i personaggi visitano, come una locanda, un tempio abbandonato o lo scorrere del tempo come un tramonto. Certo è che se la situazione è particolare, come la descrizione dell’interno di una casa, l’ausilio di carta e matita facilita la spiegazione della forma e delle misure della casa.

Molti adesso staranno magari pensando, che alla fin fine il master non è altro che un burattinaio che tiene in pugno le vite dei pg per il suo puro divertimento, ma non è così. Egli infatti deve essere come un arbitro di calcio: deve essere imparziale e non deve mai farsi notare; egli cioè deve essere dappertutto, ma in nessun posto. Ammetto che all’inizio questa sia una nozione un po’ strana, ma al momento non è necessaria per sapere cosa sono i giochi di ruolo.

Ricapitolando, possiamo quindi dire che i gdr sono dei giochi di società in cui si impersonano degli eroi, i quali vivono delle avventure. Per farvi capire ancora meglio come effettivamente si giochi, vi farò un esempio esplicativo: immaginate una locanda fumosa in perfetto stile medievale con enormi tavolate piene di mercenari, in cui, in mezzo al trambusto generale, sentite il clangore delle armature che si confonde con il cozzare dei calici metallici colmi di birra e sidro. In mezzo a tutto questa confusione ci siete anche voi, ma in una saletta appartata e state discutendo con un emissario del Re; pare che sua figlia sia stata rapita da un potente mago e avete deciso di intercettare i rapitori prima che arrivino dal mago. Dopo aver fatto una descrizione del posto, il master interpreta l’emissario e tratta direttamente con i pg, per cui ora avverrà una discussione in cui si prenderà parte in prima persona.

Emissario : Allora che decidete di fare? L’offerta del Re è allettante ( e spinge sul tavolo un sacchetto di monete d’oro).
Personaggio1 : Che sia allettante lo vediamo da soli, ma i rischi sono molto alti…
Personaggio2: Già e poi chi ci assicura che siano stati solo in due a rapire la principessa e che noi, dopo averla trovata, non faremo la fine del gatto col topo incontrando magari l’intera banda?
Emissario : Nessuno vi può dare questa certezza, se non voi stessi. Quando la troverete saprete effettivamente quanti sono e poi, diciamolo, non capita tutti i giorni di poter guadagnare 100 monete d’oro tutte in una giornata; certo è, che se avete paura, non se ne fa nulla e … (riprendendosi il sacchetto )
Personaggio2 : Nessuno di noi due ha detto questo (fermando la mano dell’emissario) ; accettiamo l’incarico.
Emissario : Ottima decisione! E dato che mi siete simpatici, vi anticipo 30 monete d’oro per il vostro equipaggiamento.
Personaggio1 : Ci rivediamo qui tra un paio di giorni e porta i soldi! A presto.
Emissario : Che la buona sorte vi protegga(alzandosi dal tavolo)!


Dopo essere rimasti da soli, i pg devono ora decidere il da farsi: come spendere i soldi per l’equipaggiamento, procurarsi dei cavalli, una guida e così via. L’ avventura per loro è appena cominciata e chissà ora quando finirà; questa è la magia dei giochi di ruolo, un divertimento senza fine!

Spero di essere riuscito nel mio intento di spiegare cosa sono questi GDR. Farei un piccolo riepilogo: i giochi di ruolo sono dei giochi di società, in cui non sono presenti tabellone e pedine, ma solo una scheda di riferimento per descrivere il vostro eroe e tanta immaginazione per poter “vedere” gli ambienti che un arbitro ( il regista) vi sta descrivendo.

Grazie a lui vi potete muovere ed interagire in questo mondo fantastico; il Master o arbitro gestisce tutti i personaggi estranei al nostro gruppo di eroi, che possono essere amici o nemici e per comodità chiameremo personaggi non giocanti. Il gioco di ruolo è quindi un grande colossal, in cui i nostri eroi sono i protagonisti assoluti.

PICCOLO GLOSSARIO


  • Gdr - gioco di ruolo
  • Png – personaggio non giocante [amici o nemici degli eroi]
  • Pg - personaggio giocante [ i nostri eroi]
  • Master – l’arbitro di gioco o se preferite il regista.
  • Dado – la sorte
  • Abilità – capacità che possiede un personaggio per poter svolgere una certa azione [saltare,arrampicarsi]

sabato 2 luglio 2011

Si ricomincia...

Bene, oggi ricominciamo a correre. Il blog non verra' abbandonato, ma continuero' a raccontare storie, solo che la monotonia occidentale probabilmente mi dara' meno spunti. Aggiungero' alcune nuove sezioni, dato che non molti magari sanno cosa siano i giochi di ruolo. Le altre sezioni riguarderanno poi le avventure del mio gruppo di gioco; prendetelo come una sorta di racconto fantasy a puntate. Per il momento dire che e' tutto. Ci si vede in giro...

venerdì 1 luglio 2011

Differenze...

Oggi dopo una bella dormita mi sono affacciato alla mia terrazza e ho guardato fuori il mondo, il mio mondo occidentale. La prima cosa che ho fatto ieri appena sono arrivato e’ stato accendere la luce e soprattutto aprire il rubinetto dell’acqua e berla. Era fresca e buonissima. Stamattina ho guardato in silenzio un gatto che stava passeggiando nel giardino sotto di me ed ho volto lo sguardo al cielo, che qui e’ azzurro. E’ questa la gran differenza che ti coglie subito in questo luogo del mondo.

Nella pittura ci sono diverse tecniche che vengono usate per colorare le forme del disegno ed ognuna dona caratteristici effetti al quadro. In Africa, dove tutto e’ assoluto e senza mezze misure il cielo e’ decisamente pastello, color blu acceso. Qui in Europa invece e’ tutto sbiadito, forse riflesso dei compromessi della nostra vita quotidiana e il cielo e’ azzurro, ma non accesso, e’ come se l’artista usi gli acquarelli per riempire la tela.

La seconda cosa e’ il tempo. Mentre passeggiavo per la strada sembra che tutti corrano, affannati verso la loro meta. Mi verrebbe da dirgli di calmarsi, a che serve correre cosi’ in fretta se non puoi guardare e nuvole che corrono sopra la tua testa? Adesso capisco che significa avere il tempo per se stessi e so gia’ che alla fine ritornero’ anche io a correre, ma spero che avvenga tardi. Ma non potete immaginare che gioia camminare per strada senza inciampare in plastica, vetri rotti, cartacce e avanzi di cibo.

Alla sera siamo andati ad un concerto ed e’ stato un momento molto intenso, per certi versi africano. Cantare tutti in coro canzoni simbolo della resistenza scuote sempre il cuore e ti fa ricordare la storia di questo paese. Ma ci sono dei momenti in cui mi guardo attorno e vedo tutte queste persone che non hanno apparentemente problemi e penso  tutte le volte che abbiamo degli ostacoli e ci arrabbiamo e mi verrebbe da dirgli “ma di che ti lamenti tu che mangi quando vuoi e hai l’acqua e la corrente elettrica in casa?”. So che e’ riduttivo ma alle volte non riesco a fare a meno di pensarlo…

giovedì 30 giugno 2011

Il Cuore Nero dell'Africa...

Ci siamo, il transfer per l’aeroporto e’ arrivato; carico tutto e comincia il viaggio attraverso una Tana notturna e terribilmente degradata. Le strade deserte sono il regno di prostitute che attorno ad un un falò improvvisato attendono i clienti. Ho visto bande di bambini accovacciati agli angoli delle strade che cercano di scaldarsi pigiandosi come fanno le pecore, altri che cercano del cibo nella mondezza disputandoselo con dei cani. Mi chiedo come sia possibile tutto questo, mi chiedo il motivo di tutta questa miseria e purtroppo non ho nessuna risposta…

Sono stordito nel vedere tutto questo quando un rumore mi scuote. La macchina che mi sta portando all’aeroporto ad un incrocio ha qualche sussulto e avanza a fatica; mi guardo attorno e vedo in lontananza una gruppo di persone che cominciano a venire verso di noi e fischiano, come per richiamare qualcun’altro. In quel momento provo puro  e genuino terrore, dato che se la macchina dovesse fermarsi ora c’e’ una buona probabilita’ che mi succeda qualcosa di brutto, ma dopo qualche saltello la macchina sfreccia verso la mia destinazione

Appena arrivo il check-in e’ aperto e come all’andata mi dicono che non posso potare due bagagli a mano, dato che eccedono i 12 kg previsti e mi dicono che devo mettere il surplus dentro le valigie. Io rispondo che con me viaggia materiale scientifico molto fragile e costoso e sono disposto a metterlo  in valigia alla condizione che l’addetto mi dia la sua garanzia che arrivera’ intatto a Venezia, altrimenti devo essere risarcito; alla fine mi danno il permesso dei due bagagli a mano e comincia la parte divertente, il passaggio al metal detector…

Appena arrivo devo togliere tutta la strumentazione elettrica, macchine fotografiche, registratori, computer, e farla passare ai raggi X. La parte comica riguarda gli idrofoni che sembrano dei microfoni e alla domanda cosa ci faccio con questo materiale mi verrebbe da rispondere “in realta’ sono una spia”, ma so che causerebbe poche risate e quindi mi limito a dire che e’ materiale scientifico. Appena passo la dogana passeggio nella sala d’aspetto e capisco che adesso l’Africa e’ lontana…

C’e’ una cosa che mi colpisce subito; qui non ci sono piu’ gli odori dell’Africa; manca il pesce marcio, il mais bruciato, la cassava bollita,e il sudore delle persone che arrostiscono al sole. Qui ci sono negozi con le vetrate, e’ tutto pulito ma soprattutto mi guardo attorno e vedo una gran massa di Muzungu e solo qualche distinto signore credo malgascio che attende l’imbarco e non ha niente d’africano, se non il colore della pelle. Qui e’ tutto freddo, asettico, silenzioso, senza calore umano, qui non c’e’ piu’ il grande cuore nero dell’Africa…

Arriva il momento dell’imbarco e non ci sono autobus che ti portano all’aeromobile per cui passeggi per circa un centinaio di metri fino alla scaletta. In quel momento capisco che adesso me ne sto andando davvero e i passi si fanno come pesanti. Da sopra la scaletta non si vede nulla, ma e giusto cosi’; questo e’ l’ultimo cerchio che si chiude qui in Africa. Sono arrivato di notte due mesi e mezzo fa e me ne vado via nuovamente con il buio. Adesso intuisco cos’e il mal d’Africa; e’ una sensazione che non si puo’ spiegare, accade e basta se hai vissuto dentro questa terra, non facendo il turista: se hai condiviso il cibo in un piatto comune, il tetto di case di lamiera, le risate giocando a domino, i silenzi dell’Oceano e il suo cielo stellato, allora questa Africa ti ha accolto e non ti fa scappare tanto facilmente. La saluto con un sorriso guardando le stelle sopra di me e salgo in aereo…

Sono cosi' stanco che mi  addormento subito e quando mi sveglio sotto di me ci sono le coste dell'Africa e comincia il Mar Mediterraneo. L'Europa e' sempre piu' vicina e quando atterro mi sento gia' a casa. Dopo l'ennesimo passaggio al metal detector  arrivo al duty-free e qui mi siedo, bevo un cappuccino (si lo so che non e' italiano, ma ne avevo voglia) e sfoglio Repubblica. Quando finisco mi guardo attorno e riconosco subito il mio gate di imbarco dalle facce italiane delle persone; inconfondibili...

Ultimo aereo per Venezia e quando scendo dalla scaletta un forte sole quasi mi acceca e sento subito un'inconfondibile idioma che recita "ara xse ti vol moverte co chee vaise" (guarda se vuoi muoverti con quelle valigie) che mi fa pensare "Sono proprio a casa". Esco e finalmente ritrovo la mia Meta' del Cielo e alla sera mi godo una pizza, spritz con birra in bottiglia. Prima di addormentarmi penso per un attimo all'Africa, cosi lontana adesso, ma sempre dentro di me...

mercoledì 29 giugno 2011

Partenze... Sara' vero?

Oggi potrei finalmente tornare a casa; dopo una bella doccia e la colazione passo da ritirare il mio biglietto nuovo e devo dirvi che quando esco dall’ufficio con il mio nuovo biglietto in mano mi sento un’altra persona. Passo dall’altra compagnia per ricevere il mio rimborso e poi mi ritiro nel mio albergo, caldo e sicuro rifugio occidentale. Adesso non devo fare altro che aspettare stanotte e poi si parte… spero…

La giornata scorre lenta mentre ripenso a questo posto. Non ho mai visto tanta poverta’ e miseria, che fa male solo a pensarci. Delle vetrate dell’hall dell’albergo puoi vedere la strada dove si affanna un continuo brulicare di persone con qualcosa da vendere in mano, e appena esci dall’albergo ti chiamano per mostrare la loro mercanzia. La poverta’ che ho visto alle Comore e’ comunque dignitosa, e soprattutto non si avverte realmente. Non ci sono persone che fanno la fame e in due mesi ho visto solo due mendicanti. Esiste poi una solidarieta’  tra le persone che consente una vita tranquilla senza problemi reali di denaro.

Il problema e’ che qui non avverto nessuna solidarieta’, e credo che le persone che stanno nelle campagne riescano a cavarsela meglio, dato che possono coltivare la terra e allevare qualche animale, ma qui in citta’ che cosa puoi fare? Ecco il motivo di tanta insicurezza, legata al banditismo e ai furti; alcuni professori mi hanno detto che la gente qui ti puo’ uccidere per pochi euro. Le persone che abitano questo posto che non riescono ad emergere dalla bolla di poverta’ vanno ad ingrossare le file degli accattoni e degli sbandati, una vera e propria popolazione disposta a tutto pur di sopravvivere…

Io sono seduto su un comodo divano al caldo che osservo queste persone senza che possa fare nulla e vi giuro che mi sento male, tanto che non resisto e poco dopo mi alzo e me ne vado in camera. E’ piu’ forte di me, non riesco a vedere quelle facce, non riesco a sostenere il loro sguardo e appena incrocio i loro occhi mi volto dall’altra parte…

Oggi pomeriggio mentre sto aggiornando il blog mi sento tranquillo; ho il mio bel biglietto, check in online effettuato, soldi del rimborso in tasca, transfer pronto e sto sorseggiando un caffe’ quando che succede? Mi arriva un sms dalla mia compagnia di volo di stanotte con questa scritta “Schedale Changed flight: departure 30/06 TNR 03:00”; il mio volo stanotte partira’ in ritardo di due ore! All’inizio penso ad uno scherzo, ma poi mi chiamano dalla reception per avvisarmi. 

Non e’ possibile penso; guardo fuori dalla finestra e mi sembra di sentire come un sordo rumore di dadi all’orizzonte, e la mia partita contro gli dei del Kaos (intesi come il caso) mi vede ancora perdente. Ma perche’ non ha fatto ritardo due giorni fa cosi’ sarei gia’ a casa in questo momento? Qui c’e’ lo zampino della mia baraka, o del karma, o di quello che volete, ma oramai che ci posso fare? 

Purtroppo posso solo aspettare stanotte per prendere quel volo che almeno mi portera’ in Europa. Probabilmente mi daranno una coincidenza a Parigi, ma se anche non dovesse esserci niente non importa perche’ saro’ comunque nel mio continente, dove almeno mi posso muovere senza troppi problemi...

Ho chiuso le valige adesso e mi preparo a prendere il transfer per l'aeroporto. La mia avventura in Africa forse termina qui, oggi, ma mi rimarra sempre dentro, perche' quando ti sei immerso dentro, quando lasci che Lei ti scruti, ti frughi fino nelle tue viscere Lei non ti abbandonera' mai piu'. E' come l'Abisso di Nietzsche; tu guardi dentro l'Abisso e l'Abisso guardera' dentro di te. Ho visto in faccia il Cuore Nero dell'Africa e questo non mi abbandonera' mai piu...

martedì 28 giugno 2011

Tana libera tutti...

Giocando a nascondino l’ultimo che deve essere preso puo’, toccando la “tana”  e gridando questa frase, liberare tutti quelli che sono stati trovati; il cercatore  quindi dovra’ nuovamente ritrovarli. Oggi, chi poteva gridare questa frase se n’e’ dimenticato e quindi l’Africa mi ha tenuto ancora un po’ con se…

Ci siamo lasciati ieri al momento del mio arrivo notturno in Madagascar in cui avevo perso il volo per Parigi. Mi sentivo mediamente preoccupato, ma non essendo il solo confidavo nel motto che l’unione fa’ la forza. Dopo una piccola, ma intensa discussione ci viene trovato un albergo dove passare la notte e mi dicono che domani (oggi) mi chiamano per trovarmi una soluzione. Felice e contento arrivo in albergo ad Antananarivo e il primo impatto e’ forte perche’ fa un freddo boia. Il termometro qui segna 16 gradi ed io ho addosso solo braghe corte ed una maglietta. Porto a termine le formalita’ alla reception e appena in camera mi getto sul letto dove svengo per la stanchezza...

Dopo una buona colazione attendo la chiamata della compagnia per sentire se ci sono soluzioni, ma tutto tace e quando chiamo nessuno mi risponde al telefono. Capisco che mi devo dare da fare e al primo pomeriggio mi dirigo verso la sede della compagnia di bandiera malgascia quando vengo fermato sulla porta dell’albergo dal portiere che mi chiede dove sto andando. Quando gli dico che stavo andando a piedi scuote la testa e mi dice che e meglio che prenda un taxi o se proprio voglio andare a piedi devo tenere lo zaino davanti ben chiuso e togliermi dalle tasche ogni cosa di valore per evitare ogni rischio. Ero abituato alle Comore dove puoi contare 500 euro alle 2 di notte in mezzo al porto senza che ti succeda nulla e qui invece ritorna lo schiaffo in faccia dell’andata…

Appena salgo sul taxi il tassista mi chiude la sicura e due bambini sporchi con i vestiti logori e bucati si attaccano al finestrino chiedendo “Monsieur” in continuazione ed ogni volta sento una fitta allo stomaco; si perche’ appena guardo quegli occhi di bambini provo un dolore terribile, cosi’ forte che abbasso lo sguardo perche’ non voglio vederli. Forse sono un vigliacco, ma non ce la faccio, mi fanno troppo male e appena il taxi parte mi sento meglio…

Appena arrivo agli uffici la prima reazione dell’impiegata e’ la seguente  “perche’ e venuto qui? Lei ha perso un volo con Air France, non con noi, quindi dovrebbe andare da loro a farsi rimborsare”. Gli ho fatto gentilmente notare che ho perso il volo a causa del loro ritardo e che non me ne vado senza il rimborso del cambio volo. Alla fine parlo con il responsabile del Customer Service che mi tranquillizza dicendo che domani dopo aver fatto il cambio volo verro’ rimborsato. Torno in albergo e attendo il giorno successivo e mentre mangio al ristorante vedo qualche bambino che allunga la mano chiedendo qualcosa. Subito viene allontanato da una delle guardie (si guardiani, non semplici portieri) dell’Hotel ed io ho un pensiero; che qualcuno gridi “Tana libera tutti” in fretta che voglio tornare a casa…

lunedì 27 giugno 2011

Il giorno piu' lungo...

Oggi dovevo prendere l'aero per il Madagascar dove avrei atteso tutto il giorno prima di imbarcarmi per Parigi e poi Venezia. Scrivo "dovevo" perche' complice un'incredibile serie di cancellazioni e cambi di orari il mio volo arriva con un mostruoso ritardo di ben 19 ore. Arrivare pero' in tempo ad Antananarivo e vedere il tuo aereo che parte senza di te non ha prezzo...

Stamane alle ore 4 ero in aereoporto, ma gia' qualcosa non mi sembrava funzionare, dato che l'aereoporto e' chiuso e apre alle 6 di mattina. Entro e sui tabelloni non c'e' traccia del mio volo, ma sono tranquillo perche' penso che se anche il volo abbia 8 o 10 ore di ritardo per me e' anche meglio, devo restare a Tana meno tempo in aeroporto, finche' si fanno le ore 9 del mattino e comincio a cercare qualche addetto per avere qualche notizia. Dopo un po' un addetto di della compagnia mi dice che il volo e' stato cancellato e i passeggeri spostati in quello della sera che avevo cercato di evitare perche' non mi dava molte garanzie di arrivare in tempo per il cambio. Mi viene dato un albergo dove mettere i bagagli e poi mi dirigo agli uffici della compagni di volo per spiegazioni.

Appena arrivo devo avere una fccia furente perche' l'impegato che mi accoglie mi chiede quasi tremando "la giornata e' cominciata bene?". Io cerco di trattenermi perche' non e' colpa sua e gli rispondo solo "e' cominciata male e temo che sara' troppo lunga". Mi siedo e mi viene detto che mi hanno spostato sul volo della sera, ma io gli faccio notare che nessuno mi aveva avvisato. Lui si scusa e mi garantisce che il volo della sera sara' in perfetto orario. Questa notizia mi fa sorridere e io gli chiedo che succede se invece io perdo la coincidenza. Lui mi sorride cercando di essere gentile e mi dice "non pensi negativamente, io sono sicuro che il volo sara' in orario". Ci mancava solo qualcuno che cerca di farmi del training autogeno in Africa. E qui non ci vedo piu' e rispondo

"Senta io voglio sapere che succede se perdo la coincidenza, perche' e' una pssibilita' che questo accada dato che ultimamente state collezzionando una serie spaventosa di ritardi". Il tipo si ritira un po' dalla sedia e sottovoce mi risponde. "Se dovesse succedere lei si rivolga al customer service all'aereoporto e loro risolveranno la situazione". Mi danno il biglietto nuovo ed esco pensando al fatto positivo della giornata...

Ho imparato che in Africa si chiudono molti cerchi della vita e forse la mia baraka voleva che io restassi qui ancora un po' o forse l'Africa non voleva lasciarmi andare subito. Fatto sta che complice il ritardo rivedo nuovamente il mercante di Pietre il quale appena entro nel suo negozio resta sorpreso nel vedermi e mi chiede cosa sia successo. Gli spiego la situazione e lui sorridendo mi dice "si vede che era scritto nel Karma". Io penso che qui qualcuno di troppo si sta prendendo gioco del sottoscritto. In ogni caso caso la giornata e' piacevole e al pomeriggio me ne torno in albergo e dopo una doccia ed una dormita attendo il mio volo, sperando che arrivi...

Il tabellone mi dice che il mio volo dovrebbe arrivare a Tana se tutto va bene alle 00:25, significa che non ho il tempo materiale per farcela. Mentre faccio il check in mi dicono che hanno avvisato che io sono sul volo e che mi dovrebbero attendere; "speriamo" e' il mio primo pensiero. Mi siedo e poi noto un muzungu chiaramente francese che dopo aver espletato le sue formalita' viene verso di me e comincia ad attaccare bottone. Io all'inizio non gli do corda, anche perche' non e' che abbia molta voglia di parlare, ma poi penso che questa sia una prova di chissa' quale divinita' (potete decidere voi quella che preferite) e comincio a parlare anch'io e sentite un po'...

Il nostro francese ha la classica aria da viscido, un cinquantenne che vuole apparire sempre giovane e rampante. Mi racconta che lavora nel campo del turismo non specificando la sua mansione e mi dice che ha lavorato 14 anni in Brasile e adesso sono 10 ani che e' in madagascar. Confesso che all'inizio pensavo che lavorasse nel turismo sessuale ma poi mi sono detto che l'apparenza inganna; ebene, come direbbe Andreotti "a pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca", sentite come continua il dialogo...

Appena gli dico che probabilmente dovro' passare qualche notte a Tana esclama “che fortunato, le notti a Tana sono meravigliose”. Io ammetto di essere perplesso dato che gli dico che mi hanno detto che e’ una citta’ pericolosa e lui mi risponde “si, ma non devi mica girare a piedi, prendi un taxi e ti fai portare. Ho una serie di locali che ti posso consigliare…” e qui comincia un elenco di discoteche e simili che poi capisco essere un elenco di veri e propri bordelli e quando gli faccio notare che io non frequento le case di tolleranza la sua risposta e’ “Non e’ illegale”. Lo so anch’io, ma a parte l’orrore della mercificazione del corpo delle donne, questo qui non ha mai sentito parlare di AIDS in Africa? 

Appena danno il segnale di imbarco mi sgancio da questo losco tipo e sulla scaletta sento “un fremito nella forza”, per dirla come il Maestro Yoda di Guerre stellari, e mi volto a guardare per un’ultima volta le Comore prima di accomodarmi e attendere che il volo parta. Il decollo avviene in ritardo e quindi so gia’ che succedera’ al mio arrivo. Infatti arrivo giusto in tempo per vedere il volo per l’europa che decolla senza di me e comincio a pensare che adesso ci sono dei problemi, perche’ sono in Africa, in un paese con alto tasso di criminalita’ ed e’ notte fonda…

domenica 26 giugno 2011

Questa mia Africa...

Oggi e’ il mio ultimo giorno qui alle Comore e la giornata di ieri mi ha letteralmente stordito piena com’era d’emozioni. Ovviamente ci sono ancora dei dettagli che devo sistemare, come preparare  i bagagli e trovare una vettura che mi porti all’aeroporto alle 4 del mattino e come nelle migliori tradizioni cerco di organizzarmi per tempo, ma mi trovo sempre a fare le cose all’ultimo minuto… 

La mia giornata comincia presto, prima del muezzin. Oggi e’ il mio ultimo giorno in barca assieme a Juma. Quando partiamo osservo l’oceano piatto, quasi immobile e mi accorgo che non sono molto concentrato per fare delle buone osservazioni e sinceramente non ho delle grosse aspettative; mi basta salutare per un’ultima volta l’Oceano Indiano prima di partire. Juma oggi ha portato due lenze e quando scopro che Tadji non ha mai pescato gli cedo volentieri la mia “nus” (lenza in comoriano) e dopo mezz’ora cattura il suo primo pesce. Dovreste vedere la gioia che letteralmente esplode sul suo volto mentre tira in barca la sua preda…

La mattinata continua con qualche altro pesce e nessun avvistamento, ma mi va bene cosi’, finche’ L’Oceano mi fa un altro regalo; un grosso branco di delfini dritto a prua. Ci avviciniamo mentre procedono lentamente, tanto che oltre alle foto riesco a registrare un mucchio di suoni e a fare un filmato subacqueo. Ed e’ in quel momento che vedendo che si muovono placidamente che ho un’ultima, malsana idea; metto la maschera e mi getto in acqua. Tadji non se la sente ed allora mi concedo una solitaria nuotata vicino ai delfini che qualche volta mi passano a pochi metri incuriositi finché se ne vanno lasciandomi solo a galleggiare per qualche minuto silenzioso nell’Oceano Indiano prima di risalire in barca e dire per l’ultima volta a Juma “à la maison”…

Al pomeriggio e’ il momento dei bagagli e comincia il tetris per ricavare due valige da 23 chili ed un bagaglio a mano da 10 chili e dopo vari tentativi  l’incastro riesce alla perfezione, ma mentre sto chiudendo le valige mi chiamano chiedendomi se ho gia’ trovato una macchina per l’aeroporto e quando rispondo di no mi dicono “Non so se riusciremo a trovarla” mi preoccupo, ma non poi tanto. Ho scoperto che qui in Africa c’e’ una soluzione per ogni cosa e vado a cena con un nuovo arrivato, uno studente belga, arrivato qui per la sua tesi sul vulcano Karthala, ed il desco viene condito da un gradevole dialogo. 

Quando torno scopro che la macchina e’ stata trovata e devo solo chiudere tutto per bene e cercare di dormire almeno qualche ora dato che domani mi attende una giornata molto dura. E’ in quel momento che arriva Artadji che mi porta un piccolo regalo e mi commuovo mentre lo abbraccio con forza. Mi stendo a letto e cerco di dormire mentre i ricordi nella mia mente sono un mare in burrasca…

Quante cose mi ha insegnato questa mia Africa ed un su tutte: quando tornero' cerchero' di non lamentarmi piu' di niente. Dei treni in ritardo, della pasta senza sale, del caldo, della gomma della bici bucata, della macchina rigata ne di molte altre cose dopo quello che vissuto qui; io ho l'acqua e l'elettricita' in casa a tutte le ore del giorno e della notte, vivo in una casa con le finestre e le porte, posso spostarmi con decine di mezzi di trasporto ogni giorno e posso comprarmi tutto quello che voglio da mangiare, io vivo gia' in un mondo che e' un paradiso in confronto all'Africa, che diritto ho di lamentarmi per delle cose cosi' inutili? Farlo sarebbe offessivo per le persone che non hanno niente e che purtroppo non potranno mai avere di piu' da questo mondo...

sabato 25 giugno 2011

Ultimo giro in giostra...

Una delle cose che ho capito e ho scoperto di questa terra, e’ che niente avviene mai per caso, che tutto ha una ragione, fatta di cerchi della vita che spesso da qui si aprono e si chiudono, in cui tutto gira, come nelle giostre. Io sto per ritornare in Italia, ma oggi mi sono preso del tempo per me e ho deciso di fare un ultimo giro in giostra…

Dopo aver sistemato le ultime possibili incombenze burocratiche io e Tadji abbiamo preso un autobus e ci siamo diretti a sud verso il nostro primo villaggio per cominciare i saluti delle persone che mi hanno accompagnato in questa mia piccola avventura. L’autobus e’ stipato come sempre, ma oramai non ci faccio piu nemmeno caso, anzi. Sono pigiato su un lato con il finestrino aperto; cosi’ posso fare foto e prendere aria fresca in una giornata di sole molto calda, senza nemmeno una nuvola in cielo.

Arriviamo, ed e’ subito festa. Rivedo la famiglia che ci ha ospitato i capretti che ho visto nascere, Capitan Satana, che si e’ tagliato completamente la barba e mi presenta un suo amico con cui va pescare. Reggetevi perche’ questo suo compare si chiama “Issa”, che e’ uno dei profeti dell’islam, ovvero il nostro Gesu; in pratica in un solo colpo mi trovo di fronte il diavolo e l’acqua santa…

Che calore incredibile sento, questo e’ proprio il grande cuore dell’Africa che ti scalda. Qui tutti mi salutano, ma non sono piu’ Muzungu,  o come dice Sabena, l’insegnante d’inglese “there is a crazy Muzungu in town!” (c’e’ un pazzo muzungu in citta’); io qui sono Marco ed e’ bellissimo sentirsi chiamare per nome. Mangiamo qualcosa all’ombra di un gran baobab e poi attendiamo che arrivi il nostro mezzo perche’ adesso andiamo a vedere il paese dei guguru: Bangua…

L’autobus ci lascia al crocevia e mentre facciamo la strada a piedi vedo dei bambini che tornano da scuola e che adesso non scappano quando mi vedono, e appena gli sorrido dicendo “Eje” (ciao) loro sorridono e mi rispondo “Gema” (ciao). Appena arriviamo al villaggio andiamo subito al porto dove i pescatori stanno tornando e immediatamente rivedo Capitan Washewo che mi corre incontro e mi abbraccia. Immediatamente i pescatori mi riconoscono e ci regalano dei pesci, ma il meglio arriva dopo, alla casa del governatore…

Il governatore della regione ci ha ospitato in casa sua durante la nostra permanenza al villaggio e appena arriviamo a casa sua ci accoglie con un poderoso “Salam Aleikum!” e cui rispondiamo in coro “Aleikum Salam!”. Ci corre incontro e ci fa immediatamente accomodare a tavola dove ha preparato della friapa fritta, e noi gli portiamo in dono i pesci che sono messi subito alla brace. Mi chiede come va la ricerca, quando parto, ma soprattutto mi dice una cosa bellissima e che non dimentichero’ tanto facilmente.

“Ricordati che adesso hai due famiglie, la tua famiglia muzungu, ma anche la tua famiglia comoriana; quando ritornerai sappi che avrai sempre una casa dove andare, basta che chiami in ogni momento, giorno e notte e noi ci saremo”. Resto letteralmente senza parole e vi giuro che mi sono commosso mentre me lo dice. Non credo di essere cosi’ speciale, forse lo e’ l’Africa e questo popolo, ma queste sono cose che toccano il cuore.

Ci salutiamo mentre sta tramontando il sole. Prendiamo una macchina ma prima ci salutiamo con un grandissimo abbraccio. Mentre stiamo tornando a casa, non parlo mai, ma fisso il paesaggio che scorre in macchina, un verde indistinto interrotto da qualche casa di lamiera.,senza emettere un fiato. Tutto quello che ho avuto oggi lo terro’ stretto per il futuro, perche’ oggi ho ricevuto una parte del cuore dell’Africa. Quando ci fermiamo di fronte alla residenza apro la portiera della macchina e ho come la sensazione di fine percorso al luna park; sveglia Marco, devi scendere dalla giostra, questa corsa africana per il momento e’ finita…

venerdì 24 giugno 2011

Silenzi Indiani...

Oggi devo andare a salutare una persona speciale. Mi sono avviato verso il suo negozio, ne ho varcato la soglia e dopo aver pronunciato “namascar”  il Mercante d Pietre mi ha accolto con un sorriso e mi ha invitato a prendere un caffe’ con lui.

Mentre sorseggiavo un caffe’ arabo, fortissimo, c’e’ stato solo silenzio nel negozio per alcuni minuti; un vuoto di parole fatto di sguardi dietro il fumo del caffe e qualche sorriso quasi che si volesse fermare il momento finche’ dopo una poderosa sorsata Sangi mi ha guardato e mi ha chiesto “Come va?”

Ho finito il mio caffe’ e poi ho risposto. Il dialogo e’ stato strano, bizzarro; pieno di sottintesi all’interno di frasi quasi di circostanza, senza grossa importanza, in cui si sentiva che c’era un qualche blocco dovuto all’emozione, in cui non sai proprio cosa dirti ed avverti che, alle volte, il silenzio vale piu’ di tutte le parole del mondo.

Dopo uno di questi prolungati silenzi ci siamo stretti la mano con vigore e mentre mi guardava mi ha detto “… e’ stato un piacere parlare con te” ed io gli ho risposto… “… per me e’ stato importante passare in India di tanto in tanto…”. Ci siamo sorrisi a vicenda e dopo un “namscar” per me molto intenso sono uscito dal negozio del Mercante di Pietre…

giovedì 23 giugno 2011

Sotto questo cielo...

Oggi mentre camminavo lungo il porto mi sono seduto su una panchina di pietra a guardare il blu intenso, pastello del cielo e il turchese dell’oceano. Non so cos accada alle volte alla nostra mente, ma adesso che il mio tempo in Africa sta arrivando al terminami guardo indietro per cercare di riordinare i ricordi.

Il problema e’ che non si presentano mai in ordine cronologico, ma li vedo sempre sparsi e confusi. Si materializzano nella mia mente (se uno legge questo passaggio sono pronto per essere internato…) mentre guardo una pietra lavica, ed ecco apparire il vulcano Karthala, un mattone e ripenso al primo villaggio dove abbiamo dormito, o al forato messo sotto al letto al posto della gamba sfondata…

Accade poi che il flusso e’ inarrestabile, senza nessun tipo di controllo. Tsaramaso, uno dei boss del progetto, mi ha detto che il mal d’Africa alle volte colpisce prima che tu te ne vada. Si manifesta quando capisci che stai per andartene e la terra, l’Africa, lo percepisce e te lo fa sentire…

Sono rimasto per circa un paio d’ore a fissare il sole che tramontava sull’oceano Indiano, guardando le nuvole e le onde. Poi quando l’astro del giorno si e’ immerso ho fatto un profondo respiro alzandomi e guardando l’oceano ho sussurrato “Ah… L’Africa…”

mercoledì 22 giugno 2011

Tempo fuori sesto...

Oggi e’stata una giornata di attese, in cui ho misurato il tempo africano. Qui alle Comore dovevo recuperare alcuni documenti. Li ho chiesti piu’ volte, ma tra le dimenticanze e continui ritardi delle varie amministrazioni mi sono trovato agli ultimi giorni a cercare di far quadrare e cose e mi sono reso conto di quanto sia difficile, se non impossibile…

La maggior parte degli europei e’ abituata ad un concetto di “tempo” fisso: arrivo al lavoro alle 08:00, riunione alle 09:00, pranzo alle 12:00 e via dicendo. La giornata lavorativa e’ spesso un susseguirsi d’orari, che consideriamo immobili e soprattutto non dilatabili. Negli ultimi giorni ho sempre dato come appuntamento per cominciare a lavorare le 8 del mattino e ogni volta le persone arrivavano tra le 8:30 e le 9:00. E’ durante il periodo di attesa che ho intuito uno dei motivi del perche’ l’africa sia rimasta indietro e proceda lentamente. Se in Europa il tempo e’ denaro, qui in Africa si e’ fermato l’orologio…

Noi siamo lanciati verso una folle corsa alla ricerca del benessere che alle volte si basa su cose futili ed effimere e misuriamo il tempo del mondo secondo il nostro ritmo. L’Africa e’ sempre in ritardo dal nostro punto di vista e dopo due mesi in questa terra ho assorbito (parzialmente) il “tempo” come concetto mobile, mutabile ma soprattutto dilatabile. Oggi mi sono guardato attorno mentre ero in mezzo alla piazza principale. Gli fricano corrono raramente, non si affannano, non sono stressati. Qui non ci sono tutti i bisogni essenziali, ma probabilmente vivono meglio di noi. Mi torna in mente una frase letta in un libro anni fa’ che diceva: “…ricorda, meno e’ piu’…”

Forse e’ questo il tempo giusto del mondo mentre il nostro sia oramai fuori sesto? Non saprei che risposta dare; quello che so e’ che stiamo cercando di aiutare questo continente usando il nostro ritmo e temo che potrebbe essere pericoloso perche’ rischia di stravolgere il suo essere l’Africa. Questa credo sia la grande sfida; sviluppo mantenendo salde le proprie radici, cambiare rimanendo se stessi…

martedì 21 giugno 2011

Cooperazione Internazionale...

Lavorando (lo so che molti stanno pensando che non faccio niente e che sono sempre in giro) in un paese povero come le Comore ho visto da vicino il lavoro della cooperazione internazionale. Decine d’associazioni non governative e governative brulicano per le isole con decine di diversi progetti di salvaguardia ambientale, lotta alla povertà e aiuto ai bambini. I funzionari delle organizzazioni governative (ONU, UNICEF, FAO, tanto per citarne qualcuna) vivono fuori città, o negli alberghi con standard europei al quartiere Ambassador.

Questo e’ il medesimo posto dove di solito mi reco per mangiare qualcosa di europeo, come un semplice insalata quando sento che per il mio intestino il cibo locale diventa difficile da digerire. Spesso ai tavoli vedo questi funzionari (non si possono chiamare volontari)  che discutono e con cui spesso scambio qualche parola.

Non che sia un gran chiacchierone, e poi il mio stentato francese non mi aiuta quindi resto sempre nei discorsi di circostanza: “le piogge tardano a terminare per via dei cambiamenti climatici”, “bisogna fare qualcosa per immagazzinare tutta la pioggia che cade” e discorsi simili. Sembra di essere ad una delle tante cene tra parenti in cui i discorsi che si fanno sono sempre gli stessi; “che grande ti sei fatto”, “quando ti sposi”, “mi ricordo di quando eri piccolo”. Le stesse domande a cui dai delle risposte monosillabiche o dei sorrisi di circostanza sapendo che spesso, se anche accenni ad una risposta piu’ articolata, non ti stanno nemmeno  sentire perche’ sta per arrivare un’altra domanda.

Spesso le persone che lavorano per le organizzazioni umanitarie governative, hanno stipendi molto elevati, e non provengono dalla miseria che cercano di eliminare da questo mondo e alle volte quelli che arrivano da paesi in difficoltà potrebbero averla dimenticata. Di recente ho conosciuto un funzionario che proviene da uno di questi paesi africani. Non voglio giudicare né lui né il suo lavoro, ma una volta ho visto un gesto che mi ha lasciato senza parole.

Spesso qui in Africa non puoi lavarti le mani e spesso gli europei girano con delle boccette di detergente cremoso per lavarsi le mani. Io l’ho usato all’inizio ma poco dopo ho cominciato a dimenticarmi di usarlo. Eravamo seduti al tavolo assieme per cena e stavamo discutendo del tempo atmosferico e di pesca quando arriva il cameriere con il pane. Io sto allungando una mano verso un pezzo e lui invece estrae un flacone di detergente e dopo averne usato una dose abbondante mi guarda come schifato mentre io prendo il pane con le mie mani sicuramente sporche. Ho fatto finta di niente...